Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Governo-Intesa, un patto sociale per salvaguardare i risparmiatori
Un’odissea, quella delle banche popolari venete, che assume sempre più i contorni di un gioco di ruolo dove però tra i buoni e i cattivi, perdono comunque i risparmiatori coinvolti. Certamente inadeguato ed esiguo l’esito dei sequestri, tutti comunque già impugnati, eseguiti soltanto a marzo sui beni della famiglia Zonin che rimarranno congelati fino a sentenza definitiva di condanna, se vi sarà; e cioè fino a quando, al netto della rivendica dei proprietari, andranno all’asta ed il ricavato sarà distribuito tra le parti civili che saranno riuscite a provare il loro credito risarcitorio. Ancor peggiore, se possibile, la sorte toccata ai risparmiatori di Veneto Banca che subiscono l’improvviso trasferimento del processo da Roma a Treviso, ormai concreto il pericolo prescrizione e l’ulteriore beffa del dissequestro per «carenza di motivazioni» dei 56 milioni di beni dell’ex cda, senza escludere inoltre, come è già successo con BpVi (conflitto Milano Vicenza), che il processo torni nuovamente a Roma. Intanto le 4000 parti civili già costituite hanno versato inutilmente allo Stato un milione e mezzo in marche da bollo per atti giudiziari. E questo mentre ancora, per entrambe le banche, si attende una decisione sulle istanze di insolvenza che se dichiarata - quasi certo per Bpvi - potrebbe consentire le azioni revocatorie fallimentari. Diversamente per Veneto Banca sembrano non sussistere i presupposti per la dichiarazione di insolvenza dato che il contestato mancato rimborso del prestito obbligazionario in scadenza il 21.6.2017 è giustificato dalla proroga disposta in quei giorni quando era anche previsto un versamento di 200 milioni dalla CEI (8 per mille) poi impedito dalla dichiarazione di dissesto da parte della BCE. Ormai evidente l’inefficacia dell’insinuazione al passivo, nessun utilità per i risparmiatori nemmeno dalla cessione crediti deteriorati a SGA spa oggi finalmente operativa: certamente buona notizia per lo Stato che solo dalla gestione degli NPL può sperare di rientrare (se e quando) del suo esborso ad Intesa, come buona notizia per tutti quelli che da giugno sono rimasti segnalati in Centrale Rischi della Banca d’Italia pur avendo magari i soldi per estinguere la loro esposizione senza però il soggetto a cui poter pagare. A favorire ulteriori illusioni alcuni recenti interventi giudiziali che profilano, a mio avviso in maniera non convincente, responsabilità risarcitorie di banca Intesa sull’equivoco che si tratti di cessione d’azienda, la cui ritenuta applicabilità dell’art. 2560 comma 2 cc. (cessionario-Intesa risponde debiti cedente che risultano dai libri contabili) si infrange nell’esonero di ogni accollo, tantomeno di rapporti controversi, espresso all’art. 3 DL99/2017, risultando inequivocabile la volontà di Intesa di acquisire soltanto determinate attività, passività e rapporti giuridici, prova ne è la retrocessione alla LCA a seguito di due diligence di oltre un miliardo di NPL.
In questa gioco dei ruoli tra i «buoni» e il «cattivoIntesa», sembra non volersi considerare l’effetto boomerang di un’affermazione di responsabilità risarcitorie in capo alla banca che comporterebbe la risoluzione del contratto di cessione, con inimmaginabili conseguenze anche per lo Stato (noi) che sarebbe certamente esposto a richieste risarcitorie da parte di Intesa la quale, va ricordato, ha messo a disposizione cento milioni di euro solo per i risparmiatori delle banche venete: tanto quanto l’obolo statale annunciato per tutte e sei le banche oggetto di intervento. Stando così le cose l’opportuna soluzione va individuata nell’ambito del mercato nel senso che il prossimo governo dovrebbe farsi promotore di un «patto sociale» con Banca Intesa, coinvolgendo i risparmiatori nella vita societaria della banca con l’offerta di warrant gratuiti o con sconti che possono essere previsti per legge al fine di poter acquisire azioni di Intesa riservate a loro. Ciò consentirebbe l’epilogo dignitoso di una vicenda che, al netto di false illusioni, si è chiusa l’anno scorso con il DL 99.