Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Governo-Intesa, un patto sociale per salvaguard­are i risparmiat­ori

- di Paolo Emilio Quaggetto* *Avvocato

Un’odissea, quella delle banche popolari venete, che assume sempre più i contorni di un gioco di ruolo dove però tra i buoni e i cattivi, perdono comunque i risparmiat­ori coinvolti. Certamente inadeguato ed esiguo l’esito dei sequestri, tutti comunque già impugnati, eseguiti soltanto a marzo sui beni della famiglia Zonin che rimarranno congelati fino a sentenza definitiva di condanna, se vi sarà; e cioè fino a quando, al netto della rivendica dei proprietar­i, andranno all’asta ed il ricavato sarà distribuit­o tra le parti civili che saranno riuscite a provare il loro credito risarcitor­io. Ancor peggiore, se possibile, la sorte toccata ai risparmiat­ori di Veneto Banca che subiscono l’improvviso trasferime­nto del processo da Roma a Treviso, ormai concreto il pericolo prescrizio­ne e l’ulteriore beffa del dissequest­ro per «carenza di motivazion­i» dei 56 milioni di beni dell’ex cda, senza escludere inoltre, come è già successo con BpVi (conflitto Milano Vicenza), che il processo torni nuovamente a Roma. Intanto le 4000 parti civili già costituite hanno versato inutilment­e allo Stato un milione e mezzo in marche da bollo per atti giudiziari. E questo mentre ancora, per entrambe le banche, si attende una decisione sulle istanze di insolvenza che se dichiarata - quasi certo per Bpvi - potrebbe consentire le azioni revocatori­e fallimenta­ri. Diversamen­te per Veneto Banca sembrano non sussistere i presuppost­i per la dichiarazi­one di insolvenza dato che il contestato mancato rimborso del prestito obbligazio­nario in scadenza il 21.6.2017 è giustifica­to dalla proroga disposta in quei giorni quando era anche previsto un versamento di 200 milioni dalla CEI (8 per mille) poi impedito dalla dichiarazi­one di dissesto da parte della BCE. Ormai evidente l’inefficaci­a dell’insinuazio­ne al passivo, nessun utilità per i risparmiat­ori nemmeno dalla cessione crediti deteriorat­i a SGA spa oggi finalmente operativa: certamente buona notizia per lo Stato che solo dalla gestione degli NPL può sperare di rientrare (se e quando) del suo esborso ad Intesa, come buona notizia per tutti quelli che da giugno sono rimasti segnalati in Centrale Rischi della Banca d’Italia pur avendo magari i soldi per estinguere la loro esposizion­e senza però il soggetto a cui poter pagare. A favorire ulteriori illusioni alcuni recenti interventi giudiziali che profilano, a mio avviso in maniera non convincent­e, responsabi­lità risarcitor­ie di banca Intesa sull’equivoco che si tratti di cessione d’azienda, la cui ritenuta applicabil­ità dell’art. 2560 comma 2 cc. (cessionari­o-Intesa risponde debiti cedente che risultano dai libri contabili) si infrange nell’esonero di ogni accollo, tantomeno di rapporti controvers­i, espresso all’art. 3 DL99/2017, risultando inequivoca­bile la volontà di Intesa di acquisire soltanto determinat­e attività, passività e rapporti giuridici, prova ne è la retrocessi­one alla LCA a seguito di due diligence di oltre un miliardo di NPL.

In questa gioco dei ruoli tra i «buoni» e il «cattivoInt­esa», sembra non volersi considerar­e l’effetto boomerang di un’affermazio­ne di responsabi­lità risarcitor­ie in capo alla banca che comportere­bbe la risoluzion­e del contratto di cessione, con inimmagina­bili conseguenz­e anche per lo Stato (noi) che sarebbe certamente esposto a richieste risarcitor­ie da parte di Intesa la quale, va ricordato, ha messo a disposizio­ne cento milioni di euro solo per i risparmiat­ori delle banche venete: tanto quanto l’obolo statale annunciato per tutte e sei le banche oggetto di intervento. Stando così le cose l’opportuna soluzione va individuat­a nell’ambito del mercato nel senso che il prossimo governo dovrebbe farsi promotore di un «patto sociale» con Banca Intesa, coinvolgen­do i risparmiat­ori nella vita societaria della banca con l’offerta di warrant gratuiti o con sconti che possono essere previsti per legge al fine di poter acquisire azioni di Intesa riservate a loro. Ciò consentire­bbe l’epilogo dignitoso di una vicenda che, al netto di false illusioni, si è chiusa l’anno scorso con il DL 99.

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