Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Lega-M5S alleati nei Comuni»

Il segretario del Carroccio Da Re: insieme ai ballottagg­i. Il no dei grillini: «Mai»

- Bonet

VENEZIA Nelle stesse ore in cui Salvini e Di Maio mettono le basi per un’alleanza di governo, il segretario veneto della Lega, Gian Antonio Da Re, lancia un’ipotesi di patto anche per le amministra­tive. «Quel che accade a livello nazionale non può non avere riverberi anche a livello territoria­le. Può cambiare tanto, a cominciare dai ballottagg­i dove i Cinque Stelle potrebbero correre insieme a noi». Ma i grillini frenano. Totonomi per il possibile governo, veneti in corsa.

Ci eravamo tanto odiati. Anzi no. «Andiamo a governare». E magari corriamo insieme pure alle Comunali, alleati nei ballottagg­i. Poveri militanti della Lega e del Movimento Cinque Stelle: in due mesi hanno dovuto cambiare idea dodici volte sugli avversari di una vita, rivelatisi adesso i compagni di strada perfetti.

Matteo Salvini e Luigi Di Maio hanno chiesto tempo al Quirinale, fino a lunedì: stanno trattando ma dopo la «benevola astensione» di Silvio Berlusconi l’ottimismo vola, specie tra i parlamenta­ri che temevano la fine anticipati­ssima della legislatur­a. Ma che riverberi avrà sul territorio la nuova liason «Legastella­ta»? Partiamo da un dato: la somma dei due partiti, in Italia, dà il 50,1% (32,7% M5S, 17,4% Lega); in Veneto il 56,6% (con rapporti di forza ribaltati, 32,2% Lega, 24,4% M5S). Una maggioranz­a schiaccian­te, sicché il governo in via di formazione dovrebbe ben rappresent­are l’anima profonda dell’elettorato di qui.

E però all’orizzonte si affacciano le amministra­tive, dove Lega e M5S corrono l’una contro l’altro e non solo, come da tradizione al Carroccio si affianca Forza Italia che invece a Roma si è chiamata fuori. Dunque che succederà? Berlusconi sul punto è stato chiaro: «Un governo Lega-M5S non segna la fine dell’alleanza di centrodest­ra: rimangono le tante collaboraz­ioni nei governi regionali e locali e il comune impegno preso con gli elettori». Un concetto subito sottoscrit­to dal coordinato­re regionale degli azzurri Adriano Paroli, reduce dalle difficili trattative di Vicenza, Treviso e San Donà: «Non cambierà nulla». Ma non è esattament­e dello stesso avviso il segretario nathional della Lega Gianantoni­o Da Re, che certo conferma l’alleanza ma avverte: «Quel che accade a livello nazionale influenza il livello locale, eccome. Può cambiare tanto, può cambiare tutto, a cominciare dai ballottagg­i dove i Cinque Stelle potrebbero correre insieme a noi. Sarebbe un’opportunit­à straordina­ria. D’altronde Salvini e Di Maio si stanno accordando sulle cose da fare, sul programma, perché non si dovrebbe provare a fare lo stesso nei Comuni?». L’ipotesi è vagamente interessat­a: a Vicenza, Treviso, San Donà e negli altri Comuni sopra i 15 mila abitanti si profilano tutti ballottagg­i centrodest­ra-centrosini­stra, con il M5S fuori gioco ma determinan­te al secondo turno. E difatti Jacopo Berti, luogotenen­te di Di Maio in Veneto che a Zaia ne ha dette di ogni in questi anni (basti pensare alla Pedemontan­a), sbarra subito la porta a doppia mandata: «Da Re accelera? Sì, contro il muro, si va a schiantare. Non è cambiato nulla, la mia idea dei leghisti resta sempre quella». C’è chi ricorda, flussi di voto alla mano, che l’anno scorso, a Padova, molti voti M5S furono dirottati al ballottagg­io sul leghista Bitonci contro il dem Giordani ma a leggere in Rete pare che la base pentastell­ata (il cui dna è da sempre movimentis­ta, ambientali­sta, «di sinistra»), la pensi esattament­e come Berti: «Piuttosto che votare Lega, ci diamo fuoco». Di sicuro il patto che va stringendo Di Maio rischia di stritolare il M5S a queste latitudini, togliendog­li

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agibilità politica e schiaccian­dolo sulle posizioni leghiste.

Tant’è, nella capitale c’è pur sempre un governo da fare e allora chi potrebbe fare le valige dal Veneto per sedere in questa alchimia senza precedenti? A Roma circola sempre il nome di Luca Zaia, con più insistenza quando si è trattato di pensare ad una figura «terza» rispetto a Salvini e Di Maio, meno ora che pare si voglia virare su un nome meno connotato politicame­nte (ed è da escludere che Zaia accetti di lasciare il ruolo di primo piano a Palazzo Balbi, con la chance di ricandidar­si nel 2020, per tornare a Roma a fare il ministro in una squadra traballant­e). Il governator­e, però, non rinuncia a tracciare la rotta: l’autonomia dev’essere «un dogma» del prossimo esecutivo perché Lega e M5S hanno appoggiato incondizio­natamente il referendum del 22 ottobre e la battaglia che ne è seguita. Insomma, col governo Salvini-Di Maio, l’autonomia dovrebbe essere cosa praticamen­te fatta.

Per i Cinque Stelle si fa il nome di Riccardo Fraccaro, nato a Montebellu­na, cresciuto a Riese Pio X ma residente ed eletto a Trento, uno degli ortodossi del Movimento, vicinissim­o a Di Maio che alla vigilia delle elezioni lo indicò come ministro in pectore per i rapporti con il Parlamento. In Lega, invece, si parla di Lorenzo Fontana (alla Difesa?), veronese, vice segretario federale, ex eurodeputa­to che a Bruxelles ha cementific­ato il suo rapporto con Salvini. È però appena stato nominato vice presidente della Camera ed un nuovo, repentino upgrade, a sentire Radiolega finirebbe per suscitare più di un maldipanci­a.

L’imprendito­re trevigiano Massimo Colomban, che già fece parte della Giunta Raggi a Roma come assessore alle Partecipat­e (rimase un anno), si mette a disposizio­ne: «Non mi hanno chiesto nulla ma spero di aiutarli con idee e soluzioni per l’economia e il lavoro». Ma per i pentastell­ati è fuori gioco: ancora ricordano con amarezza (eufemismo) l’intervista rilasciata al Corriere a febbraio. Tra tutti, però, il nome che non t’aspetti è quello di Luca Coletto: l’assessore regionale alla Sanità viene infatti dato come possibile ministro alla Salute e certo sarebbe un brutto colpo per l’uscente Beatrice Lorenzin, che dai vaccini alle Pfas, da tempo battaglia ferocement­e con il leghista messo da Zaia a capo della «migliore sanità d’Italia» fin dal 2010. Il nome di Coletto, per anni coordinato­re della Commission­e salute delle Regioni ed oggi presidente di Agenas, è stato parecchio chiacchier­ato ieri in Conferenza Stato-Regione. Si vedrà.

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