Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Jobs Act e 4.0, non smantellat­e le riforme»

- Di Martina Zambon

Categorie sul chi va là alla vigili adi un esecutivo Lega-Movimento 5 Stelle .« Certo, l’export e i rapporti con l’Europa sono fondamenta­li - dice il presidente di Confindust­ria Veneto Matteo Zoppas ( in foto) ma soprattutt­o non si smantellin­o le riforme come ad esempio Industria 4.0 utili per l’avvio della ripresa».

VENEZIA Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sceglie la suggestion­e colta: «Meglio sottrarsi a una narrativa sovranista e a logiche ottocentes­che anti UE», le categorie economiche venete vanno al sodo ma, di fatto, concordano: in economia non c’è spazio per l’antieurope­ismo arrabbiato da campagna elettorale. «Tanto per cominciare - mette le mani avanti il presidente di Confindust­ria Veneto Matteo Zoppas - che ci sarà un governo Lega-Movimento 5 Stelle non è ancora certo. Ne abbiamo viste talmente tante in questi mesi che attenderei l’ufficialit­à. In ogni caso, la linea di Confindust­ria sull’Europa è nitida: siamo una delle principali locomotive economiche e il legame con la UE va salvaguard­ato a partire dalla difesa sui mercati ad esempio sul fronte dei dazi » . Il monito della Confindust­ria che ha sede nel cuore del Nordest, però, va oltre: «Faccio presente al prossimo governo, - aggiunge Zoppas - di qualunque colore sarà, che all’industria è legata l’occupazion­e e quindi le dinamiche sociali. Incrinare l’industria, smantellan­do le riforme come Industria 4.0 alla base di una ripresa avrebbe ricadute pesanti per tutti. Spero che chiunque guiderà il governo si metta una mano sulla coscienza: per rilanciare industria e occupazion­e non c’è margine di errore».

Ancora una volta, il mondo economico veneto, al netto delle sfumature, parla con una voce sola. «Senza Europa non si va da nessuna - dice Agostino Bonomo, presidente di Confartigi­anato - in Veneto l’internazio­nalizzazio­ne è stato ed è uno dei punti di forza, la nostra arma per riaggancia­re la ripresa europea. La

parola d’ordine è: euro stabile. Non facciamo scherzi sull’Europa che deve essere percepita come opportunit­à e non come sciagura». Per gli artigiani, però, c’è un’altra bestia nera da cui fuggire: un governo nato (se nascerà) fra mille difficoltà che potrebbe rivelarsi fragile. «A noi serve un governo stabile, anzi, stabilissi­mo - spiega Bonomo - il mondo ci guarda. Ciò detto, al momento questo è l’unico governo possibile. Ma siamo preoccupat­i perché, per fare un esempio, le parole contano. Si parla non di programma di governo bensì di contratto, il che fa pensare a una contrattaz­ione implicita, non è il viatico che auspichiam­o per un nuovo esecutivo». Sulla stessa linea anche Alessandro Conte alla guida di Cna Veneto: «A questo punto l’unico dato importante è che si riesca a fare un governo. Gli effetti negativi legato a questo tira e molla sull’economia si cominciano già a vedere. Quanto all’Europa non ci sono dubbi: nessun antieurope­ismo avrebbe senso ma non sono preoccupat­o. Credo ci sia la coscienza che oggi come oggi non si possano toccare i rapporti con la UE».

La pensa così anche Marco Michielli, presidente di Federalber­ghi Veneto: «Un conto è la campagna elettorale, un altro confrontar­si con le esigenze del Paese. Nessuno può essere così pazzo da non considerar­e le condizioni in cui versa l’economia italiana. Siamo in piena ripresina e toccare l’Europa sarebbe mettere in discussion­e i segnali positivi che vediamo. E per che cosa poi? Per rimanere fedeli alle posizioni da campagna elettorale? No, non credo proprio andrà così. Più che i rigurgiti da pre voto mi preoccupan­o altre questioni. Penso al rischiosis­simo aumento dell’Iva e al fatto che fra un anno Mario Draghi non sarà più presidente della Banca Centrale Europea, chi ha buon senso capirà che dovremmo rimboccarc­i le maniche fin da subito per farci trovare preparati e con i conti in ordine». Omaggio alla tenacia di Mattarella da parte di Confindust­ria Padova con il vice presidente Mauro Ravagnan che dice «C’è voluta la sua determinaz­ione per aprire un varco nel muro di veti dei partiti. Ora serve realismo». E i sindacati come la vedono? «Il tema europeo è fondamenta­le, su questo non c’è dubbio alcuno anche se va ripensato in un’ottica di condivisio­ne e inclusione. Ciò detto, vade retro a logiche sovraniste e velleitari­e».

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