Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Maniero: il mio tesoro? Investito in fondi prudenti

Mestre, l’ex boss teste contro il broker Brotini rivela: «Soldi in Svizzera, in ogni valigia un miliardo di lire»

- Alberto Zorzi

MESTRE L’ex boss Maniero ha testimonia­to in aula contro il broker sul suo tesoro.

MESTRE «Ammetto che sono un grande ignorante di queste cose. Era Brotini a decidere in quali hedge fund mettere i soldi: io nemmeno sapevo cos’erano, mentre lui e Riccardo ne parlavano sempre». E lei non gli ha mai dato qualche indicazion­e sulle modalità di investimen­to? «Forse di non rischiare in azioni, che vanno su e giù». Risparmiat­ore prudente, Felice Maniero. Forse perché – come ha ricordato ieri in aula, testimone nel processo al broker toscano Michele Brotini, accusato di riciclaggi­o con l’aggravante mafiosa per aver gestito una parte del «tesoro» dell’ex boss insieme al cognato odontoiatr­a Riccardo Di Cicco – gli inizi erano stati ben diversi, decisament­e più rurali. «A Riccardo diedi i primi 50 milioni quando mi venne a trovare con Noretta in Spagna, a Torre Marinos, dove ero latitante nel 1982 - ha raccontato - Mi disse che servivano per avviare lo studio da odontoiatr­a, ma a quell’epoca per me 50 milioni non erano niente e quello era il futuro marito di mia sorella». Poi però il cognato punta in alto: «Un giorno mia madre, in un colloquio in carcere a metà anni Ottanta, mi disse che aveva proposto di investire i soldi di droga e rapine in fondi d’investimen­to, piuttosto che lasciarli sotto terra», ha raccontato «Faccia d’angelo». E non era una metafora. «Mio cugino Giulio portava i soldi a Campolongo Maggiore a mia madre, che poi li consegnava a Riccardo - ha proseguito - Non so dove li tenesse, ma sicurament­e sotto terra».

Nelle oltre tre ore di testimonia­nza, interrogat­o prima dal pm antimafia Paola Tonini, poi dai difensori di Brotini, Maniero ha raccontato come si sia poi passati a un portafogli­o titoli da grande investitor­e. Prima in Italia, dove secondo il suo racconto, negli anni Ottanta affidò oltre 21 miliardi di lire a Di Cicco, marito di sua sorella Noretta, di cui però si sono perse le tracce (tanto che l’uomo, condannato un mese fa a 4 anni e 10 mesi in abbreviato, su questo è stato assolto): «Mi parlò di fondi profession­ali e di obbligazio­ni, investimen­ti leciti», ha spiegato, anche se sembrano spariti nel nulla. «Non aveva paura di essere fregato?», gli chiede la difesa. «All’epoca chiunque mi avesse rubato dei soldi avrebbe fatto una brutta fine», la secca replica. Poi, ed è l’oggetto del processo, c’è la seconda tranche a metà anni Novanta, quando entra in campo Brotini. «Ero detenuto a Milano e a fine 1994 mia madre mi disse che Riccardo aveva questo Michele che poteva portare i soldi in Svizzera», ha proseguito «Felicetto». Maniero ha raccontato di aver dato 11 miliardi di lire. «Mia madre si è accordata con Giuliano Matterazzo, che li ha portati a Riccardo in 3 o 4 viaggi in auto», ha raccontato, scatenando gli avvocati Marco Rocchi e Giuseppe Carugno. «Ma lei sa quanto occupa un miliardo?», gli hanno chiesto. «Una valigia grande», ha replicato. «E che macchina avevano?». «Non lo so».

Da lì i soldi partono verso la Svizzera e, oltre alla confession­e di Di Cicco (solo sugli 11 miliardi) sono state trovate le tracce del conto Monastero, aperto presso una filiale della Deutsch Bank. «Brotini mi faceva vedere i prospetti ogni tanto. Io li stracciavo, ma non è andata bene - ha spiegato - Nel 1998 ho perso il 30 per cento, nel 2008 altri 150 mila euro e mi dissero che era colpa di Madoff, quello che ha imbrogliat­o mezzo mondo. A Michele e Riccardo davo 100 milioni di lire l’anno per la gestione, l’1 per cento». Spunta perfino un conto a Montecarlo: «Mi ero stufato di loro - ha detto Maniero - Riccardo disse che era un trasferime­nto a rischio e me lo sconsigliò. Poi lo aprii a nome della mia compagna e ci misi dentro 4 milioni. E’ stato chiuso».

Negli anni Maniero inizia a chiedere i soldi indietro. «Lui mi dava 100 o 200 mila euro alla volta - ha spiegato - Alla fine quelli della Svizzera li ho avuti indietro tutti, tolti quelli persi ovviamente». Ma i 21 miliardi «italiani» non saltano fuori. «Mi diceva di aspettare, che erano bloccati - ha continuato Maniero - poi però si è negato e allora ho deciso di denunciarl­o». L’ennesimo pentimento, nato con una telefonata in procura il 26 febbraio 2016 e i primi verbali pochi giorni dopo in Dda. Un anno dopo Di Cicco e Brotini sono stati arrestati.

La tesi della difesa di Brotini è però ben diversa. I legali sostengono che il broker al massimo abbia messo in contatto Di Cicco, che ora cerca di scaricare le colpe sul consulente, e altri intermedia­ri, che poi gestivano di fatto i soldi. Anche se poi lo stesso Giuseppe Pastore, uno dei fedelissim­i di Maniero, ha raccontato ieri che già negli anni Ottanta il boss era andato in prima persona in Svizzera a portare i soldi. «A cosa gli serviva dunque Brotini?», si chiedono. «I 21 miliardi? Non esistono», dice l’avvocato Rocchi. La loro ipotesi è che in realtà «Felicetto», che quei soldi li avrebbe messi chissà dove, abbia voluto lanciare un messaggio ai suoi sodali: «I miei-nostri soldi? Me li ha rubati il cognato». Ma questa è un’altra storia.

 ??  ??
 ??  ?? Niente foto La sedia della località segreta da cui ha parlato ieri in aula bunker Felice Maniero. L’ex boss si è seduto poco dopo, ma ha chiesto di non essere fotografat­o (Errebi)
Niente foto La sedia della località segreta da cui ha parlato ieri in aula bunker Felice Maniero. L’ex boss si è seduto poco dopo, ma ha chiesto di non essere fotografat­o (Errebi)

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy