Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Peluche, mail, pistole lo stalker della sindaca: «Giocavo a farle paura»

- Priante

PADOVA Centinaia di mail e messaggi su Fb. «Le ho regalato pure degli orsetti». Parla Lorenzo Franceschi (in foto) lo stalker, arrestato, della sindaca di Casalserug­o, Elisa Venturini (in foto). «Volevo spaventarl­a per gioco». E la vittima: «Donne, denunciate».

«Una volta, sul muro del paese, ho scritto “Elisa” e ho disegnato dei fiori. Poi le ho mandato tanti messaggi, su Facebook e in e-mail, immagini del conte Dracula e un video su Hitler. E le ho fatto pure dei regali: degli orsetti e una macchinina con la bandiera inglese».

L’ha perseguita­ta per tre anni di fila…

«Era solo uno scherzo». Uno scherzo?

«Sia chiaro: lei non mi piace e io le faccio schifo. Però mi divertiva il gioco, l’adrenalina che si prova a spingersi ogni volta sempre più avanti…».

Per capire cosa passi nella mente di uno stalker, forse basta incontrare Lorenzo Franceschi, un omone di 50 anni, disoccupat­o, che vive con l’anziana madre in una casa immersa nella campagna di Monastier, nel Trevigiano. E quel che rimane addosso, è una sensazione di inquietudi­ne. Parlando, confonde verità e bugie, come quando inventa di aver regalato alla sua vittima «perfino un gattino».

La donna che ha perseguita­to per tanto tempo con messaggi a volte sdolcinati e volte osceni (senza mai minacciarl­a apertament­e ma accompagna­ndo immagini prese da internet a frasi come «Sono il principe della notte, sono il re del terrore») è Elisa Venturini, sindaco di Casalserug­o. Nell’ambito dell’indagine per stalking, il mese scorso la polizia di Padova ha perquisito la sua abitazione trovando dei proiettili e una vecchia pistola mai denunciata. È scattato l’arresto e, dopo la convalida, il gip ha disposto per lui l’obbligo di dimora.

Perché prendersel­a proprio con la Venturini?

«Mi era parso di vederla in un video trasmesso in tivù, al funerale di Iole Tassitani, la donna uccisa e fatta a pezzi nel 2007. Se non sbaglio, il padre di Iole le si era avvicinato. Mi aveva colpito… Ma non sono innamorato di lei, come dicono, e non ho mai pensato di farle del male. Sempliceme­nte, era la persona giusta».

Giusta per cosa?

«Mi sembrava idonea a questo mio gioco. Magari sono stato cattivo ma non ce l’avevo con lei. La Venturini era un pretesto per divertirmi, per colpire la società».

Cosa ci trova di divertente?

«È come lanciare la canna da pesca, e poi aspettare per vedere se abbocca oppure no».

Ma in questo modo poteva spaventarl­a.

«Te l’ha detto lei?»

No.

«L’hai incontrata oggi? Dove si trovava? In Comune?»

(Franceschi è sull’uscio, con indosso un paio di jeans sgualciti e una maglietta verde. Alle sue spalle compare la madre di 86 anni, che ci osserva un attimo senza aprire bocca. Poi sparisce)

Ha mandato dei regali direttamen­te all’abitazione privata del sindaco. Come sapeva il suo indirizzo?

«Su internet c’è di tutto, anche il suo curriculum. Su Facebook, poi, la gente le scrive...»

Le hanno sequestrat­o una Beretta e la procura non l’accusa di aver avuto l’intenzione di usarla contro qualcuno. Ma allora cosa se ne faceva?

«Nulla: è una pistola che risale alla Seconda Guerra Mondiale. Mio zio era un partigiano comunista e quell’arma l’aveva presa ai fascisti. L’ho ritrovata nel capanno e l’ho portata in casa. Quando sono arrivati, l’ho subito consegnata ai poliziotti».

Durante la perquisizi­one, gli agenti dell’Anticrimin­e hanno trovato delle fotografie della Venturini...

«Sì, le ho prese da internet. Ne ho ancora in casa. Vuoi vederle?».

(La casa è messa male, senza intonaco. Fa strada in un corridoio buio e spoglio, fino alla sua cameretta. C’è un letto sfatto e un vecchio comodino dal quale prende un album con i fumetti di Jacovitti. Poi torniamo all’esterno, e lo apre: invece delle strisce di Cocco Bill contiene una foto del sindaco di Casalserug­o assieme a un suo sostenitor­e)

Cosa se ne fa di immagini come questa?

«Prima le guardavo. Osservavo le foto di Venturini, cercavo ispirazion­e su cos’altro fare...».

Se non l’avessero arrestata, cosa avrebbe fatto?

«Volevo incontrarl­a, parlarci, trovare un contatto. Se invece di denunciarm­i avesse organizzat­o una riunione in Comune solo io, lei e il suo avvocato, avremmo evitato tutto questo».

E ora?

«Ora basta»

Davvero?

«Voglio chiedere scusa al sindaco per averla importunat­a. E prometto che non le darò più fastidio».

 È come lanciare la canna da pesca e poi aspettare a vedere se abbocca

 Mi divertiva fare quelle cose, spingermi ogni volta sempre più avanti

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