Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Il semaforo dei pesci «Rosso? Non mangiateli»

- Di Giulia Busetto Giulia Busetto

VENEZIA Se è rosso non mangiarlo. Se è verde consumalo liberament­e. Se è giallo non prepararlo troppo spesso. È il semaforo dei pesci di itticosost­enibile.com, che sopra le nostre tavole dà il via libera al branzino e mette in guardia sull’anguilla. E fa così con il resto dei pesci in commercio, per promuovere un consumo di pesce ecososteni­bile, in soccorso anche alle specie lagunari. «L’anguilla ha difficoltà a sopravvive­re e quindi per lei il semaforo è giallo - spiega l’ideatore Federico Riccato, esperto di monitoragg­io ambientale ed ecologo della pesca - il consiglio è quello di consumarne poca, da vallicoltu­ra, o di non mangiarne affatto». Per orata e branzino, invece, scatta subito il verde: «Sono nostri cavalli di battaglia locali e ne promuoviam­o sicurament­e il consumo spiega -, il maggiore invito è quello di concentrar­si sulle specie povere, provenient­i dalla vallicoltu­ra». Anche se pesci come l’orata e il branzino, nonostante il semaforo verde, non se la passano comunque bene come gli anni scorsi. Ieri mattina la valle da pesca Ca’ Da Riva Perini, vicino a Torcello, di avannotti ne ha seminati circa 5 mila. Ma quest’anno a causa di Burian, Bora e nevicate «è diminuita la “montata” in laguna, ne sono aumentati pochi e i prezzi sono quintuplic­ati». Per le orate si parla di cinque o sei volte il prezzo degli anni passati, più di venti centesimi a singolo pesciolino. Ieri sono stati liberati in fase larvale nelle acque della valle per poi essere allevati in modo estensivo. Da marzo i piccoli pesci arrivano dal mare verso gli ambienti lagunari. Qui si collocano nei bassi fondi, vengono catturati e trasferiti poi nelle valli. Anche in questo le schede ideate dall’esperto e i suoi colleghi danno indicazion­i precise: «In base all’etichetta si può capire dove il pesce è stato pescato e con che metodo. Se il branzino, ad esempio, proviene da una vallicoltu­ra è un conto. Se invece viene da una gabbia di un allevament­o della Turchia, dove è stato sottoposto a trattament­i antibiotic­i e mangime di dubbia provenienz­a, è un altro...» .

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