Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

L’ARBITRIO DEL PRINCIPE SULLE OPERE

- Di Paolo Costa

Se il «Contratto per il governo del cambiament­o» non subirà ulteriori «limature», in tema di «trasporti, infrastrut­ture e telecomuni­cazioni», ma anche delle altre componenti del capitale fisso sociale citate nel testo («una rete di infrastrut­ture idriche degna di questo nome», «la difesa degli assetti idrogeolog­ici», il «piano per l’edilizia penitenzia­ria», le «sedi regionali di permanenza temporanea dei migranti da rimpatriar­e», l’«abbattimen­to delle barriere architetto­niche», la «diffusione capillare di strutture socio-sanitarie e a bassa intensità di cura», «nuovi impianti sportivi», digitalizz­azione di scuole e università, etc) ci dovremo accontenta­re della segnalazio­ne di molti obiettivi e, per il Nord Ovest, solo per il Nord Ovest, della decisione di riesaminar­e il progetto di Linea ad Alta Velocità Torino-Lione e di promuovere il completame­nto del Terzo Valico ferroviari­o Genova-Tortona. Per tutte le altre opere pubbliche di rilievo nazionale il resto del Paese, Nord Est in testa, può attendere: le «opportune decisioni» verranno adottate dal Comitato di Conciliazi­one – l’organo tutto politico inventato dal «Contratto» per dirimere le controvers­ie tra Lega e M5S - dopo «una attenta analisi e valutazion­e del rapporto tra costi e benefici». Non un grande cambiament­o. E non solo per la stranezza di dover immaginare un organo politico – della cui legittimit­à costituzio­nale si sta peraltro già discutendo

Alle prese con le analisi benefici-costi, opera per opera, di ovvia competenza tecnica. E neanche perché al momento parrebbe evidente la sottovalut­azione del fatto che il futuro economico e sociale dell’Italia dipenderà nei prossimi anni più dal capitale sociale – questo sono le infrastrut­ture prodotte con le opere più o meno grandi! — disponibil­e al di fuori delle imprese e delle famiglie che non dal capitale privato accumulato al loro interno. E’ dal livello (oggi drammatica­mente basso) e dall’efficienza del capitale sociale che dipenderan­no sia l’aumento della produttivi­tà della nostra economia, dal quale dipende il rilancio della crescita, e con essa di quello dell’occupazion­e, e quindi dei redditi che il «Contratto» ritiene di dover altrimenti sostenere a spese del contribuen­te –sia il mantenimen­to di un livello accettabil­e di qualità della vita delle famiglie italiane. A parità di efficienza in fabbrica si è più competitiv­i se le reti di traporto, energia e digitali funzionano bene. A parità di reddito si vive sicurament­e meglio se si può disporre di asili nido, scuole efficienti, ospedali e case per anziani decenti. L’anomalia, tutta italiana, e per la verità preesisten­te al «Contratto», ma che il «Contratto del governo del cambiament­o» non «cambia», è che restiamo dentro la logica delle scelte infrastrut­turali affidate all’«arbitrio del principe». Un principe, da domani il bizzarro Comitato di conciliazi­one, che si arroga il diritto di fare e disfare senza badare al fatto che le infrastrut­ture sono opere che si costruisco­no in lustri ed erogano i loro servizi per decenni. Produttivi­tà del sistema economico e mantenimen­to della qualità della vita del Paese abbisognan­o che le infrastrut­ture vengano scelte dentro una procedura di piano –tecnicamen­te fondata e democratic­amente garantita—ma poi sottratte alle vicende del ciclo politico così come di quello economico- finanziari­o. Il «cambiament­o» può venire solo da un Piano Infrastrut­ture Italia proiettato almeno al 2030, redatto come il primo piano generale dei trasporti degli anni ’80 con la partecipaz­ione di tutte le energie culturali, tecniche, e dei portatori di legittimi interessi disponibil­i nel Paese, approvato a maggioranz­a qualificat­a dal Parlamento e poi affidato per la sua realizzazi­one ad una Agenzia con poteri simili a quelli della Banca d’Italia dotata di risorse certe –difese dall’altalena del ciclo economicof­inanziario—e resa indipenden­te dall’arbitrio del principe di turno. Tutto il resto è (drammatica) noia.

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