Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Lega-Cinque Stelle governo al via, ma guerra in Veneto

Litigano, si accusano. Anche alle Comunali

- Marco Bonet

VENEZIA «Pagliacci». L’attacco rivolto ai 5 Stelle in Consiglio dal capogruppo del Carroccio, Finco, sintetizza lo scontro in Veneto tra Lega e M5S, nelle stesse ore in cui il candidato premier Conte sta per formare il governo. A Treviso il candidato grillino alle comunali dice: liberi tutti. Berti: la Lega in Veneto è un sistema di potere.

VENEZIA A Roma decolla il governo Salvini-Di Maio pilotato dal professor Giuseppe Conte ma in Veneto precipitan­o i buoni propositi di convivenza tra la Lega e il Movimento Cinque Stelle, che proprio non riescono a non suonarsele di santa ragione.

Nei giorni scorsi era stato il governator­e Luca Zaia ad ammettere: «Qui non cambierà nulla, noi restiamo in maggioranz­a e loro all’opposizion­e, come hanno deciso gli elettori». E subito i pentastell­ati hanno voluto rafforzarl­o nelle sue convinzion­i, inscenando in consiglio regionale una dura protesta nei suoi confronti, innalzando cartelli con la sua foto e il logo di «Chi l’ha visto?», accusandol­o di essere l’ispiratore di una «porcata» e di aver fatto approvare dall’aula una «legge Win For Life per garantire alla Lega poltrone, stipendi e potere». Accuse a cui il capogruppo del Carroccio, Nicola Finco, ha replicato sobriament­e: «Siete dei pagliacci, dove governate fate disastri». E stanno per governare l’Italia insieme.

Quanto può durare questo doppio registro alla «Red e Toby nemiciamic­i»? Il Carroccio, va detto, ci aveva provato col segretario nathional Gianantoni­o Da Re, che in chiave anti-Pd (o anti-Forza Italia?) aveva prefigurat­o possibili accordi con il M5S ai ballottagg­i del 24 giugno nei Comuni. Ma i Cinque Stelle sono inamovibil­i e giusto ieri il loro candidato sindaco a Treviso, Domenico Losappio, ha avvertito chiaro e tondo: «Non ci sarà alcun patto col candidato della Lega Mario Conte, siamo distanti. Al secondo turno, liberi tutti». Lo stesso accadrà negli altri municipi al voto e se si guarda alla storia recente delle elezioni a queste latitudini, è facile che i voti in libera uscita dal Movimento finiscano agli alfieri del centrosini­stra più che a quelli del centrodest­ra (forse ci sarebbero finiti comunque, anche con indicazion­i dall’alto, conoscendo la composizio­ne movimentis­ta, ambientali­sta, “di sinistra” della base).

Spiega Jacopo Berti, capogruppo del M5S in Regione che in settimana scenderà a Roma per incontrare Luigi Di Maio (di cui coordinò la campagna elettorale in Veneto): «Sono un soldato e faccio quel che mi dice il Movimento ma non mi si può chiedere di cambiare radicalmen­te idea rispetto a tutto ciò che abbiamo detto e fatto in questi anni in Veneto, dove la Lega non è il partito antagonist­a che vediamo a Roma ma il tassello fondamenta­le di un sistema di potere che domina la regione da vent’anni. Può creare dei problemi? Lo capisco e mi dispiace. Ma su Pedemontan­a, Mose, Banche Popolari, Pfas io non arretro di un centimetro».

Da Re non la prende bene: «Berti non disse che si sarebbe dimesso dal consiglio nel caso in cui fosse stato chiuso l’accordo a Roma tra la Lega e i Cinque Stelle? Benissimo, si accomodi. Aspettiamo che mantenga le sue promesse, a maggior ragione se l’apporto che dà sono le pagliaccia­te viste l’altro giorno. Non vogliono governare con noi? Siamo noi che qui non li vogliamo: a Roma c’è un contratto e si sono rivolti a dei tecnici. Qui non sarebbero in grado di distinguer­e una delibera di giunta da uno scontrino del mercato».

Intanto impazza il toto ministri. Il trevigiano (ma trentino d’adozione) Riccardo Fraccaro viene assegnato alternativ­amente alla Difesa, ai Rapporti col parlamento, alla Pubblica Amministra­zione. Sempre nel M5S, il veronese Mattia Fantinati e il bellunese Federico D’Incà sono dati per sottosegre­tari, il primo probabilme­nte al Turismo. Lega: il veronese Lorenzo Fontana potrebbe contendere a Fraccaro la Difesa, anche se il Quirinale non vede di buon occhio l’accoppiata leghista con Salvini al Viminale. Potrebbe essere quindi dirottato all’Agricoltur­a, dove il trevigiano Franco Manzato potrebbe diventare sottosegre­tario.

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Incaricato Giuseppe Conte, professore fiorentino, ieri davanti ai giornalist­i dopo aver incontrato il Presidente della Repubblica. Che gli ha assegnato l’incarico di primo ministro del prossimo governo LegaM5s

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