Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Chiosco e tettoie abusive sequestro nella spiaggia dell’(ex) bagnino fascista La difesa: tutto regolare
CHIOGGIA Lo stabilimento è aperto e la spiaggia accessibile, assicura la proprietà. Ma il chiosco, almeno per ora, rimarrà chiuso. E così anche i servizi igienici, le passerelle, nonché alcune tettoie per ripararsi. Martedì pomeriggio i carabinieri forestali di Mestre e del gruppo di Venezia, col supporto dei colleghi di Chioggia, hanno messo i sigilli a una parte dello stabilimento di Playa Punta Canna, la spiaggia di Sottomarina sulla quale l’anno scorso si alzò un polverone perché tappezzata di cartelloni e foto inneggianti al fascismo. I militari hanno messo i sigilli a una parte dello stabilimento su disposizione della procura di Venezia. Dai controlli effettuati nella spiaggia è emerso che un chiosco-bar di 15 metri per 4, comprensivo di magazzino e servizi igienici, insieme a diverse file di tettoie (tra cui una di 22 metri per 4), recinzioni e passerelle per raggiungerlo, era stato realizzato in un’area demaniale che sarebbe dovuta rimanere libera.
Il pm Massimo Michelozzi ha così iscritto sul registro degli indagati i titolari della società – Davide Delle Donne, Maria Elena Novo e Ubaldo De Bei – per occupazione abusiva di suolo demaniale marittimo e ha chiesto il sequestro dei manufatti. Il gip di Venezia Barbara Lancieri aveva però rigettato la richiesta nei mesi scorsi, accogliendo la tesi della difesa. La procura ha fatto appello al tribunale del Riesame che la settimana scorsa ha invece autorizzato il sequestro. «Aspettiamo le motivazioni - spiega l’avvocato Alessandro Di Blasi, che difende i titolari insieme al collega Umberto Pauro - Il problema è che le cartine di una spiagge non possono essere precise per definizione, tra erosioni, ripascimenti, dune che spariscono o si spostano». La concessione è del 2008, le opere tra il 2010 e il 2011. «Lo stato dei luoghi era diverso - continuano i legali - Ci viene contestata una traslazione di pochi metri, ma la superficie è quella autorizzata. Per noi è tutto corretto o in ogni caso è stato fatto in buona fede, come aveva riconosciuto il gip».
Non c’è invece il nome di Gianni Scarpa, l’ex gestore della «spiaggia fascista» che fu licenziato a settembre dell’anno scorso. Scarpa era stato indagato per apologia del fascismo e poi archiviato. Quest’anno, con la stagione ormai iniziata, Playa Punta Canna subisce un altro duro colpo. Al vaglio del pm c’è anche l’ipotesi di distruzione o deturpamento di bellezze naturali, visto che l’area interessata è vincolata.