Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Vetrerie, stop ai conti: stipendi a rischio

Ricorso degli imprendito­ri di Murano indagati: così non riusciamo a pagare le tasse

- Alberto Zorzi

VENEZIA Quasi tutti i 9 titolari delle otto vetrerie di Murano finite sotto inchiesta per frode fiscale hanno fatto ricorso al tribunale del riesame per chiedere il dissequest­ro dei conti correnti. Il problema per molti di loro è infatti che con i conti «sigillati» non sono più operativi e rischiano di non poter pagare né i dipendenti né le tasse. Uno di loro, Umberto Cenedese, ha perfino dato la disponibil­ità a mettere in garanzia la sua polizza vita personale.

VENEZIA Ci hanno pensato fino all’ultimo, anche perché la maggior parte di loro, anche se non lo possono dire, sanno che l’inchiesta del pm Stefano Buccini e della Guardia di Finanza è solida, come ha scritto il gip David Calabria nella sua ordinanza di sequestro per 6,8 milioni di euro. Molti avvocati delle vetrerie finite sotto inchiesta erano incerti se fare ricorso al tribunale del riesame per chiedere il dissequest­ro di quanto era stato messo sotto sigilli nel blitz dello scorso 14 maggio: 250 mila euro di denaro contante, 1,7 milioni nei conti correnti, 32 immobili, orologi e auto di lusso, una barca e 400 pezzi di gioielleri­a. Ma ieri, ultimo giorno disponibil­e per il ricorso, molti hanno deciso di farlo per un semplice motivo: quei conti correnti bloccati, infatti, per alcune delle vetrerie rischiano di essere esiziali perché così non riescono a pagare né i dipendenti, né le tasse. E in quest’ultimo caso ci sarebbe anche la beffa di rischiare nuove contestazi­oni penali per omesso versamento delle imposte dovute.

E’ per esempio la situazione della Bisanzio Gallery Srl, che ha subito il sequestro preventivo più elevato: 3 milioni e 359 mila euro, cioè la somma, secondo i calcoli delle fiamme gialle, delle imposte evase nell’arco di quattro anni, dal 2013 al 2016. «L’azienda ha la necessità di avere almeno un conto corrente disponibil­e per assicurare l’operativit­à», spiega l’avvocato Loris Tosi, legale dei titolari Elisabetta Bianchini e Leone Panisson. Un punto di accordo potrebbe essere quello della nomina di un custode giudiziari­o che verifichi il corretto utilizzo del conto proprio ai fini del pagamento degli stipendi e delle tasse. Lo stesso avvocato Tosi ha chiesto poi il dissequest­ro di alcuni conti che, pur essendo nella disponibil­ità dei suoi assistiti (compresa Giorgia Schiavon della Vetreria Artistica Reno Schiavon Srl), in realtà non erano legati all’attività imprendito­riale finita nel mirino. Hanno presentato poi il ricorso gli avvocati Tiziana Ceschin e Alessio Alacqua per conto di Nicola Foccardi (Linea Murano Art Srl), Paola Loprieno per conto di Carlo Masotti (Vetreria Murano Arte Srl), Graziano Stocco per conto di Massimilia­no Schiavon (Schiavon Massimilia­no Art Team Srl).

Il caso più particolar­e è però quello di Umberto Cenedese, difeso dall’avvocato Massimilia­no Leonetti dello Studio Gba. Il 65enne veneziano, titolare della Ars Cenedese Murano Srl, ha subito un sequestro fino a 158 mila euro, anche in quel caso l’importo evaso secondo il pm. Il legale ha fatto ricorso al riesame, ma per essere più convincent­e si è anche detto disponibil­e a mettere a garanzia la sua polizza vita personale, che ammonta a circa 200 mila euro. Cenedese ha anche chiarito la provenienz­a dei 46 lingotti d’oro trovati nel corso delle perquisizi­oni: si tratterebb­e di un’eredità della moglie.

Non ha invece fatto ricorso Claudio Pellarin, il 63enne cambiavalu­te di Venezia che era il perno dell’ingegnoso sistema che avrebbe portato le 8 vetrerie finite sotto inchiesta a vendere in nero 30 milioni di euro di vetri ai turisti: i pagamenti venivano infatti eseguiti su un Pos intestato a lui, che aveva una pressione fiscale ridottissi­ma, e restituiti in nero agli imprendito­ri.

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