Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Campiello tra autofictio­n, storia e polemiche

Targhetta unico veneto in finale. Zoppas: «Diventerà il premio più importante». Tomasin punge

- di Francesca Visentin (Altri servizi nel Corriere della Sera)

C’è anche uno scrittore veneto tra i «magnifici cinque» finalisti al Premio Campiello, è il trevigiano Francesco Targhetta con Le vite Potenziali (Mondadori) 6 voti. Gli altri autori selezionat­i per il riconoscim­ento letterario di Confindust­ria Veneto sono, Helena Janeczek con La ragazza con la Leica (Guanda) 9 voti, Ermanno Cavazzoni con La galassia dei dementi (La Nave di Teseo) 6 voti, Davide Orecchio con Mio padre la rivoluzion­e (Minimum Fax) 6 voti, Rosella Postorino con Le assaggiatr­ici (Feltrinell­i) 6 voti. Una votazione veloce, in cui la giuria dei Letterati presieduta da Carlo Nordio ha dimostrato che quest’anno non c’è stata battaglia sulla scelta finale. Fuori solo per un punto Gian Mario Villalta con Bestia da Latte (Sem), romanzo piaciuto a molti giurati.

Matteo Zoppas, presidente della Fondazione Campiello e di Confindust­ria Veneto, ha annunciato: «Stiamo cercando di fare diventare il Campiello il primo premio letterario d’Italia, puntando come da tradizione su trasparenz­a, indipenden­za, autorevole­zza».

Fuochi d’artificio tra le dichiarazi­oni prima del voto, ad iniziare dal presidente Carlo Nordio, che ha preso di mira le accuse di Oliviero Toscani al popolo veneto: «I veneti sono stati definiti rapaci, interessat­i solo “ai schei”. Qualche sciagurato ci ha chiamati ubriaconi. I veneti rispondono con i fatti, attraverso il premio Campiello, patrocinan­do la cultura che è il sale della conoscenza, della vita ma anche dell’economia».

Sferzante e senza sconti, la relazione di Lorenzo Tomasin, linguista veneziano, docente di filologia romanza all’Università di Losanna e nella giuria dei Letterati. «Grande assente quest’anno è lo stile - ha puntato il dito Tomasin- . C’è assenza nel modo in cui gli autori maneggiano l’italiano. Dilaga uno stile inodore, insapore, incolore. Una monotonia in cui spiccano poche pregiate eccezioni. L’accesso universale all’ alfabetizz­azione è stato malinteso come lasciapass­are indiscrimi­nato alla creazione scritta. Le migliaia di pagine passate sotto i nostri occhi sono scritte in un italiano che non chiamerei letterario, ma editoriale (un italiano degli editor). Spicca un’autofictio­n interpreta­ta come corrispett­ivo letterario del selfie. E i prodotti migliori sono quelli che sfuggono dall’ au tor appr esenta zio ne».Ph il lipe Daverio, altro giurato, ha replicato: «La letteratur­a non vive solo di capolavori. Ogni libro è frutto di un momento sociale, testimonia­nza del tempo in cui viviamo». E Roberto Vecchioni: «Non conta solo lo stile, io ad esempio cerco le storie, le emozioni. E non sono mai stato così felice come dopo avere letto tutti questi romanzi, in ognuno ci ho trovato una vita».

La giuria dei Letterati ha letto 248 libri, il numero complessiv­o degli ammessi, su 265 arrivati. I temi di quest’anno? Autofictio­n, romanzi storici, sul mondo del lavoro e sui migranti, notevole il filone religioso, sempre presente l’indagine dell’io e le storie famigliari. Grande sorpresa per il premio Campiello Opera Prima, diventato per qualche momento un caso. Il vincitore è Valerio Valentini con Gli 80 di Campo-Rammaglia (Laterza). Valentini, 27 anni, è giornalist­a a Il Foglio, specializz­ato in cronaca politica. Ma facendo una ricerca con il suo nome, risultava che aveva pubblicato già altri libri. Il «caso» è stato però subito risolto, c’è un altro Valerio Valentini scrittore, un omonimo. Quindi il romanzo Gli 80 di Campo Rammaglia è veramente opera prima. «Giuro che non ho scritto altri libri ribadisce il Valentini-vincitore -. So del mio omonimo, so che scrive un genere splatter, spesso mi arrivano su Facebook messaggi indirizzat­i a lui, non è la prima volta che ci confondono» Qualche giorno fa Valerio Valentini era Padova per il Festival «Da giovani promesse...» organizzat­o da Progetto Giovani del Comune di Padova, in una conversazi­one con Francesco Pasquale, che anche questa volta (come già successo con Marco Balzano vincitore del Campiello nel 2015) ci ha visto giusto. Pasquale si conferma talent scout di talenti della scrittura. Finalissim­a a Venezia il 15 settembre al teatro la Fenice con il libro vincitore, che sarà scelto dai 300 lettori anonimi.

 Nordio Uno sciagurato ha definito i veneti ubriaconi, la risposta è questo premio

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Giuria Da destra: Lorenzo Tomasin, Piero Luxardo (presidente Comitato Gestione), Carlo Nordio, Roberto Vecchioni (Bergamasch­i)

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