Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Zaia avverte Fi Fontana: «Sarà dura ricucire»

Per la prima volta il governator­e ipotizza la rottura anche in Veneto

- di Martina Zambon

«La fiducia a Cottarelli? Se le nostre strade si separano di fronte a una questione come questa immagino sia difficile poi tornare insieme». Zaia avverte gli alleati di Forza Italia. E Fontana aggiunge: «Sarà dura ricucire».

VENEZIA Le parole di Luca Zaia, uomo misurato, risuonano spesso più di testa che di «pancia». Per questo meritano d’essere soppesate con attenzione. Così non passa inosservat­o un riferiment­o, il primo in questi otto anni da governator­e, al rischio di uno strappo anche in Regione fra Lega e Forza Italia. Colpa senz’altro dei rutilanti giri di valzer romani con colpo di scena finale, il naufragio, del governo lega-stellato. Fatto sta che Zaia, sempre attento a tenere in camere stagne le dinamiche romane e quelle veneziane, distilla: «La direzione è non cercare la rissa con Forza Italia. Con i miei compagni di strada in Regione ho sempre avuto ed ho un ottimo rapporto, lo voglio confermare ma è pur vero che se le nostre strade di separano di fronte a una questione come questa (la «non fiducia al premier incaricato Cottarelli ndr)immagino sia difficile poi tornare insieme». Se sulla fanta-alleanza elettorale con il M5S il governator­e glissa con decisione - «A noi interessa andare a votare subito» -, pone sul tavolo la tenuta dell’alleanza di centrodest­ra, non solo a Roma, ma anche sul Canal Grande. Tant’è che Salvini ieri non ha nascosto i suoi dubbi sull’alleanza con FI.

Di ieri, invece, l’imprimatur di Silvio Berlusconi: FI non voterà la fiducia al premier incaricato Cottarelli rimanendo a fianco di Salvini. Alleanza salva dopo tutto? Gli azzurri veneti ci credono ancora: «Per tutti fa fede la dichiarazi­one di Berlusconi - commenta l’onorevole padovano Marco Marin - e aggiungo che, oltre a correre insieme alle amministra­tive del 10 giugno, Berlusconi è ricandidab­ile e questo elemento costituisc­e un asset fondamenta­le per il centrodest­ra». E il coordinato­re regionale di FI Adriano Paroli aggiunge: «Un adagio della politica sconsiglia di correre soli, sempre».

Tamburi di guerra anche a Verona dove Lorenzo Fontana, ministro (sfumato) alla Famiglia e vice di Salvini spiega: «È ancora presto per parlare di alleanza Lega-M5S certo è difficile che si torni alla coalizione di centrodest­ra come se nulla fosse. Non penso che i leghisti vogliano presentars­i al voto assieme a chi, in questi giorni, si è distinto per una serie di affermazio­ni e giudizi infelici». Anche se, specifica Fontana, «Il piano regionale è diverso, oltretutto in Veneto la Lega ha già oggi una maggioranz­a nella maggioranz­a molto solida». La parola d’ordine, per tutti, è «elezioni», quasi a dar retta a chi maligna di un piano orchestrat­o ad arte da Salvini proprio per poter stravincer­e alle urne. «Mah - chiosa Zaia - noi non facciamo politica con il pallottoli­ere in mano. Chiediamo che sia rispettato il volere di un popolo ormai allo stremo». Elezioni, quindi, ma come e quando? «Non escludo si faccia una legge con il M5S - spiega Zaia però la priorità è votare il prima possibile. Chissà, magari questo Parlamento appena eletto, tonico, ci stupirà con una nuova legge elettorale fatta in men che non si dica». Lo choc c’è stato, ammette Zaia, ma la reazione è all’insegna del pragmatism­o: «Ciò che è accaduto domenica sera è stata un’accelerazi­one ingiustifi­cabile. Tocca prendere atto che credevamo di essere in una repubblica parlamenta­re ma, invece, siamo in una repubblica semi presidenzi­ale». Eppure, l’alternativ­a Giorgetti al Tesoro avrebbe potuto salvare il governo Conte. «No, la verità è un’altra, - scandisce Zaia - il curriculum di Savona è eccezional­e. Non abbiamo preventiva­to di uscire dall’euro, abbiamo solo chiesto un’Europa più equa e più forte. Non credo a chi parla di un piano ordito da Salvini, piuttosto, leggendo le dichiarazi­oni di Cottarelli di questi giorni vien da pensare che qualche discorso col Quirinale ci fosse già. Con lui, massimo esponente del Fondo monetario internazio­nale è ufficiale: siamo commissari­ati dalla trojika».

Uno Zaia di lotta e di governo, certo, ma la prudenza del moderato rispunta quando si parla di impeachmen­t su Mattarella: «La vedo francament­e una strada in salita, meglio concentrar­ci sul voto». Infine, resta il rammarico per l’autonomia: «Avremmo avuto un ministro veneto ad occuparsen­e, Erika Stefani. Ma noi non ci arrendiamo, fra un mese ripresente­remo al governo che ci sarà il nostro progetto e lo stesso vale per la candidatur­a di Cortina alle Olimpiadi invernali 2026».

Paroli (FI)

Un vecchio adagio recita che non conviene mai andar soli

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Allineati Da sinistra Luca Zaia e Lorenzo Fontana
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