Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Applausi negati dai leghisti al discorso di Mattarella Vicenza, il tricolore non sale
VENEZIA Celebrazioni in tutto il Veneto, ieri, in occasione del 2 giugno, festa della Repubblica, scandite da qualche polemica, dall’alzabandiera e dal tricolore. E, a Roma, dalla spettacolare esibizione del luogotenente dei paracadutisti Giuseppe Tresoldi, di Monselice, nel Padovano, che si è lanciato portando con sé un enorme tricolore per poi atterrare su via dei Fori imperiali a conclusione della parata del 2 giugno. In Veneto, l’episodio più curioso si è verificato a Vicenza quando il tricolore si è inceppato mentre veniva issato sul pennone. Così, alla presenza del ministro alle Autonomie regionali, Erika Stefani, alla sua prima uscita pubblica, sono dovuti intervenire i vigili del fuoco con tanto di autogru.
Scintille politiche a distanza, invece, tra il sindaco leghista di Rovigo Massimo Bergamin e il presidente della Provincia di centrodestra Marco Trombini. «Finalmente - ha detto Bergamin - è prevalso il buon senso: è il popolo la base delle istituzioni. Senza popolo non ci sarebbe la nostra Repubblica. Auspico quindi che, come nel 1946, le istituzioni sappiano ascoltare la volontà dei cittadini e i cittadini non smettano mai di esprimere il loro pensiero attraverso il voto». Intervenuto subito dopo dal palco, Trombini ha sottolineato che «la polemica politica non deve finire col delegittimare le persone».
Non è andata meglio alle celebrazioni di Treviso dove il prefetto Laura Lega ha richiamato alla «coesione sociale e inclusione», il sindaco Giovanni Manildo ha chiesto di «ammainare le bandierine politiche issando solo il tricolore» ma i parlamentari leghisti (Dimitri Coin, Franco Manzato, Giancarlo Scottà, al termine della lettura del saluto del presidente Sergio Mattarella sono stati gli unici di una sala piena a non applaudire.
In compenso, piazza San Marco, a Venezia, ieri mattina ha ospitato il flash mob pro Mattarella «Viva la Repubblcia, viva l’Italia, viva l’Europa» del gruppo «7 luglio».
A Verona, infine, il momento più toccante è stata la premiazione sul palco della Gran Guardia del professore ungherese György Vigh, accompagnato dalla moglie e dall’ambasciatore e dal console generale di Ungheria.
Nemmeno il prefetto Salvatore Mulas ha potuto trattenere le lacrime nell’abbracciare Vigh che durante il terribile incidente mise in salvo alcuni dei suoi ragazzi imprigionati nel pullman incendiatosi in autostrada, perdendo i suoi due figli Laura e Balazs.