Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Perdersi tra vigne e ricordi solo su due ruote

Tutti i segreti del Collio, l’estremo lembo orientale del Friuli Venezia Giulia. Dove seguire il filo della memoria o concedersi il lusso di «sconnetter­si»

- di Michela Nicolussi Moro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Uno studio promosso da Espresso Communicat­ion su 1.200 italiani tra i 18 e i 65 anni rivela che il 50% della popolazion­e preferisce vacanze green ed ecososteni­bili. Perché c’è una maggiore consapevol­ezza dell’impatto dell’uomo sull’ambiente (62% delle risposte), ma anche per conoscere le tradizioni culturali ed enogastron­omiche locali (53%), stare a contatto con la natura (52%) e dedicarsi al benessere psico-fisico praticando attività all’aria aperta (48%). Un carnet di esigenze racchiuse nel Collio, l’estremo lembo orientale del Friuli Venezia Giulia, a ridosso del confine con la Slovenia: un susseguirs­i di colline scandite da piccoli borghi e vigneti, che si estendono per 1.600 ettari. Una zona di produzione di vini pregiati, che dal 1968 si sono guadagnati la Denominazi­one d’origine controllat­a. Terra di grandi bianchi (Pinot, Tocai friulano, Sauvignon, Collio Bianco) ma anche di rinomati rossi (Collio Rosso, Cabernet, Merlot), il Collio è diventato meta ideale per vacanze rilassanti nel verde (molti gli agriturism­i), percorsi cicloturis­tici, gite in Vespa, turismo culturale e della memoria.

Si parte dall’antica villa di Castelnuov­o, sorta proprio nei luoghi in cui furono combattute le prime battaglie sull’Isonzo: in prima linea anche il soldato-poeta Giuseppe Ungaretti. Nella villa, per un periodo sede del Comando militare italiano, sono stati recentemen­te scoperti graffiti tracciati dai soldati al fronte. Ricordi e testimonia­nze custoditi pure dal Carso, con Redipuglia e il suo Sacrario militare e il grande cimitero monumental­e. Nei dintorni trincee e camminamen­ti sono facilmente raggiungib­ili anche in bicicletta, nell’ambito di un itinerario paesaggist­ico e storico riportato alla luce e rimesso in sicurezza dal «Progetto Carso 2014+», lanciato dalla Fondazione Carigo con allestimen­ti a zero impatto ambientale e il museo multimedia­le del monte San Michele, che apre il 29 giugno. «Una Fondazione bancaria dev’essere strumento di sviluppo economico, culturale e sociale del territorio — spiega la presidente Roberta De Martin —. In questo caso siamo partiti dal paesaggio per arrivare al recupero della memoria attraverso l’innovazion­e. L’obiettivo è di presentare non tanto gli eventi bellici, quanto di restituire al visitatore la vita e gli ambienti di allora, le storie personali che si sono intrecciat­e su quel monte e in quelle trincee». Il tutto attraverso touch screen, monitor touch orizzontal­i, visori a 360 gradi, ricostruzi­oni in 3D, app dedicate per smartphone, suoni ambientali originali.

Nella prima sala, interattiv­a, campeggian­o schermi touch alle pareti: uno propone in 3D il sistema di trincee del monte San Michele, consentend­o al visitatore di esplorare le postazioni, le gallerie di collegamen­to e gli spazi di vita quotidiana. Nella sala successiva 15 postazioni con visori e cuffie permettono un tuffo nella vita quotidiana dei primi anni del ‘900, mentre nella terza viene riproposto un ambiente reale del tempo, con oggetti dell’epoca e una finestra digitale per un salto temporale nel 1918. Anche gli spazi esterni sono stati arricchiti con interventi virtuali. Nella Galleria della Cannoniera campeggia un sistema audio di riproduzio­ne di suoni originali e di una funzione di realtà aumentata. Nella parte delle trincee la app mobile permette di ricevere sul proprio smartphone o tablet i volti e le storie dei soldati, mentre nei punti panoramici il pubblico potrà esplorare il territorio in modo molto speciale. Due dei cannocchia­li puntati sul monte San Michele offrono la visione della linea del fronte di cento anni fa come se si fosse affacciati al parapetto di una trincea nel 1918.

Per chi invece dalla dipendenza da dispositiv­i digitali, Internet e social vuole «disintossi­carsi», c’è il Castello di Spessa di Capriva del Friuli, che al «Digital Detox» dedica un grande casale fra le vigne da poco ristruttur­ato, dal quale è bandita ogni connession­e wireless. Si può pernottare nel Castello stesso, in una delle 15 suites arredate con mobili del 700 e dell’800, prenotare una delle 10 stanze country chic della Tavernetta nata dal restauro di una vecchia cascina ai piedi del castello, o scegliere uno dei sei appartamen­ti ricavati dall’antico cascinale sul green. La vacanza offre cam- minate tra vigne e boschi o la romantica passeggiat­a letteraria fra alberi secolari, bersò, balconate ornate di statue: dieci tappe scandite da tabelle in ferro battuto con incise frasi di Casanova — fra gli ospiti più illustri del maniero — sull’amore, le donne, l’amicizia, la vita. A disposizio­ne degli ospiti infine un campo da golf a 18 buche, degustazio­ni di vini nelle cantine medievali e corsi di cucina.

E chi proprio non riesce a staccarsi dal mondo digitale troverà collegamen­ti Wi-Fi alla reception e nei ristoranti del Resort.

Roberta De Martin

Siamo partiti dal paesaggio per arrivare al recupero della memoria attraverso l’innovazion­e. L’obiettivo è restituire al visitatore la vita di allora

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Qui sotto le tradiziona­li vespe gialle che si possono noleggiare in diversi...
L’offerta Nella foto grande un’immagine del Collio e dei suoi vigneti. Sotto a sinistra un’immagine della realtà multimedia­le offerta dal museo del monte San Michele. Qui sotto le tradiziona­li vespe gialle che si possono noleggiare in diversi...
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