Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Le orchidee a passo di trail

In Friuli Venezia Giulia l’ente turismo ha riunito i percorsi più avventuros­i in montagna. Il più scenografi­co a luglio, da Ampezzo (Ud) al rifugio Tita Piaz

- di Mauro Pigozzo © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Una delle maniere più emozionant­i per vivere la montagna è quella di correrci dentro. Ben lo sanno gli appassiona­ti di trail running, la disciplina sportiva dei corridori del cielo, quei folli che mettono alla prova la loro mente e il loro corpo su e giù, tra «discese ardite e risalite». Gli organizzat­ori delle gare sono i più grandi appassiona­ti dei monti e scelgono i percorsi più belli per aiutare gli atleti, affaticati dallo sforzo, ma rasserenat­i dalla natura.

Non a caso, l’ente del turismo del Friuli Venezia Giulia ha voluto raccoglier­e attraverso il «Fvg trail running tour» una serie di gare, le più belle, per raccontare il proprio territorio e per proporre itinerari che poi chiunque può fare – magari con calma, magari dividendo una gara in cinque, sei giorni – imitando le imprese degli atleti. Dai Colli Muggesani e il Carso alle Prealpi Carniche passando per le Alpi Giulie è nato un elenco di 32 gare con oltre ottocento chilometri di percorsi e cinquantam­ila metri di dislivello da percorrere. «Si tratta di manifestaz­ioni che si svolgono tra montagne e colline, valli e borghi raggiungib­ili attraverso sentieri e carrarecce che – spiegano dall’ente del turismo - mirano alla valorizzaz­ione del patrimonio naturalist­ico e alla promozione delle specialità enogastron­omiche».

Tra tutte, abbiamo scelto il «Trail delle Orchidee» che parte dal rifugio «Tita Piaz» a 1.417 metri, sul Passo del Pura ad Ampezzo, in provincia di Udine, tra la Val Tagliament­o e la Val Lumiei. Una gara che si è aggiudicat­a il premio come miglior «Trail race d’Europa» agli #RunUltra Race Awards, anche per merito della bellezza della Val Lumiei, una delle sette valli della Carnia. Un posto perfetto per gli amanti dei fiori, il trail infatti guadagna il nome da un fiore che popola i paesi tropicali, ma che sa vivere anche qui: nel territorio alpino esistono oltre 29 generi di orchidee selvatiche e complessiv­amente sono state elencate oltre 190 specie.

La gara di corsa vera e propria – che quest’anno si celebra nel weekend dal 27 al 29 luglio – propone itinerari dal più semplice, dedicato ai bambini (tre chilometri e mezzo nel bosco Flobia), fino all’impression­ante sfida dei 120 chilometri con ottomila metri di dislivello, passando per le intermedie di 46 e 20 chilometri. Per restare in zona, vi suggeriamo di spalmare, magari in più giorni, la fatica sull’itinerario dei 46 chilometri negli spazi incontamin­ati delle Alpi Carniche su antichi sentieri tracciati dai valligiani per sostenere la povera e quasi del tutto abbandonat­a economia di montagna, per la fienagione, la silvicoltu­ra e l’alpeggio, in un ambiente non ferito da tralicci e piloni per sciovie e assordato dall’escursioni­smo di massa, anzi il «regno del silenzio».

Nella prima parte dell’itinerario si attraversa­no le fitte foreste di abete rosso e faggio che si estendono dal Passo Pura alla base della mole calcarea del Monte Tinisa, fino all’ameno pascolo di Casera Tìntina, dove lasciano il posto ai larici. «Ma in breve, raggiunti i 1.800 metri di quota, ci si trova a percorrere le praterie della cresta sommitale che fa da spartiacqu­e tra la Val Tagliament­o e la conca di Sauris – spiegano gli organizzat­ori fra macchie di rododendri, orchidee e scenari magnifici: le affilate creste delle Prealpi e la vista quasi aerea del paese di Forni di Sotto, le Dolomiti Orientali tra cui spiccano i Monti Pramaggior­e, Monfalconi, Crìdola con Civetta, Pelmo, Antelao e Tofane in secondo piano».

Oltre il pascolo di casera Giaveàda si sale al Pian delle Streghe, altopiano morenico alle pendici Sud del Monte Bìvera dall’aspetto lunare fino alla vetta del Clap Savòn (2.462 metri) punto più elevato del percorso che poi scende su ghiaione, mughete e boschi di larice verso l’incantevol­e comprensor­io di Casera Razzo, attraversa­ndo malghe e praterie straordina­riamente dipinte in cui spicca il colore fucsia dei rododendri. «Si passa quindi alla sinistra orografica della conca di Sauris – incalzano gli organizzat­ori ancora su crinali erbosi dove la vista può spaziare sul lago e sulle montagne appena attraversa­te». E ancora gli alpeggi delle malghe Festòns e Pièltinis dove inizia la discesa al Lago di Sauris e ci si tuffa nuovamente nella foresta di abeti e faggi per uscirne 900 metri più in basso sulla strada provincial­e in località La Maina. Un ultimo sguardo alle smeraldine acque del lago prima di risalire, stanchi ma felici, al Rifugio Tita Piaz.

Ma in breve, raggiunti i 1.800 metri di quota, ci si trova a percorrere le praterie della cresta sommitale che fa da spartiacqu­e tra la Val Tagliament o e la conca di Sauris

Si passa quindi alla sinistra orografica della conca di Sauris ancora su crinali erbosi dove la vista può spaziare sul lago e sulle montagne che si sono appena attraversa­te

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