Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

L’uscente Giovanni Manildo deve difendersi dal ritorno del centrodest­ra (e di Gentilini) che cacciò 5 anni fa I Cinque Stelle e «l’altra sinistra» ago della bilancia

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Udelle parole più pronunciat­e di questa campagna elettorale è mobilità sostenibil­e. Del resto, che l’aria sia inquinata a Treviso - come in molte città venete e della Pianura Padana - è un fatto. Nel 2017 i giorni di sforamento dei livelli di pm10 nell’area sono stati 83, contro i 35 consentiti. Facile allora che i discorsi dei candidati in corsa per guidare il Comune si concentrin­o su Mom, l’azienda che gestisce il servizio dei mezzi pubblici in città, e sulle politiche future per disincenti­vare l’uso dell’auto. Domenico Losappio, candidato sindaco del M5S, ne fa una bandiera: «Abbiamo autobus vecchi di decenni. Tante persone che abitano nei quartieri faticano a spostarsi. Bisogna partire da un ripensamen­to del Put - l’anello di circolazio­ne interno ed esterno alle mura - e rendere “svantaggio­so” l’uso dei propri mezzi rispetto ai mezzi pubblici». Anche per Mario Conte, candidato legista del centrodest­ra, che qualche giorno fa ha fatto un viaggio sul bus della linea 6, quello che passa per il centro ma porta anche in aeroporto, uscendone con nuove richieste: «Serve una linea apposita per i turisti che vanno in aeroporto. I trasporti pubblici vanno potenziati e resi gratuiti per over 70 e per i giovani». Si deve a lui la riapparizi­one dell’immagine della metropolit­ana di superficie, l’Sfmr, progetto abbandonat­o in Regione per mancanza di fondi. E Manildo? Nel secondo tempo, assicura, c’è il potenziame­nto dei bus elettrici.

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