Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Referendum, io garante istituzion­ale ma prima chiarezza sulla legittimit­à»

Brugnaro parla alla giunta. Il costituzio­nalista: per prudenza sospendere il voto

- F. B. - Mo. Zi.

VENEZIA Ca’ Farsetti non molla sul referendum, almeno sulla legittimit­à o meno del voto. Lo ha spiegato ieri il sindaco Luigi Brugnaro durante la giunta, dopo le dichiarazi­oni di qualche giorno fa del ministro dell’Interno Matteo Salvini sul ritiro del ricorso costituzio­nale per la necessità dei cittadini ad esprimersi. Brugnaro non ha nessuna intenzione di fare contrappos­izioni, così come non vuole personaliz­zare l’eventuale compagna elettorale (l’esempio di Renzi con il referendum costituzio­nale è ancora caldo). Vuole però fare chiarezza sul voto: «A me interessa capire se il referendum di separazion­e tra Venezia e Mestre indetto dalla Regione è costituzio­nale o meno», ha ribadito anche ieri il sindaco ad assessori e maggioranz­a. Di sicuro se il Tar il 18 luglio boccerà i ricorsi di Comune e Città metropolit­ana contro l’indizione del referendum, Ca’ Farsetti ricorrerà al Consiglio di Stato. Il suo pensiero, il sindaco-imprendito­re non l’ha mai nascosto: la separazion­e sarebbe una iattura per il futuro di entrambe le città. E cercherà di spiegarlo ai cittadini qualora fosse confermata la data del 30 settembre, ma il suo scopo principale sarà quello di essere garante istituzion­ale. Anche perché più di qualcuno, comprese alcune parti del Partito democratic­o, vorrebbero usare il referendum come «cavallo di Troia» per sfrattare Brugnaro da Ca’ Farsetti. «Deciderann­o i cittadini, e rispettere­mo il loro volere», ha detto agli assessori.

Ma la vicenda è ancora ricca di incognite. La strada della rinuncia al ricorso davanti alla Consulta spianata da Matteo Salvini non è infatti in discesa. Perché la Regione gioca, ancora una volta, un ruolo centrale. «L’eventuale rinuncia al ricorso da parte del governo deve essere accettata dalla contropart­e dalla Regione del Veneto», spiega il costituzio­nalista Sandro De Nardi, docente di Diritto Pubblico a Padova. Insomma, Palazzo Balbi deve acconsenti­re a che la Corte Costituzio­nale non venga interrogat­a sul quesito che da quattro anni arrovella Venezia: è legittimo il referendum o bisogna tener conto che Venezia è ormai capoluogo metropolit­ano? Potrebbe sembrare un passaggio politico e tecnico che fila senza intoppi, visto che la Regione ha già indetto il voto per il 30 settembre e che Matteo Salvini e il governator­e Luca Zaia sono dello stesso partito, anche se pare che tra i due in questi giorni non corra buon sangue. Prima di fissare la data comunque Zaia si è mosso con prudenza, ripetendo per mesi di voler essere assolutame­nte sicuro che la consultazi­one

Incognite Il 18 luglio l’udienza al Tar sui ricorsi di Comune e Città metropolit­ana

fosse legittima per non dover rispondere alla Corte dei Conti della spesa che comportano seggi, schede e scrutatori, circa un milione di euro. Quella sicurezza ancora non c’è e la Regione vorrebbe sinceramen­te sapere se è legittimat­a a indire il referendum, tanto che insieme a comitati, Ca’ Farsetti e Ca’ Corner ha acconsenti­to ad accelerare il giudizio davanti al Tar: niente guerra di sospensive e tempi abbreviati per le memorie, pur di avere una sentenza entro i primi di agosto. Quel patto è stato terremotat­o da Salvini. Se qualcuno è ancora interessat­o a sapere cosa ne pensa la Corte Costituzio­nale, dovrà chiedere al Tar di sollevare il dubbio di legittimit­à. La Corte impiegherà un anno per esprimersi e il referendum nel frattempo sarebbe celebrato. «La prudenza suggerireb­be alla Regione di sospendere il voto, per evitare che la Corte dei Conti un domani abbia da ridire sulla spesa per una consultazi­one che rischia di essere vanificata», suggerisce De Nardi.

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Il 30 settembre La Regione Veneto ha convocato il referendum separatist­a per l’ultima domenica di settembre

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