Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Trapianti, ai veneti il record della generosità
Campagna della Regione, le risposte alle paure più diffuse
VENEZIA Trapianti, i veneti sono tra i più generosi. Secondo i dati della Regione la percentuale di rifiuti alla donazione si attesta al 16%, contro il 28% di media nazionale. «Donano anche i nonni».
VENEZIA «Io dispongo che del mio corpo la scienza possa usufruire al meglio. Però a una condizione: la certezza che, quando ciò accadrà, io sia davvero morto». Sono le ultime volontà scritte da un paziente ricoverato in un ospedale veneto su un foglio, a poche ore dalla sua morte trovato a casa dal fratello. E consegnato ai medici che avevano appena chiesto ai familiari la disponibilità a donare gli organi del loro caro. La storia è emblematica perché rappresenta il timore più grande che frena le donazioni: il pensiero che possano venire prelevati gli organi a malati magari in coma ma ancora in vita.
Ed è una delle domande alle quali rispondono gli esperti sul sito del Centro regionale trapianti (www.crtveneto.it), in questi giorni impegnato nella campagna di sensibilizzazione «La tua scelta è vita che rinasce», promossa da Palazzo Balbi con spot radiofonici, cartellonistica e lanci su web e giornali. «Prima di tutto non c’è diagnosi più certa di quella di morte — spiega il dottor Giuseppe Feltrin, coordinatore del Centro regionale trapianti — è l’unica certificata dalla legge. E segue il periodo di osservazione post mortem, che dura sei ore ed è affidata ad una commissione indipendente composta da tre esperti. Quanto all’espressione di volontà, noi non obblighiamo le persone a donare, ma a le esortiamo a informarsi e a esprimere il proprio sì o no esplicitamente, perché la legge italiana non prevede il silenzio-assenso».
Sul sito si possono trovare anche i numeri dei coordinatori delle équipe di trapianti ai quali chiedere delucidazioni e l’elenco delle serate di informazione al pubblico organizzate con l’Aido e particolarmente apprezzate. «Il popolo veneto è molto generoso — rivela Luca Coletto, assessore alla Sanità — la percentuale di rifiuti alla donazione nella nostra regione si attesta al 16%, contro il 28% di media nazionale. L’auspicio è di migliorare ulteriormente, per salvare anche il 10%-15% di pazienti che ancora muore in lista d’attesa. Donare gli organi è un atto di civiltà ed etico». Una scelta nel 2017 concretizzata in 171 donazioni di organi, 3.558 di tessuti e 650 trapianti eseguiti.
Per smaltire ulteriormente le liste d’attesa, la Regione ha poi recepito il decreto del 16 febbraio scorso con cui il ministero della Salute ha introdotto la possibilità per i pazienti positivi al virus Hiv di ricevere rene, fegato, pancreas, polmone o cuore da donatori con la stessa infezione, purché non malati da tumore. Un’opzione in più che la giunta Zaia ha autorizzato le Aziende ospedaliere di Padova e Verona a mettere in pratica, anche se ancora non è capitata l’occasione.
Ma come si fa a donare? Le modalità sono cinque: sottoscrivere un modulo disponibile all’Usl di appartenenza; riportare l’assenso su un foglio bianco datato e firmato e tenerlo sempre con sé; sottoscrivere l’atto olografo dell’Aido; compilare il tesserino blu (scaricabile on line) del ministero della Salute; far inserire la propria volontà al rinnovo della carta d’identità, nel Comune di residenza. «Quest’ultima modalità è facilitata dalla diffusione del documento elettronico, che conterrà il dato nel microchip — illustra Feltrin —. I Comuni già attivi sono 233 e hanno raccolto 103.498 dichiarazioni, che sommate alle 22.564 registrate dalle Usl e alle 217.042 iscritte dall’Aido raggiungono un totale regionale di 343.104. Sale poi a 450 il numero di municipalità che hanno aderito all’iniziativa: abbiamo già formato 971 dipendenti delle Anagrafi».
Va molto bene anche la donazione da vivente, con gesti quotidiani di grande amore da parte di sorelle, fratelli, mariti e mogli che donano soprattutto reni ma anche parte del fegato a parenti o coniugi, risparmiando loro l’incubo delle liste d’attesa. E dopo aver ricevuto il via libera dal giudice. E poi il grande cuore del Veneto sforna ogni anno almeno due o tre donatori «samaritani», che regalano una nuova vita a qualcuno senza conoscerne l’identità. «Si tratta di soggetti generalmente di mezza età — spiega ancora il coordinatore del Centro regionale trapianti — persone risolte, che hanno famiglia, figli, una vita serena e vogliono completare il loro percorso aiutando chi è stato meno fortunato». Non è semplice trovare tutti gli organi richiesti, anche perchè la loro sopravvivenza arriva a 15 anni e quindi spesso il paziente deve affrontare un secondo trapianto. E allora si ricorre anche ai donatori anziani: oggi l’età media è di 70 anni e mezzo, ma l’anno scorso si sono utilizzati gli organi pure di nonni di 87 e 89 anni. Il 35% dei donatori è over 70.