Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Dai cortei alle elezioni del 2020 «A Venezia il laboratorio-Padova»
Sambo (Pd) spinge, Bettin: forzatura. Gasparinetti: prematuro. Ma c’è chi ci lavora
VENEZIA Sono scesi in piazza in un migliaio e, sotto il sole cocente e l’afa, hanno marciato «per la dignità di Venezia», ogni gruppo con le sue bandiere e i suoi simboli ma tutti accumunati dal desiderio di cambiare rotta: riportare residenti e servizi in città, ridurre il peso del turismo, allontanare le grandi navi e tutelare la laguna.
Quella di domenica non è la prima manifestazione contro la Venezia Disneyland, l’anno scorso c’era stata «Mi no vado via» e prima ancora, nel marzo 2016, il corteo «con i carretti e i passeggini». Ciascun appuntamento ha avuto una sigla che lo ha lanciato, domenica i No Nav, nel 2017 il Gruppo 25 Aprile e l’anno prima Generazione ’90 ma, al di là della paternità dell’iniziativa, il seguito e le adesioni sono aumentate di anno in anno tanto che due giorni fa sono scesi in campo oltre 70 comitati e associazioni, 8 sindacati, 4 presidenti di Municipalità e consiglieri comunali e regionali. E molti guardano con curiosità e interesse all’idea che possa nascere un nuovo laboratorio politico, «alla padovana», in vista delle elezioni del 2020. Tra divergenze di opinioni su nodi cruciali - una parte dei comitati sposa la causa della separazione in due Comuni, alcuni vorrebbero le grandi navi alla bocca di porto del Lido, altri rabbrividiscono all’idea - spiccano i punti di incontro, primo tra tutti l’opposizione all’amministrazione fucsia. «In un po’ di gente stiamo riflettendo sul futuro, specie dopo appuntamenti come quello di domenica - dice Marco Borghi, direttore di Iveser - purtroppo manca una sintesi, un collante, come è successo l’anno scorso a Padova».Il centrosinistra, alle ultime elezioni padovane si è compattato a sostegno del candidato Sergio Giordani (oggi sindaco) e del suo sfidante alle primarie (Arturo Lorenzoni, vicesindaco) che con Coalizio- ne civica ha unito le tante anime della galassia dei comitati e dell’associazionismo della città del Santo. C’è chi pensa che la stessa strada vada intrapresa a Venezia.
E chissà se è un caso il bombardamento contro il corteo del sindaco e di parte della giunta. «Voi siete questi: 500/800 persone di cui tante arrivate da fuori. Grazie perché dimostrate quanto importante sia la nostra amministrazione per questa città» ha twittato domenica mentre gli assessori Simone Venturini e Michele Zuin si scusavano con i cittadini per i fumogeni in piazzale Roma: «ogni tanto (i centri sociali, ndr) devono dimostrare a loro stessi di esistere e per farlo paralizzano la città .... Perdonateli» («Parole inqualificabili, dimostrano disprezzo per la partecipazione», la risposta a distanza dei presidente di Municipalità Gianluca Trabucco e Gianfranco Bettin).
Ma Padova potrebbe davvero insegnare qualcosa a Venezia? «Sì, servirebbe un laboratorio alla padovana - commenta la consigliera Pd Monica Sambo - in piazza domenica c’erano anime molto diverse ma va trovato un denominatore comune, come servizi e residenza, allargandoci anche ad altri». Sposa questa tesi anche Gianluca Trabucco, Leu e presidente della Municipalità di Zelarino Chirignago: «Va creata una visione di città alternativa a quella di Brugnaro spiega - esistono questioni che dividono ma sono superabili a fronte di quanto sta succedendo in città e, in generale, nel nostro Paese». Per Trabucco il «minimo comune denominatore» potrebbe essere la visione di comunità, aperta, accogliente, attenta ai bisogni del cittadino. «Preferisco far fatica a tenere insieme anime diverse alla visione padronale dell’attuale sindaco», continua. Ma Gianfranco Bettin, presidente della Municipalità di Marghera, ritiene che sia prematuro parlare di schieramenti partendo da queste manifestazioni. «Non penserei a scadenze, sarebbe una forzatura - dice - ma alla consapevolezza che ci sono persone e gruppi che finora hanno lavorato da soli e stanno provando a unire le forze». Che sia una strada impervia lo fanno capire le parole caustiche di Marco Gasparinetti, del Gruppo 25 Aprile: «Prematuro parlare di elezioni, per il 2020 bisogna però evitare schemi del passato, già visti».
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