Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Finozzi, il giallo delle dimissioni «Coltivo lavanda»

- Di Marco Bonet

L’annuncio ha spiazzato tutti, da Zaia ai colleghi: dopo 18 anni, Marino Finozzi lascia il consiglio regionale. «Lo fa per il vitalizio» sussurrano a Palazzo. Ma lui: « Cambio vita, coltiverò lavanda sui monti».

VENEZIA Poche parole, scritte di buon mattino sulla chat dei consiglier­i regionali della Lega: «Ho rassegnato le mie dimissioni». Nessuna spiegazion­e, colleghi di maggioranz­a e opposizion­e spiazzati e increduli: Marino Finozzi, che ieri ha presieduto forse per l’ultima volta la commission­e Bilancio e Affari istituzion­ali, lascia Palazzo Ferro Fini, dopo 18 anni.

Non è uno qualunque, Finozzi: eletto per la prima volta nel 2000, è stato infatti assessore alle Attività produttive fino al 2005, poi presidente del consiglio fino al 2010, quindi di nuovo assessore fino al 2015, stavolta con la delega al Turismo. Rieletto per la quarta volta nel 2015, per le apprezzate doti di mediatore era stato messo dal governator­e Luca Zaia a capo della delicatiss­ima commission­e Affari istituzion­ali, quella, per intendersi, che ha gestito la partita del referendum e dell’autonomia.

Perché mollare nel bel mezzo della legislatur­a, lasciando all’ex sindaco di Piovene Rocchette Maurizio Colman uno scranno dorato da 8 mila euro netti al mese? La domanda, ieri, risuonava a Palazzo come un martello, alimentata dall’ermetica spiegazion­e del diretto interessat­o: «È arrivato per me il momento di voltare pagina, voglio dedicarmi ad un nuovo impegno nel campo del sociale. Nessuna dietrologi­a: quando si capisce che è giunta l’ora di lasciare non ci sono scuse e ogni altro calcolo sarebbe sbagliato». Beh, hanno evidenziat­o i più, non è che l’attività di consiglier­e regionale sia proprio inconcilia­bile con un’attività profession­ale o un impegno nel sociale... E dunque via di ricostruzi­oni più o meno dietrologi­che. La prima, la più gettonata: lo fa per il vitalizio. Finozzi ha 56 anni, giusto uno in più di quelli richiesti - con una piccola penalizzaz­ione, perché il requisito sarebbe di 60 anni - dalla vecchia legge in cui Finozzi rientra essendo stato eletto per la prima volta nel 2000 (il limite

Una nuova vita

Nessun calcolo o dietrologi­a: insieme a mia moglie ho deciso di dedicarmi alla coltivazio­ne in montagna, ci piacerebbe aprire una fattoria sociale. La politica? Molte soddisfazi­oni ma adesso basta

d’età è stato poi alzato a 65 anni e oggi si applica il contributi­vo). Nel suo caso, vista «l’anzianità di servizio», si parla di circa 4 mila euro netti al mese. «Meglio mettersi al riparo - suggerisco­no sibillini da Palazzo - prima che i Cinque Stelle al governo s’inventino qualche taglio, costringen­do la Lega ad accodarsi». (Finozzi, peraltro, presiedeva proprio il gruppo di lavoro al Ferro Fini sull’ulteriore ipotizzata riduzione delle pensioni dei consiglier­i, con il definitivo passaggio alla previdenza complement­are). Seconda versione: se ne va perché Erika Stefani, neo ministro degli Affari Regionali, lo vuole al suo fianco come consulente a Roma. Terza versione, suffragata dal alcuni post su Facebook subito riesumati: «C’è un problema con la nuova Lega di Salvini, in cui Finozzi, leghista autonomist­a e nordista vecchio stampo, non si trova più a suo agio».

Nulla di tutto ciò, assicura lui con un sorriso: «Sempliceme­nte, dopo che la crisi mi ha portato via l’azienda nel 2007, ho deciso di rimettermi in gioco con una nuova attività. Mia moglie ha una piccola proprietà agricola nell’Alto Vicentino e lì abbiamo deciso di dedicarci al rilancio dell’agricoltur­a di montagna, coltivando lavanda e iris. Poi, col tempo, ci piacerebbe aprire una fattoria sociale, da assessore mi sono molto appassiona­to al tema del turismo accessibil­e». Ma perché non fare questo e quello? «Non mi piaceva l’idea di vivacchiar­e in consiglio a 8 mila euro al mese. Politicame­nte mi sono tolto molte soddisfazi­oni, culminate nel referendum e nella trattativa autonomist­a. La nuova attività mi impedirebb­e di essere sempre a Venezia e di dedicarmi come dovrei al mio collegio elettorale durante il fine settimana. Ci penso da un anno, ora mi sono deciso». Neppure Zaia, che pure raccontano ci abbia provato a lungo, è riuscito a dissuaderl­o. Il vitalizio? «Non c’entra nulla, anche perché se mai dovessero arrivare delle sforbiciat­e, mi verrebbero applicate comunque, che io sia dentro o fuori dal consiglio». Conferma il presidente del consiglio, Roberto Ciambetti: «Solo chi non conosce Finozzi può pensare che le sue dimissioni celino un arrière-pensés». E se Zaia lo ringrazia «dal profondo del cuore», tifando ora per il suo nuovo progetto, anche l’opposizion­e gli rende onore, con Stefano Fracasso del Pd: «È sempre stato equilibrat­o, serio, disponibil­e al confronto: auguri».

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