Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Goldin dice stop (per ora) alle mostre-evento
Non ci sarà l’esposizione autunnale: «Troppa emozione da Van Gogh»
Un anno di pausa dalle mostre. Il curatore e studioso trevigiano Marco Goldin ha annunciato uno stop temporaneo dall’attività espositiva. «La mostra su Van Gogh mi ha emotivamente consumato».
Negli occhi ci sono ancora Van Gogh e le imponenti sculture di Rodin, ed è con quelle immagine di grano e cielo, bronzo e gesso – un grande respiro di forme e colori – che Marco Goldin sceglie di interrompere l’attività espositiva di Linea d’ombra. Un anno, forse due. Non è un addio ma l’annuncio arrivato ieri, per mezzo di una lettera aperta firmata dal curatore e critico d’arte trevigiano, è stato un momento di sorpresa e incredulità. «Non è una decisione improvvisa o dettata dal caso – ha spiegato – bensì molto meditata nell’ultimo anno. Non sono in astratto stanco di fare mostre, ho scelto di dedicarmi ad altro per un po’, per riordinare le idee, per vivere in altro modo tutte quelle emozioni che da sempre mi muovono. La mostra su Van Gogh, un artista che non ha mai avuto timore di dire l’immensità e la sacralità della vita, mi ha emotivamente coinvolto e consumato, dovevo rifiatare. Era come se troppa vita fosse rimasta impigliata tra le maglie del destino».
Dopo 35 anni, oltre 400 mostre e 11 milioni di spettatori che l’hanno seguito in tante città e regioni d’Italia, Marco Goldin si mette nuovamente in gioco: non abbandona l’arte, che rimane il filo conduttore di una vita dedicata alla pittura e alle espressioni dell’anima, ma la tratterà
Il curatore trevigiano Uno spettacolo sull’impressionismo, in autunno uscirà il primo romanzo
con mezzi diversi come il teatro, la scrittura e il cinema. A novembre inizierà una tournée con il racconto-spettacolo «La grande storia dell’impressionismo», accompagnato dalle musiche originali di Remo Anzovino e prodotto da International Music and Arts, Linea d’ombra e Gruppo Baccini.
Goldin sarà co-sceneggiatore di un docufilm che uscirà nell’aprile 2019, nel quale saranno ripercorsi gli ultimi anni della vita di uno dei più importanti e ammirati pittori di fine Ottocento. E allo stesso artista Goldin dedicherà il suo primo romanzo, in uscita quest’autunno, in concomitanza con il tour nei teatri. Tutti gli indizi portano a pensare che si tratti di Paul Gauguin, maestro del colore che più di qualche volta è entrato fra i capolavori che Linea d’ombra è riuscita a riunire in un’unica grande casa della bellezza.
Da pochi giorni Goldin ha chiuso con quasi 70 mila visitatori la sua prima mostra interamente dedicata alla scultura e ad Auguste Rodin a Treviso; solo qualche settimana prima aveva raccolto il successo da 446 mila spettatori dell’esposizione dedicata a Van Gogh, in Basilica a Vicenza, che seguiva di un anno le straordinarie Storie dell’Impressionismo, capaci di richiamare 333 mila persone a Treviso. Ma è tempo di dire stop.
A tre ore dall’annuncio di questa ponderata pausa di riflessione, il server di Linea d’ombra è stato inondato di commenti, calorosi ringraziamenti e affettuosi arrivederci. «Non mancheranno le occasioni di poterci rivedere nei prossimi mesi, parlando di pittura – ha scritto Goldin -, in questo caso in un teatro, in libreria o in una sala cinematografica, mettendo insieme parole, immagini e musica».
A un lettore attento non sfugge che l’annuncio di Goldin è arrivato pochi giorni dopo che, nelle ultime due città che l’hanno accolto a braccia aperte, le elezioni comunali hanno portato uno stravolgimento politico: Giovanni Manildo a Treviso e Achille Variati a Vicenza hanno ceduto il passo ad amministrazioni nuove. Si tratta tuttavia solo di una coincidenza temporale, spiega Goldin: «La decisione era già stata presa un mese e mezzo fa ma per un mio garbo avevo scelto di posticiparne la comunicazione a mostre concluse». I progetti nei quali si è impegnato, oltre a portarlo lontano da casa, richiederanno una totale dedizione in termini di tempo ed energie.
Ha rifiutato un’offerta per questo autunno ma nel cassetto, ha ancora tante idee che sogna un giorno di sviluppare e trasformare in una, due, dieci mostre: «Ascolterò di certo sempre con piacere chi avrà da propormi qualcosa di bello, magari qualcosa di nuovo, da far diventare un racconto. Qualcosa in cui credere, nella quale l’anima si possa riconoscere».