Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
L’ONDA DELLA PESTE BIANCA
La peste bianca non ci abbandona, continua ad insistere. In Italia come in Veneto. L’espressione peste bianca è di uno storico francese che la coniò alla metà degli anni settanta per indicare la crisi demografica. Infatti, a differenza della peste nera, che si vedeva e si sentiva (le campane, i grandi fuochi che bruciavano gli oggetti infettati, i tentativi di isolamento), la peste bianca è invisibile ed indolore. Anzi, nel breve termine nemmeno si scorge. Così è la demografia: lentamente, silenziosamente ma inesorabilmente cambia i connotati di una società. E correggerla diventa poi difficile, talvolta proprio impossibile. Ancora una volta sono i nuovi dati dell’Istat relativi al 2017 a dirci come i numeri della popolazione siano cambiati; e numero dopo numero, il profilo stesso della nostra identità. In sintesi, due numeri hanno il segno meno e due il segno più. Ha il segno meno innanzitutto il numero del «quanti siamo», dato che continuiamo a rimpicciolirci. In un anno l’Italia ha perso 105 mila persone, il Veneto 2.500 circa. E poi calano ancora le nascite (nuovo minimo storico dall’Unità ripete l’Istat, e probabilmente lo dirà ancora a lungo, viste le previsioni): scendono di 15 mila unità in Italia, di quasi 1.300 in Veneto (nonostante qui un quinto dei nati sia da genitori stranieri). Naturalmente crescono i decessi: l’avverbio è giustificato dal fatto che una popolazione che invecchia, pur longeva, ha un tasso di mortalità ovviamente crescente.
Èda rilevare che solo nella provincia di Bolzano avviene il «miracolo» di una differenza nati-morti positiva, semplicemente a causa di una natalità ancora un po’ vivace. Per il resto del paese invece la differenza nati-morti è negativa e tale rimarrà, probabilmente ampliandosi a causa di una forbice che vede i primi scendere ed i secondi crescere fisiologicamente. Infine il secondo numero con il segno più è dato dai movimenti migratori dall’estero, che hanno ripreso a salire anche se con moderazione (in Veneto circa 3 mila unità in più rispetto all’anno prima). Tuttavia snocciolare i dati anno per anno non permette di cogliere in tutta la sua ampiezza e gravità la peste bianca di cui si parlava. Che invece emerge bene semplicemente comparando periodi un po’ più lunghi. Ad esempio: in Veneto negli ultimi cinque anni gli anziani (sopra i 65 anni) sono cresciuti di quasi il 9 per cento ed i grandi anziani sopra gli 80 anni di quasi il 13 (è l’effetto longevità). Ma se prendiamo la fascia di età 25-44 anni – quella più «utile», produttiva e vitale per molti aspetti facilmente comprensibili – dobbiamo registrare una contrazione dell’11 per cento in soli cinque anni. In questo semplice dato percentuale con il segno meno stanno non solo tutti i problemi demografici attuali ma anche la causa di quelli futuri.