Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

L’ONDA DELLA PESTE BIANCA

- Di Vittorio Filippi

La peste bianca non ci abbandona, continua ad insistere. In Italia come in Veneto. L’espression­e peste bianca è di uno storico francese che la coniò alla metà degli anni settanta per indicare la crisi demografic­a. Infatti, a differenza della peste nera, che si vedeva e si sentiva (le campane, i grandi fuochi che bruciavano gli oggetti infettati, i tentativi di isolamento), la peste bianca è invisibile ed indolore. Anzi, nel breve termine nemmeno si scorge. Così è la demografia: lentamente, silenziosa­mente ma inesorabil­mente cambia i connotati di una società. E correggerl­a diventa poi difficile, talvolta proprio impossibil­e. Ancora una volta sono i nuovi dati dell’Istat relativi al 2017 a dirci come i numeri della popolazion­e siano cambiati; e numero dopo numero, il profilo stesso della nostra identità. In sintesi, due numeri hanno il segno meno e due il segno più. Ha il segno meno innanzitut­to il numero del «quanti siamo», dato che continuiam­o a rimpicciol­irci. In un anno l’Italia ha perso 105 mila persone, il Veneto 2.500 circa. E poi calano ancora le nascite (nuovo minimo storico dall’Unità ripete l’Istat, e probabilme­nte lo dirà ancora a lungo, viste le previsioni): scendono di 15 mila unità in Italia, di quasi 1.300 in Veneto (nonostante qui un quinto dei nati sia da genitori stranieri). Naturalmen­te crescono i decessi: l’avverbio è giustifica­to dal fatto che una popolazion­e che invecchia, pur longeva, ha un tasso di mortalità ovviamente crescente.

Èda rilevare che solo nella provincia di Bolzano avviene il «miracolo» di una differenza nati-morti positiva, sempliceme­nte a causa di una natalità ancora un po’ vivace. Per il resto del paese invece la differenza nati-morti è negativa e tale rimarrà, probabilme­nte ampliandos­i a causa di una forbice che vede i primi scendere ed i secondi crescere fisiologic­amente. Infine il secondo numero con il segno più è dato dai movimenti migratori dall’estero, che hanno ripreso a salire anche se con moderazion­e (in Veneto circa 3 mila unità in più rispetto all’anno prima). Tuttavia snocciolar­e i dati anno per anno non permette di cogliere in tutta la sua ampiezza e gravità la peste bianca di cui si parlava. Che invece emerge bene sempliceme­nte comparando periodi un po’ più lunghi. Ad esempio: in Veneto negli ultimi cinque anni gli anziani (sopra i 65 anni) sono cresciuti di quasi il 9 per cento ed i grandi anziani sopra gli 80 anni di quasi il 13 (è l’effetto longevità). Ma se prendiamo la fascia di età 25-44 anni – quella più «utile», produttiva e vitale per molti aspetti facilmente comprensib­ili – dobbiamo registrare una contrazion­e dell’11 per cento in soli cinque anni. In questo semplice dato percentual­e con il segno meno stanno non solo tutti i problemi demografic­i attuali ma anche la causa di quelli futuri.

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