Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Riparte anche l’edilizia Grandi opere sotto esame, costruttori preoccupati
Spesa su del 2% nel 2018. Salmistrari: «Sì a Tav e Pedemontana»
VENEZIA Anche l’edilizia rivede per la prima volta la ripresa. Gli investimenti sono previsti in aumento nel 2018 del 2%. Lo sostengono i costruttori Ance: a reggere il comparto, oltre alle ristrutturazioni abitative, anche quelle sui capannoni delle aziende. Ma il presidente dell’associazione costruttori, Giovanni Salmistrari ( foto), è preoccupato per la revisione delle grandi opere.
PADOVA «Per far continuare a correre la locomotiva Nordest servono strade, ferrovie e opere che fanno circolare le merci delle nostre aziende. Non basta dire che verranno esaminate una per una le grandi infrastrutture. E, anzi, questo ci preoccupa». A dare voce alle ansie sul futuro delle grandi infrastrutture venete, prime fra tutte Pedemontana e Tav, è Giovanni Salmistrari, presidente di Ance Veneto, e l’occasione è stata la a presentazione del rapporto congiunturale sull’industria delle costruzioni, ieri a Padova.
Salmistrari parla dopo la linea dettata domenica dal ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, dopo che venerdì l’Ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, all’assemblea fondativa di Assindustria Veneto, dell’interesse dela banca a investire nelle infrastrutture venete: «Prendiamo atto. Ma su Pedemontana Veneta e Tav Brescia-Padova è in corso l’analisi costi-benefici per valutare la sostenibilità effettiva dal punto di vista economico e ambientale». Dichiarazioni che hanno alzato dubbi. Dice Salmistrari: «Mi auguro che i programmi vengano mantenuti. Le opere come Pedemontana e Tav vanno realizzate perché necessarie. Non c’è bisogno di una valutazione ideologica, ma la consapevolezza che queste infrastrutture sono strategiche».
E nel report presentato ieri, per la prima volta dopo dieci anni torna a comparire un segno positivo. Da quando, nell’ormai lontano 2008, il settore edilizio è entrato in crisi, portando alla chiusura di 12.400 imprese e alla perdita di circa centomila posti di lavoro, nel 2017 si è registrata una crescita dello 0,3% negli investimenti, rispetto ai 12,5 miliardi del 2006. Piccolo segnale di incoraggiamento che dovrebbe consolidarsi, visto che la previsione per il 2018 è di un +2%. Un segno positivo per la prima volta di una minima consistenza. «A trainare la ripresa – ha specificato Flavio Monosilio, direttore del Centro studi Ance – sono due settori: la riqualificazione delle costruzioni non residenziali private, cioè i capannoni che vengono ampliati e ristrutturati (che nel 2018 salirà del 3,2%, dopo un incremento dell’1% rispetto ai 3,6 miliardi di investimenti del 2016), ma anche la ristrutturazione delle abitazioni private, grazie soprattutto agli incentivi ecobonus». Il valore degli investimenti nelle ristrutturazioni, cresciuto dell0 0,7% nel 207 rispetto ai 4,8 miliardi del 2016, è previsto in salita dell’1,3% quest’anno ed è ormai il 40% dell’intero valore del settore.
Non mancano, però, i tasti dolenti, soprattutto sulle opere pubbliche: nel 2016 erano stati investiti in Veneto 1,8 miliardi, scesi nel 2017 dell’1,4%. «Questi lavori incidono per un quinto sul settore – ha spiegato Salmistrari -, una fetta importante, ma non solo dal punto di vista economico, bensì anche di incoraggiamento che possono dare al privato per investire. Eppure sono frenate da un codice degli appalti sempre più stringente». Inoltre, sottolinea l’Ance, c’è grande difficoltà anche nell’utilizzare i fondi strutturali europei.
«Basti vedere che del Programma operativo regionale del Fondo europeo di sviluppo regionale, a dicembre 2017, in Veneto risultavano spesi 110,2 milioni, solo l’8,1% – ha aggiunto Salmistrari -. In particolare, appare preoccupante il risultato relativo al Programma operativo regionale del Fesr, dove sono maggiormente concentrate le risorse per le infrastrutture, che a fronte di una dotazione di oltre 600 milioni di euro ha registrato un livello di spesa pari a soli 9,7 milioni. Va eliminato il gap tra risorse disponibili e capacità di spesa che frena lo sviluppo del Veneto. Anche se c’è una disponibilità crescente di risorse pubbliche, circa 46 milioni, nel 2017 la spesa in conto capitale dei Comuni veneti si è ridotta del 21%. E la tendenza per l’anno in corso non pare migliorare, registrando un’ulteriore riduzione dell’8%». Un caso di inefficienza della spesa regionale, infine, è sui programmi per il rischio idrogeologico. A quasi 8 anni dalla firma dell’accordo per un piano straordinario con nuove opere e manutenzioni ordinaria e straordinaria per 59,3 milioni risultano ancora da mettere in cantiere 16 interventi per 14 milioni di euro.
Non c’è bisogno di valutazioni ideologiche, si tratta di cantieri strategici