Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il prof aggredito vuole andarsene «Poco tutelato»
La preside: «Pretestuoso, lo chiese ad aprile»
TREVISO Giuseppe Falsone, il prof picchiato da un genitore rom, ha chiesto il trasferimento in un altro istituto. L’alunno è stato promosso. Lui: «Messaggio sbagliato». La preside: «Pretestuoso».
PAESE (TREVISO) Di solito sono le bocciature o le insufficienze a far scattare la rabbia. Stavolta è una promozione: quella di uno studente di scuola media trevigiano, il cui padre aveva aggredito un insegnante nell’atrio dell’istituto. «Passa un messaggio educativo sbagliato» ha detto il docente, Giuseppe Falsone, che ha chiesto il trasferimento in un altro istituto. Se ne vuole andare perché, dice, «la scuola non mi ha tutelato».
La storia era diventata nota sei mesi fa: a dicembre il padre e il fratello maggiore del ragazzino, di etnia rom, si erano presentati alle «Casteller» di Paese per «dare una lezione» al professore di matematica che secondo loro aveva umiliato l’alunno. Falsone aveva spiegato di avergli solo messo una mano sulla spalla perché non voleva uscire per la ricreazione ma sono arrivati spintoni e schiaffi e una polemica che ha investito una scuola modello.
«L’istituto si è rifiutato di prendere provvedimenti contro il ragazzo – continua Falsone - mi aspettavo che almeno lo invitassero a chiedere scusa, dato che l’azione della famiglia era nata da una bugia. Così non è stato, è stato assolto del tutto. Non mi accanisco contro il ragazzino ma gli abbiamo insegnato che può contrastare i professori e ottenere gli stessi risultati dei compagni che si comportano bene». Pochi giorni fa l’alunno è stato promosso e questo ha scatenato l’ira di Falsone. «In caso di risposta negativa alla richiesta di trasferimento – dice - continuerò a lavorare a Paese, gli insegnanti devono essere un esempio fino in fondo, non quando fa comodo. Ma mi auguro che venga concesso, ci sono delle motivazioni solide».
La versione dell’istituto è diversa ed è nelle pesate parole della dirigente Paola Rizzo: «La richiesta di trasferimento poteva essere fatta fra il 3 e il 26 aprile, prima dell’esito scolastico. È quindi pretestuoso collegare la decisione al risultato degli scrutini. L’organo preposto alla valutazione degli alunni, in autonomia, è il consiglio di classe il quale si esprime rispetto all’andamento dell’alunno in maniera complessiva, nell’arco dell’intero anno». E sottolinea: «Gli alunni non possono rispondere per le azioni dei loro genitori». Parafrasato: lo studente non poteva essere bocciato solo per l’aggressione compiuta da suo padre.
La scuola media, ieri, affrontava gli esami dei ragazzi di terza e la tensione creata dalle affermazioni di Falsone ha lasciato un segno profondo, perché lede l’immagine di un istituto con riconosciuti meriti di integrazione e buoni risultati. «Rimane una grandissima amarezza e un’ulteriore conferma dello stato di difficoltà in cui versa la scuola – ha detto il professore - verso i colleghi che hanno avallato un comportamento sbagliato e per essere incappato in un ambiente che non mi ha tutelato». Su Falsone pesa anche una denuncia della famiglia per aver picchiato lo studente e avergli provocato danni psicologici.
L’istituto si è rifiutato di prendere provvedimenti contro quel ragazzo