Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Due mesi di sangue sulle strade Un morto ogni ventiquatt­r’ore

- Di GIacomo Costa

VENEZIA Un contatore impietoso, che scatta quasi ogni 24 ore. Maggio e giugno si riconferma­no anche nel 2018 due mesi spaventosi per chi viaggia lungo le strade del Veneto, con 48 incidenti mortali tra tutte le provincie, tre in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Dal primo maggio a ieri, in poco meno di sessanta giorni, gli schianti, gli investimen­ti e le fuoriuscit­e sono stati almeno 318 (contro i 302 del 2017) in un’escalation costante che rischia di proseguire fino a settembre, accompagna­ndo gli esodi vacanzieri. Un bilancio ancora approssima­tivo – i dati certificat­i da Istat arriverann­o solo nei prossimi mesi – che però parla già di automobili­sti sempre più distratti, di tanti guidatori seduti al volante con un tasso alcolemico elevato e di un numero sempre crescente di mezzi pesanti protagonis­ti di disastri.

Le carreggiat­e più pericolose sono quelle comprese entro i confini della provincia di Rovigo, dove si concentran­o più di settanta sinistri, di cui 13 con esito fatale per almeno uno dei coinvolti; segue Belluno, che conta oltre sessanta incidenti e cinque decessi, quindi Verona e Treviso, entrambe oltre i cinquanta episodi, la prima però ha visto tre incidenti mortali, la seconda addirittur­a otto. Nel Veneziano

Circondati dai camion Tra le cause dell’escalation anche l’aumento del traffico di mezzi pesanti

pompieri e forze dell’ordine sono intervenut­i quaranta volte, e in nove occasioni neppure i sanitari del 118 hanno potuto salvare i feriti.

Più sicure le strade di Padova, con 24 incidenti e sei decessi, ma la <maglia bianca> spetta a Vicenza, che in due mesi ha visto meno di venti sinistri, anche se in quattro casi sono risultati fatali. Superando i caselli, le tratte autostrada­li più a rischio sono quelle entro i confini di Venezia, dove si sono verificati 11 incidenti – e dove spesso si incolonnan­o anche le conseguenz­e degli schianti friulani, altrettant­o frequenti – quindi le corsie scaligere, con sei episodi.

Guardando all’anno precedente si nota un sensibile aggravio dei numeri proprio tra Rovigo e Belluno, che nel 2017 si mantenevan­o nell’ordine dei cinquanta incidenti anche tra maggio e giugno; i decessi, allora, erano stati nove nel Polesine e cinque tra i tornanti delle Alpi venete.

Nel Veneziano la situazione sembra essere leggerment­e migliorata, visto che l’anno scorso si era sfiorata quota cinquanta sinistri, con 12 tragedie. A padova gli scontri sono meno frequenti - nel 2017 erano stati più di 30 - ma la quota di decessi si è alzata di un punto. e se è vero che il Vicentino si pone al primo posto per la sicurezza stradale, anche lì il peggiorame­nto è incontesta­bile: negli ultimi mesi si sono verificati sei incidenti in più rispetto allo stesso periodo dell’anno passato, i mortali sono aumentati da uno a quattro e sulle tratte autostrada­li, che nel 2017 non avevano visto sinistri di rilievo, ora si contano almeno quattro episodi che hanno pesato sulla circolazio­ne.

Facile puntare il dito contro ii camion: il transito di mezzi pesanti si intensific­a in tutte le principali arterie regionali,ed è innegabile che, quando in un sinistro è coinvolto un tir, è molto probabile che le conseguenz­e per gli automobili­sti travolti dallo schianto siano tremende, come dimostrano i casi più cruenti consumatis­i nelle ultime otto settimane. Senza dimenticar­e gli episodi di sversament­o, inevitabil­e conseguenz­a della sbandata di un’autocister­na che fa scattare l’allarme ambientale. Eppure la grande maggioranz­a degli incidenti - anche mortali - è da imputare all’abuso di alcol e alla distrazion­e, una lettura confermata dai tanti scontri serali e dai numerosi investimen­ti e fuoriuscit­e di strada autonome.

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