Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Fondo rimborsi, ora basta la firma del ministro
Via libera ai decreti attuativi. Treviso, faccia a faccia tra Sga, Intesa e soci
Il Consiglio di Stato ha restituito a Palazzo Chigi, con tanto di approvazione, i decreti attuativi per il fondo rimborsi da 100 milioni agli ex soci truffati delle vecchie Popolari. Ora manca solo la firma del nuovo ministro.
TREVISO Intesa Sanpaolo non sia troppo rigida nell’applicare le sue regole perché qui c’è in gioco la coesione sociale di un territorio. La moral suasion è arrivata ieri dal Prefetto di Treviso, Laura Lega, la quale ha convocato attorno al tavolo, oltre alle associazioni dei risparmiatori delle ex popolari venete, anche i delegati delle attuali «controparti», cioè Intesa Sanpaolo e la Sga, e rappresentanti delle diocesi del Trevigiano. Per parlare di patrimoni svaniti, naturalmente, e fotografare il momento a un anno dall’assorbimento delle parti profittevoli di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza da parte dell’istituto nazionale, mentre la componente problematica, come noto, è finita alle liquidazioni e alla Sga. Ma anche per sottolineare come, oltre ogni tecnicismo e tatticismo, c’è una società con molte ferite, nella quale vibrano malesseri non sedati.
Per questo, ovviamente nel limite del possibile, è il pensiero di Lega, è bene provare a osservare un po’ il mondo senza la griglia dei numeri. «Non ci siamo mai sottratti al confronto con i risparmiatori ha replicato Renzo Simonato, direttore regionale di Intesa per il Triveneto - e per quanto riguarda la composizione dei rapporti con i clienti sconfinati (quelli che avevano ricevuto dalle ex popolari degli affidamenti-ponte in attesa di vendere le azioni e che ora, scomparsi gli istituti, si trovano nelle condizioni di doverli ritornare ad Intesa con interessi elevati, ndr), li stiamo incontrando tutti, uno per uno, per valutare condizioni praticabili sulla base delle loro effettive capacità di restituzione». Per le truffe delle ex popolari, in pratica, Intesa non può rispondere. E nemmeno può accettare di essere chiamata in contenziosi giudiziari, come invece hanno riconosciuto almeno due giudici. «Il nostro fondo di ristoro da 100 milioni è stato congelato - prosegue Simonato, ribadendo il concetto sottolineato dall’Ad Carlo Messina una settimana fa – in attesa che la situazione si chiarisca». Ovvero che ci sia la certezza che mai Intesa sarà chiamata in un tribunale.
Sull’altro fondo da 100 milioni, quello governativo approvato nella passata legislatura, le associazioni intanto si dividono. Proprio ora che, come ha spiegato ieri lo stesso prefetto, il Consiglio di Stato ha restituito a Palazzo Chigi, con tanto di approvazione, i decreti attuativi ai quali manca solo la firma del ministro. Con ordine cronologico si potrebbe cominciare a ristorare i primi della lista e contare in un rifinanziamento del serbatoio attraverso i conti dormienti dell’intero sistema del credito. Ma a contestare strumento e criterio sono le sigle del Coordinamento di don Enrico Torta. «Ci vorrebbe troppo tempo - insiste Andrea Arman, avvocato di riferimento e noi chiediamo al governo di azzerare la legge precedente e di restituire tutto a tutti subito perché è stata la politica, non vigilando, a calpestare il diritto costituzionale alla tutela del risparmio».
Questo mentre si apre un altro fronte di discussione e di incertezza. Se la magistratura di Treviso ha dichiarato l’insolvenza di Veneto Banca prima del 25 giugno 2017, è l’interrogativo, i commissari liquidatori saranno tenuti a pretendere la restituzione delle somme oggetto della transazione della primavera precedente (il 15% in cambio della rinuncia a contenziosi)? «Tecnicamente ci sono tutti i presupposti» è l’interpretazione di più esperti, ma è difficile immaginare decine di migliaia di ingiunzioni di rientro. A meno di voler innescare, questa volta sì, una ribellione.
Laura Lega
Intesa non sia troppo rigida: in gioco c’è la coesione sociale
Simonato I clienti sconfinati? Valutiamo in base alle loro possibilità