Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
La Regione: spesi 5 milioni per curare i profughi La Caritas: no alla Salute come arma di paura
VENEZIA Cinque milioni di euro. È quanto ha speso finora la Sanità veneta per i profughi inviati nella nostra regione. La stima, per quanto sommaria, comprende i tre milioni e 844mila euro sborsati per la sola prevenzione sanitaria ai migranti, ai quali - avverte Palazzo Balbi - occorre aggiungere «altri costi non quantificabili con precisione», come la verifica igienico-sanitaria delle strutture d’accoglienza, gli antibiotici, gli antiparassitari, o le attività dei Distretti per il rilascio delle tessere sanitarie.
A fare i conti è stata la Direzione Prevenzione della Regione che indica, a tutt’oggi, la presenza di 11.360 persone censite e ospitate nelle strutture di accoglienza che hanno ricevuto assistenza. Da maggio 2015 a aprile 2018, la nostra Sanità ha effettuato sui migranti 29mila visite di prevenzione e 13mila specialistiche, oltre a 14mila prestazioni e 42.100 vaccini.
Le stime offrono l’occasione al governatore Luca Zaia per tornare sul dibattito innescato dal vicepremier (e leader della Lega) Matteo Salvini, che punta a ridiscutere gli accordi internazionali sull’accoglienza dei migranti. «Questi numeri fa notare il presidente della Regione - sono una risposta
Luca Zaia
Questo modello di arrivi innesca problemi anche di assistenza sanitaria e relativi costi
inappellabile a chi si ostina a sostenere che l’immigrazione non è un problema. In Veneto curiamo tutti, a prescindere dal colore della pelle, dal credo religioso, dalle scelte sentimentali, senza escludere nessuno». Lo spartiacque però, secondo Zaia, dev’essere il diritto o meno a rimanere in Italia. «Non abbiamo mai avuto nulla da eccepire sulla necessità di assistere chi fugge da persecuzioni, malattie e morte spiega - ma un conto è aiutare i sofferenti e un altro è occuparsi della salute di tutto il mondo senza un minimo di discernimento. Tanto più in una congiuntura che vede mezzo milione di veneti che faticano a sbarcare il lunario e milioni di residenti in Italia in condizioni di povertà». Fin qui le premesse, che offrono il gancio al governatore per dire che «questo modello di arrivi indiscriminati non va bene: innesca problemi, con difficoltà di integrazione, di lavoro e, non ultima, di assistenza sanitaria e relativi costi».
Per dare un’idea del fenomeno, Palazzo Balbi ha diffuso anche una comparazione, stando alla quale «un anno di spesa per la prevenzione rivolta agli 11.360 stranieri è costato 181mila euro in più dell’intero budget annuale del Servizio d’igiene e sanità pubblica di Chioggia».
Il responsabile Triveneto della Caritas, don Marino Callegari, avverte: «Mettere in relazione la povertà diffusa e i costi dell’accoglienza è sbagliato perché rischia di creare confusione, facendo passare il messaggio che l’indigenza dei veneti sia causata dai migranti, cosa non vera: i poveri purtroppo esistevano ben prima dell’arrivo dei barconi. La Salute come arma di paura forse può “pagare” politicamente, ma significa utilizzare dei parametri scorretti. Senza contare che le tasse versate dagli stranieri che lavorano nella nostra regione coprono certamente quei 5 milioni spesi per curare i migranti».