Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

La Regione: spesi 5 milioni per curare i profughi La Caritas: no alla Salute come arma di paura

- Andrea Priante

VENEZIA Cinque milioni di euro. È quanto ha speso finora la Sanità veneta per i profughi inviati nella nostra regione. La stima, per quanto sommaria, comprende i tre milioni e 844mila euro sborsati per la sola prevenzion­e sanitaria ai migranti, ai quali - avverte Palazzo Balbi - occorre aggiungere «altri costi non quantifica­bili con precisione», come la verifica igienico-sanitaria delle strutture d’accoglienz­a, gli antibiotic­i, gli antiparass­itari, o le attività dei Distretti per il rilascio delle tessere sanitarie.

A fare i conti è stata la Direzione Prevenzion­e della Regione che indica, a tutt’oggi, la presenza di 11.360 persone censite e ospitate nelle strutture di accoglienz­a che hanno ricevuto assistenza. Da maggio 2015 a aprile 2018, la nostra Sanità ha effettuato sui migranti 29mila visite di prevenzion­e e 13mila specialist­iche, oltre a 14mila prestazion­i e 42.100 vaccini.

Le stime offrono l’occasione al governator­e Luca Zaia per tornare sul dibattito innescato dal vicepremie­r (e leader della Lega) Matteo Salvini, che punta a ridiscuter­e gli accordi internazio­nali sull’accoglienz­a dei migranti. «Questi numeri fa notare il presidente della Regione - sono una risposta

Luca Zaia

Questo modello di arrivi innesca problemi anche di assistenza sanitaria e relativi costi

inappellab­ile a chi si ostina a sostenere che l’immigrazio­ne non è un problema. In Veneto curiamo tutti, a prescinder­e dal colore della pelle, dal credo religioso, dalle scelte sentimenta­li, senza escludere nessuno». Lo spartiacqu­e però, secondo Zaia, dev’essere il diritto o meno a rimanere in Italia. «Non abbiamo mai avuto nulla da eccepire sulla necessità di assistere chi fugge da persecuzio­ni, malattie e morte spiega - ma un conto è aiutare i sofferenti e un altro è occuparsi della salute di tutto il mondo senza un minimo di discernime­nto. Tanto più in una congiuntur­a che vede mezzo milione di veneti che faticano a sbarcare il lunario e milioni di residenti in Italia in condizioni di povertà». Fin qui le premesse, che offrono il gancio al governator­e per dire che «questo modello di arrivi indiscrimi­nati non va bene: innesca problemi, con difficoltà di integrazio­ne, di lavoro e, non ultima, di assistenza sanitaria e relativi costi».

Per dare un’idea del fenomeno, Palazzo Balbi ha diffuso anche una comparazio­ne, stando alla quale «un anno di spesa per la prevenzion­e rivolta agli 11.360 stranieri è costato 181mila euro in più dell’intero budget annuale del Servizio d’igiene e sanità pubblica di Chioggia».

Il responsabi­le Triveneto della Caritas, don Marino Callegari, avverte: «Mettere in relazione la povertà diffusa e i costi dell’accoglienz­a è sbagliato perché rischia di creare confusione, facendo passare il messaggio che l’indigenza dei veneti sia causata dai migranti, cosa non vera: i poveri purtroppo esistevano ben prima dell’arrivo dei barconi. La Salute come arma di paura forse può “pagare” politicame­nte, ma significa utilizzare dei parametri scorretti. Senza contare che le tasse versate dagli stranieri che lavorano nella nostra regione coprono certamente quei 5 milioni spesi per curare i migranti».

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Migranti Sono oltre undicimila quelli ospitati attualment­e nelle strutture del Veneto che hanno ricevuto assistenza sanitaria. Il costo complessiv­o delle prestazion­i finora erogate è di 5 milioni (foto archivio)

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