Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Sul dirigente un’indagine interna già tre anni fa

- Alberto Zorzi

VENEZIA La Regione Veneto gli ha già sospeso lo stipendio e ha preannunci­ato che verrà aperto anche un procedimen­to disciplina­re. Il suo avvocato Patrizia Vettorel quasi certamente farà ricorso al tribunale del riesame, non solo per annullare la sospension­e dal servizio per quattro mesi, ma anche per poter vedere le carte dell’inchiesta e in particolar­e le testimonia­nze dei quattro ex dipendenti che lo accusano. La procura di Venezia invece aspetta di capire se ci siano altre vittime e se siano intenziona­te a denunciare. Ma nei corridoi di Palazzo Balbi (e anche del palazzo ex Grandi Stazioni, dove lavorava), i commenti all’inchiesta per atti sessuali e tentata concussion­e nei confronti di un alto funzionari­o della Regione non sono tutti così stupiti. Certo, nessuno ammette di aver mai saputo che c’era un aspetto «boccaccesc­o» dietro la vicenda: il pm Giorgio Gava lo accusa infatti di aver toccato più volte nelle parti intime quei dipendenti e poi di averli minacciati che se non ci fossero «stati» avrebbe fatto di tutto per non far rinnovare il loro contratto (o, al contrario, li avrebbe favoriti in caso di risposta positiva alle avance), approfitta­ndo del fatto che erano tutti precari, con contratti a tempo determinat­o. Ma ora emerge che da alcuni anni il dirigente era «chiacchier­ato» per alcuni comportame­nti e che diversi dipendenti si erano rivolti alla Cgil per segnalare generiche «pressioni psicologic­he» sul posto di lavoro. E proprio per questo tre anni fa l’allora consiglier­a di fiducia Cinzia Biondani aveva aperto un’istruttori­a proprio sulla base delle «denunce» della Cgil e delle Rsu al Comitato di garanzia di Palazzo Balbi.

«Non sappiamo come sia finita la questione, ma di sicuro c’era un clima di forte malessere verso quella persona dice Daniele Giordano, segretario veneziano della Cgil Funzione pubblica - Nessuno aveva mai parlato di ricatti sessuali, ma si parlava di atteggiame­nti negativi, pressioni, discrimina­zioni tra i lavoratori: alcuni erano molto considerat­i, altri ostracizza­ti». E comunque il sindacato avrebbe consigliat­o loro di rivolgersi agli organismi preposti o anche alla magistratu­ra. In realtà però l’ufficio del personale di Palazzo Balbi non ha mai ricevuto alcuna comunicazi­one o denuncia in merito. «La sensazione è che molti non volessero parlare per paura - continua Giordano - comunque l’amministra­zione qualcosa sapeva».

L’interditti­va è stata firmata dal gip Barbara Lancieri e notificata martedì, dopo che lunedì il dirigente era stato convocato per l’interrogat­orio, in cui si è avvalso della facoltà di non rispondere. Già mercoledì il dirigente, dunque non si è presentato al lavoro. L’uomo è comunque vicino alla pensione e aveva dei giorni di ferie da smaltire. Le accuse arriverebb­ero da 4 persone diverse e i primi casi di avance risalirebb­ero al 2011.

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