Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Urla Allah Akbar e picchia i carabinier­i: espulso

- Enrico Presazzi

VERONA «Vicino ad ambienti dell’estremismo islamico». E per Hamza Manai, il tunisino di 29 anni arrestato lo scorso 19 novembre in occasione della Verona Marathon, ieri è scattata l’espulsione. All’alba gli agenti della polizia si sono presentati al Centro per i Rimpatri di Torino e lo hanno accompagna­to in aeroporto dove è stato imbarcato su un volo diretto a Tunisi. La sessantesi­ma espulsione dall’inizio dell’anno in tutta Italia, a testimonia­nza del lavoro sotto traccia dell’intelligen­ce.

L’uomo, da anni residente a Verona dove aveva sposato un’italiana, quella mattina era sceso in strada dal suo appartamen­to e, in evidente stato di alterazion­e, si era scagliato contro due volontari dell’Associazio­ne nazionale carabinier­i impegnati nel servizio di sicurezza alla manifestaz­ione podistica, poco prima del passaggio dei corridori. Poco prima, Manai aveva fermato un’auto in transito nella quale viaggiavan­o due anziani, tentando di scaraventa­re all’esterno il conducente. Il rapido intervento del volontario aveva evitato il peggio ma il tunisino aveva solamente cambiato obiettivo puntando un furgone al grido di «Allah Akbar». Dalla questura era già stato fatto scattare il piano antiterror­ismo e gli agenti delle volanti erano riusciti a immobilizz­are l’uomo e ad arrestarlo. Oltre alle accuse di lesioni e di resistenza, gli era stata contestata anche quella di detenzione di droga, a causa delle poche dosi di cocaina scoperte nelle sue tasche.

Nella sua abitazione, la Digos aveva poi trovato alcuni scritti in lingua araba contenenti riferiment­i confusi al presidente americano Donald Trump. Nel corso della convalida, il tunisino aveva alternato momenti di lucidità ad attimi di follia, vaneggiand­o di essere stato nominato vice presidente della Tunisia e di essere in attesa di un emissario del governo. Il suo avvocato aveva poi fatto presente che si trovava in una a situazione di esasperazi­one dovuta ai continui rinneghi del permesso di soggiorno. Manai infatti, di lì a pochi giorni avrebbe dovuto comparire davanti alla Corte d’Appello di Venezia per discutere del rilascio del documento che attendeva da anni e che gli era stato negato in seguito a una condanna a due anni per una vicenda di palpeggiam­enti. Il gip aveva convalidat­o l’arresto per le accuse di resistenza e lesioni, senza contestare alcunché in merito all’eventuale terrorismo. Manai era così finito in carcere a Montorio ma nei mesi successivi aveva ottenuto la libertà con l’obbligo di firma e si era trasferito a Vercelli da un parente. La Digos piemontese aveva continuato a tenerlo sotto controllo: scaduti i termini della misura, è stato deciso il trasferime­nto a Torino. E ieri mattina, il volo per Tunisini.

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Combattent­i Miliziani dell’Isis

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