Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Pedemontana, piano «B» dei grillini da Toninelli filtra irritazione per Zaia
Berti: «Nuovo dossier, meno corsie e compensazione ambientale»
VENEZIA Lega e Movimento 5 Stelle in coabitazione forzata a Roma e platealmente contrapposti in Veneto. E lo scontro ormai quotidiano e sempre più cruento ha per campo di battaglia quella trincea che segna Vicentino e Trevigiano. La Pedemontana (in)felix, al centro del colloquio fra il governatore Luca Zaia e il neo ministro ai Trasporti e alle Infrastrutture Danilo Toninelli (M5S)la scorsa settimana, per i pentastellati veneti è tutt’altro che un fascicolo archiviato. A ridar fuoco alle polveri c’è il capogruppo in Regione, Jacopo Berti, che spara ad alzo zero: «Fonti interne al ministero e molto vicine a Toninelli, narrano di una forte irritazione del ministro per le dichiarazioni di Zaia che ha lasciato intendere come “sia tutto a posto”. Così non è. Toninelli era perplesso dopo l’incontro perché i nostri report sulla sua scrivania raccontano un altro film sulla Pedemontana».
Sia chiaro, non siamo più alle semplici manifestazioni di indignazione via social. Berti annuncia: «Stiamo lavorando col territorio, con i sindaci e con i tecnici per formalizzare una proposta alternativa sulla Pedemontana, una proposta utile e proporzionata alle esigenze del territorio, sostenibile sul piano finanziario ed ambientale. Sarà pronta nel giro di qualche mese e finirà sulla scrivania di Toninelli».
Pentastellati regionali particolarmente zelanti? No, al contrario, si tratta di una modalità di lavoro standard in cui gli avamposti operativi del Movimento sul territorio fanno da collettori delle istanze sul campo per poi trasferirle tramite i famosi dossier al ministro competente.
Berti, da parte sua, preferisce non anticipare troppo ma le premesse racchiudono implicitamente la ratio della «Piano B» pentastellato sulla superstrada. «Abbiamo bisogno di infrastrutture in Veneto? Sì, certo - spiega Berti - ma che abbiano un respiro di 30-40 anni. Nel 2030, quando i veneti staranno ancora pagando i 12,1 miliardi di canone al consorzio Sis, la guida autonoma avrà già rivoluzionato il trasporto di merci e persone. “Cancellare” la Pedemontana a questo punto sarebbe follia. Però, ci sono i margini per ritararla sulla realtà. Non lo dico io, lo dice la Corte dei Conti citando la stima di Bei e Cdp, che prevedeva flussi di traffico di 15mila veicoli al giorno, non certo i 27mila su cui si regge l’ultimo impianto dell’opera. Noi partiamo da lì. E da una seria compensazione ambientale». La parola chiave è riduzione: riduzione del numero di corsie lungo alcuni tratti e la forte messa in discussione di altri, come quello fra Montecchio e Bassano su cui, pare, stiano per essere denunciate nuove discariche legate alle concerie. «Ricordiamo che un’opera passata da 800 milioni agli attuali 3 miliardi. E, in più, abbiamo la certezza che pagheremo 12,1 miliardi per 39 anni di canone. La Pedemontana non è una gatta da pelare che Zaia ha ereditato dall’era Galan, lui ha scelto di agire in continuità con le scelte del duo GalanChisso impiccando i conti regionali».
Capo gruppo M5S
La Regione in continuità con Galan