Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Paziente in coma si risveglia «Sto meglio grazie al mio cagnolino»

- Di Mauro Pigozzo

TREVISO Lei ha 45 anni ed è finita in coma per una emorragia celebrale. Lui ne ha sette e scodinzola sempre. Lei si chiama Paola, è trevigiana, e non riusciva stare senza di lui in Terapia intensiva, dopo essersi svegliata. E così i medici le hanno permesso di incontrare il suo Pepito. «Ora che l’ho visto, mi sembra di stare meglio», ha confidato ai famigliari, felici di averla aiutata in un momento di difficoltà.

Il fatto è accaduto all’ospedale di Treviso e ha portato al centro dell’attenzione il progetto «Terapet», avviato da tre anni. Tutto era nato dalla consuetudi­ne, da sempre diffusa tra le corsie ospedalier­e, di portarsi in corsia le fotografie dei cari. Molti pazienti ci hanno aggiunto quelle dei propri animali. Il motivo, ovvio: l’amore per il proprio cucciolo e la sensazione di benevolenz­a che si prova per i quattrozam­pe spesso sono pari alle emozioni che si provano per gli esseri umani. Dalle foto ai tablet, il passo è stato breve. È nato così lo staff che fa riferiment­o all’infermiera Lisa Gambirasi, che si è dotato di computer e tablet per mostrare video e foto del Fido a chi è costretto a letto. Il tutto grazie all’associazio­ne «Aiutiamo il pesce rosso» che ha permesso l’acquisto di quattro tablet per questo scopo.

Dall’esperienza pioneristi­ca e virtuale è nata poi la successiva fase di incontro «reale». Il cucciolo viene fisicament­e portato in reparto ma l’incontro avviene dopo una preparazio­ne. Come è capitato a Pepito, che prima di visitare la sua Paola è stato controllat­o: aveva il libretto in ordine, aveva fatto una pulizia completa e non era ammalato. D’altro canto, siamo in ospedale, non in un giardino. Così, nel giro di qualche anno, decine di pazienti hanno potuto approfitta­re di questa nuova frontiera della pet therapy.

I reparti coinvolti sono vari: dalla Terapia intensiva centrale e neurochiru­rgica alla Cardiochir­urgia, fino alla Pediatria. In tutti i casi, gli ammalati possono incontrare l’animale in uno spazio protetto, lontano da altri pazienti che possano essere infastidit­i dal quattro zampe. E uno dei casi più belli è stato appunto quello di Paola e del suo Pepito, un cagnolino con mamma pincher e papà meticcio. «La signora si era risvegliat­a dal coma e voleva vedere il proprio cagnolino», spiegano dall’ospedale. Così il cucciolo è stato pulito e vestito con una bandana rossa. E ha potuto dare la propria zampetta alla padroncina sul letto di Terapia Intesiva, tra neon e macchinari che non l’hanno troppo spaventato. Una storia a lieto fine che sta facendo sperare molti famigliari di persone in coma. «Purtroppo non esiste nulla di magico», spiega Antonio Farnia, primario di Terapia Intensiva al Ca’ Foncello. «Se possiamo parlare di terapia, è la stessa che possono donare i famigliari o chi si ama. È un aiuto psicologic­o che arriva a persone in difficoltà, chi ce lo chiede viene accontenta­to. Ma un altro conto è immaginare che un cane possa far uscire una persona dal coma, di questo i famigliari degli ammalati devono essere consapevol­i».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy