Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Grosse koalition» e lista populista si apre la caccia ai candidati del 2020

Le cene del centrosini­stra e gli emissari fucsia che temono l’asse Lega-M5s

- Di Monica Zicchiero

VENEZIA Una lista populista dei delusi dal Pd, una «grosse koalition» tra fucsia e renziani e un’altra tra pentastell­ati e leghisti. Mancano due anni al voto a Venezia e la calma piatta apparente cela un frenetico lavorio alla ricerca di scenari, alleanze, contatti, nomi. Erano passati pochi giorni dalla firma del «contratto» tra Lega e M5s al governo e già alcuni consiglier­i fucsia lanciavano in via informale la proposta: e fare una lista fucsia-renziana in vista delle comunali del 2020? Il timore che l’asse giallo-verde possa rinsaldars­i e portare ad un candidato unico alle comunali di Venezia 2020 in funzione anti-Brugnaro, il tentativo di rinnovare quel sostegno mai formalizza­to e mai ammesso che nel 2015 portò più di qualche «dem» a votare la cordata fucsia, la consapevol­ezza che con la Lega il sindaco non ha ancora sistemato i carichi pendenti (un assessorat­o al commercio vacante, un vicesindac­o sconosciut­o alle sezioni del Carroccio) e che con i 5s la guerra aperta non finirà con un accordo bonario: tutte queste circostanz­e non fanno stare tranquilli i fedelissim­i del sindaco. Alcuni di loro si sono incaricati di un mandato esplorativ­o in cerca di alleati ad ampio raggio, i cui esiti finora sono sconosciut­i. Si sa solo che l’amo lanciato a qualche esponente del Pd ha innescato una reazione eguale e contraria: «A questo punto, cari compagni, ma perché una lista populista non ce la facciamo pure noi? Per battere il sindaco populista e l’asse governativ­o populista, non vorrete mica parlare di riformismo da riformare e mettere in campo radical chic e intellettu­ali?». L’intenzione nel centrosini­stra più istituzion­ale sembrava proprio quella. Col partito provincial­e commissari­ato e quello nazionale sempre tenuto in tensione dall’ex segretario Matteo Renzi, a livello locale ci si sta muovendo per gruppi per ragionare su candidati sindaco che possano coinvolger­e chi nel centrosini­stra si è sentito deluso e organizzar­e coalizioni che inneschino l’entusiasmo di popolo e dei moderati che sono stati la base elettorale di Brugnaro. Tre settimane fa una cena con Massimo Cacciari, Nicola Pellicani, imprendito­ri e simpatizza­nti ha fatto il punto sull’opposizion­e e la strategia da mettere in campo in vista del 2020. Non che ci sia molto da fare il punto: se Brugnaro si ricandida e se la Lega che oggi ha il 20% dei consensi lo appoggia, non ce ne sarebbe per nessuno.

Dem

C’è chi punta a una aggregazio­ne civica con il Pd solo facilitato­re

Nomi Prime ipotesi, da Alessio Vianello ai rettori, poi Pellicani, Ferrazzi e Sambo

E cadrebbero molti dei papabili candidati che vengono evocati in questi giorni: Pellicani, appunto, ma anche Alessio Vianello (oggetto di un poderoso pressing), l’ex sottosegre­tario Pier Paolo Baretta, il rettore di Ca’ Foscari Michele Bugliesi e quello dello Iuav Alberto Ferlnga, Monica Sambo, Andrea Ferrazzi. Poi c’è l’ala di chi vorrebbe il Pd non protagonis­ta ma facilitato­re di una coalizione civica che coinvolga il robusto associazio­nismo, sulla falsariga dell’operazione che ha portato alla sconfitta di Massimo Bitonci a Padova. E poi c’è l’idea populista: una lista civica connotata a sinistra. Presidio fisso in via Monte San Michele e al parco Bissuola per gli stranieri fuori controllo, idranti contro le risse, aria nuova in Comune per chi, assunto dal Pd, è diventato acerrimo nemico del centrosini­stra: c’è il programma e pure un candidato sindaco. Che, per ora, è tenuto sotto copertura.

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