Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
La squadra dei bike messenger consegna le merci per allenarsi
Una tesi di laurea in Economia sul trasporto in bici e le corse di ciclocross
MIRANO Durante la settimana consegnano in bici la spesa, il pane e le bottiglie del birrificio artigianale, tutto a domicilio; ma trasportano anche le protesi dall’odontotecnico e distribuiscono i volantini del Comune. Quando arriva il weekend, pedalano per vincere le gare. I 10 corrieri a pedali di Thc (True Hardcore Cycling) sfrecciano per le strade del Miranese con zaini e bici da carico un po’ per lavoro un po’ per sport: sono atleti, quasi tutti studenti, e con quello che guadagnano durante la settimana coprono i costi di gare e trasferte nei fine settimana, in Italia e all’estero. Ogni consegna è un allenamento. La loro società sportiva è nata da pochi mesi e hanno installato un’officina in via Luneo, all’interno di una vecchia scuola concessa dal Comune. Si rifanno al mondo dei «bike messenger», i corrieri in bicicletta nati nelle metropoli Usa negli anni ’80 e arrivati in Italia una decina di anni fa. Un mondo diverso da quello dei canonici ciclisti stradali, hanno le proprie corse – dal ciclocross fuori strada all’alleycat, una sorta di orienteering per corrieri – e le proprie bici, come quelle a scatto fisso, senza freni. «Noi ci alleniamo lavorando, ma il nostro fine ultimo è sostenere la squadra corse», sottolinea Tommaso Trevisan, 25 anni, fondatore e presidente dell’associazione, che lavora in un negozio di bici. Già attivo a Mestre nelle attività culturali in bici dell’associazione Pedalia, si è laureato in Economia con una tesi sul trasporto delle merci con la bici in città per ridurre le emissioni. Prima ha fatto il corriere per Ubm – ditta pioniera del settore - a Milano e Bologna e ha partecipato ai mondiali per «bike messenger» (sponsorizzati da Deliveroo). Il più giovane è Eric Scaggiante, 18 anni a Ferragosto, studente del liceo scientifico: «E’ una passione, da due anni mi alleno 5 volte a settimana: l’ultimo weekend ho fatto quasi 600 chilometri da Verona a Resia, al confine con l’Austria, e ritorno». Ovviamente da casa a Verona c’era arrivato in sella, nello stesso modo in cui in settimana aveva consegnato le protesi al dentista. I ragazzi di THC offrono ai loro associati amatoriali un servizio di cicloofficina nella loro sede: «Facciamo noi le riparazioni, oppure diamo gli strumenti a chi vuole imparare o far da sé», chiarisce Tommaso. C’è anche un servizio «Sos camera d’aria»: se buchi per strada, basta una telefonata e arriva il pronto soccorso. Attenzione, però: tengono a non essere confusi con i rider delle multinazionali: «Siamo professionisti e testiamo i ragazzi su capacità e puntualità; i rider delle grandi aziende spesso sono improvvisati», sottolineano. Loro invece vivono in sella, come gli Unni a cavallo. Inoltre, lo status di atleti garantisce ai Thc una tutela che rimane un miraggio per i rider di Foodora: «Essendo società sportiva affiliata alla Federazione Italiana Ciclismo e come atleti siamo coperti da un’assicurazione durante gli allenamenti, anche nel caso di danni a terzi. Poco importa, se in quel momento abbiamo una spesa o un pacco di volantini da consegnare», precisa Tommaso. Un «uovo di Colombo» unico in Veneto. Come nel caso delle piattaforme di gig economy, si tratta di un lavoretto per il tempo libero: «Al momento lavoriamo a progetto e su base locale – conclude Tommaso - non ci sono ancora i numeri per riuscire a vivere di questo».