Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
VITE DA SPORTIVI Luigina, il ruggito della leonessa portabandiera ai pink mondiali
A 77 anni è la veterana di tutti gli equipaggi di dragon boat italiani
VENEZIA Leonessa per hobby e di fatto, in barca e nella vita. «Bisogna avere forza e fiducia nell’affrontare le sfide, come la malattia. Quello che ci riserva il destino non lo sappiamo, intanto si deve lottare e fare il massimo».
Luigina Padoan ha affrontato e vinto molte sfide, la prima è stata la lotta contro il tumore al seno nel 2002. E’ una «leonessa in rosa» e oggi, a 77 anni compiuti, a Firenze sarà la portabandiera per l’Italia al festival mondiale di dragon boat. È una competizione ma ancor di più un raduno delle pink lioness di tutto il mondo, le donne operate al seno che hanno scelto di pagaiare nei dragoni come forma riabilitativa. Saranno 4mila da 18 nazioni di tutti i continenti: vengono dagli Stati Uniti, da Australia e Nuova Zelanda, Singapore, Argentina, Europa.
Luigina è stata scelta come portabandiera dell’Italia perché è la vogatrice più anziana assieme a una donna di trent’anni, la più giovane. Da Venezia sono partite sette leonesse. «Non siamo tanto allenate ma partecipiamo ugualmente perché l’importante è esserci e non siamo neppure giovani come equipaggio – racconta Luigina – tra le giovani c’è chi non entra nel gruppo perché non vuol far sapere di essere stata malata. Invece non ci si deve chiudere in sé stesse». Luigina è di Murano e non aveva mai pagaiato in vita sua prima di nove anni fa, quando è iniziata l’avventura veneziana delle Pink Lioness, grazie a Avapo e al campione di canottaggio Daniele Scarpa che si era ispirato a un’iniziativa già avviata all’estero, fondando il primo nucleo delle vogatrici in rosa. Luigina c’era, incuriosita da quell’alternativa riabilitativa, rispetto a fisioterapia e QuiGong. «Ricordo benissimo quel giorno, ci siamo vestite e siamo salite in barca per quella prima uscita – racconta – c’era tanta emozione ma non avevamo paura». La Canottieri Bucintoro ha messo loro a disposizione gratuitamente il dragon boat per le uscite e l’aiuto per calare la barca in acqua. «Ci autofinanziamo, senza la Bucintoro non ce la potremmo fare, col tempo siamo riuscite ad acquistare due dragon boat e le divise, qualcuno ci fa donazioni, noi organizziamo mercatini e ogni anno a Murano c’è una festa in cui vengono raccolti fondi per noi» dice Luigina.
A Venezia le leonesse sono in 17 e si allenano due volte alla settimana il martedì e il venerdì pomeriggio per un’ora. Vogano in laguna al di là del canale della Giudecca o dopo aver attraversato il Canal Grande nei rii interni. «Pagaiare fa bene perché aiuta il drenaggio dei tessuti ma fa bene anche stare assieme conclude Luigina – con la malattia ti crolla il mondo addosso, subito ci si chiede se ce si farà, è solo questione di fortuna. Io ho fatto tutto quello che mi hanno suggerito i medici e anche di più e sono stata fortunata. La paura però resta a tutte come una cicatrice indelebile per questo è importante affrontare le cose assieme». Le leonesse sono soprattutto un gruppo affiatato. «Quando succede che qualcuna non ce la faccia abbiamo una nostra cerimonia – racconta Luigina – se usciamo in più barche ci fermiamo e ci prendiamo tutte per mano poi con un sottofondo musicale lanciamo in laguna dei fiori. In più ogni volta che passiamo sotto il ponte di Rialto urliamo “Ciao leonesse” per ricordare chi non c’è più».