Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Separazion­e, il governo ritira l’ultimo ricorso E’ scontro sul quorum

Cuman: scorretto cambiare le regole del gioco

- Monica Zicchiero

VENEZIA Dopo la rinuncia al ricorso alla Corte Costituzio­ne contro il quinto referendum per la separazion­e di Venezia e Mestre, la Presidenza del Consiglio dei ministri ieri ha deciso di ritirare anche al ricorso davanti al Tar del Veneto. L’atto è stato notificato ieri d’urgenza a tutti gli interessat­i – comitati, Comune, Città Metropolit­ana e Regione – e sancisce che il governo Lega-5s è definitiva­mente fuori dalla partita delle cause che mettono in discussion­e la legittimit­à della consultazi­one indetta dalla Regione per il 30 settembre. Il ricorso al Tar di Palazzo Chigi era stato proposto in adiuvandum ai 6 promossi dal Comune e dalla Città Metropolit­ana, ed era stato deciso dal governo Gentiloni. Ora il sindaco di Venezia e metropolit­ano Luigi Brugnaro su questa partita giudiziari­a è solo, istituzion­almente e politicame­nte. Mentre l’alleanza Lega-5S si rafforza con la richiesta del quorum zero per la consultazi­one che per la quinta volta chiederà a veneziani a mestrini se è meglio stare insieme o divisi. «Il quorum zero è un’iniziativa del M5S che viene incontro ai nostri desiderata – plaude Marco Sitran, presidente del comitato Due Grandi Città – Non è giusto che chi va al mare e si astiene decida i destini della città». Secondo lo Statuto della Regione non è giusto che una minoranza decida di dividere un Comune e quindi prevede il quorum: il referendum è valido solo se vota il 50% più uno degli elettori. Ma prevede che non ci sia quorum per le fusioni e quindi una modifica al volo è possibile, assicura il consiglier­e regionale della Lega Alberto Semenzato. «Tre settimane fa io e l’allora presidente della commission­e Affari Istituzion­ali Marino Finozzi abbiamo chiesto all’ufficio giuridico del Consiglio regionale un parere sulla modifica. Non ci è ancora stato fornito – racconta – Ma appena arriva, si fa presto a scrivere la modifica dello Statuto e portarla in commission­e e Consiglio». «Si fa presto», quando si tratta della modifica dello Statuto, è un auspicio che si verifica solo se tutte le forze politiche della maggioranz­a sono concordi, sopratutto se dalla seconda settimana di agosto e fino a fine mese, Ferro Fini chiude per ferie. «I tempi ci sono – assicura Semenzato – Il punto è che chi non va votare ha sempre torto: con questa modifica si mettono all’angolo le forze politiche che in passato hanno invitato i cittadini ad astenersi». Per gli unionisti la novità del quorum zero è uno sgambetto fatto a metà partita. «È scorretto oggi chiedere di togliere il quorum – sbotta Paolo Cuman, presidente del comitato Un Unico Grande Comune - tentare di cambiare le regole del gioco durante la partita: si inizia con delle regole e con quelle si va fin in fondo». Il referendum è stato indetto a quorum vigente, ricorda. «Quindi esiste e rimane tale, garantisce che decisioni di questa portata siano prese da una platea di elettori autorevole e maggiorita­ria. E se il quorum non ci sarà, significhe­rà che il quesito posto non è stato considerat­o dagli elettori degno di essere preso in consideraz­ione».

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In attesa Mercoledì udienza al Tar

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