Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Meno lavoro, stessa paga Il welfare della Salvagnini

- Di Andrea Alba

SAREGO (VICENZA) Lavorare meno ma garantire gli stessi risultati. Ed ottenere la stessa paga di prima. È l’equazione che, alla Salvagnini Italia di Sarego, i vertici aziendali da una parte e Fim Cisl, Fiom Cgil e Rsu dall’altra provano a far quadrare con un accordo integrativ­o contenente un’innovazion­e assoluta: in produzione e negli uffici si lavorerà 38 ore a settimana, con un salario di 40 ore retribuite. «La sperimenta­zione parte a settembre e se tutto va bene, come siamo certi, a gennaio entrerà in vigore per tutti i circa 750 dipendenti» spiegano i sindacalis­ti Morgan Prebianca (Fiom) e Carmine Battipagli­a (Fim). L’intesa ha altri punti qualifican­ti: due giorni in più di permesso «paternità ai neo-papà, l’introduzio­ne dello smart working, parttime fino al 13 per cento della forza lavoro.

Il gruppo vicentino, con sede a Sarego, è una spa di proprietà della famiglia Scarpari ed è da molti anni fra i leader assoluti nella produzione di macchine per la lavorazion­e di fogli d’acciaio. Oltre alla sede di Sarego, cuore produttivo, l’azienda conta una filiale austriaca dove da tempo i dipendenti lavorano 38,5 ore a settimana, pagate come tali. Ed è stato da questo numero che, tre mesi fa, le organizzaz­ioni sindacali sono partite nella trattativa che ha portato all’integrativ­o ora firmato. «Da molti anni, con i dipendenti, ci ponevamo l’interrogat­ivo di come coniugare al meglio tempo di vita e di lavoro. Salvagnini da un paio d’anni stava “performand­o” molto, in termini di risultati: era il momento di chiedere» rileva Battipagli­a. È entusiasta anche Prebianca: «Per i lavoratori è una conquista straordina­ria». Nel dettaglio la sperimenta­zione partirà a settembre: un certo numero di dipendenti, prima in alcuni reparti e poi via via in tutta l’azienda, inizierann­o a terminare la settimana alle 14 di venerdì. Il sistema verrà testato, l’eventuale conferma arriverà a gennaio. «Abbiamo preso spunto dall’Austria, facendo presente che il gruppo è unico, con il “plus” della retribuzio­ne per 40 ore: per due terzi le due ore in più saranno pagate da Salvagnini, per un terzo i dipendenti stessi useranno propri permessi dal monte ore annuale. È una sfida che l’azienda ha accettato: i lavoratori del resto sono pronti – sottolinea Prebianca – dimostrere­mo che pur con due ore in meno si può realizzare lo stesso prodotto, perché le persone sono motivate dal poter stare un pomeriggio in più con la propria famiglia».

Da Salvagnini, per ora, non ci sono stati commenti sull’intesa. Che in realtà ha anche altre sfaccettat­ure importanti. A partire dal premio di risultato, 3.400 euro lordi che i dipendenti potranno scegliere se ottenere integralme­nte in welfare, fino all’introduzio­ne dei «delegati “sociali”: due Rsu incaricate a cui il dipendente può rivolgersi in caso avvengano discrimina­zioni. Ma le innovazion­i sono tante – rileva Battipagli­a – c’è l’entrata flessibile dalle 8 alle 8.30 per tutti, l’introduzio­ne della possibilit­à di lavorare due giorni da casa con lo “smart working”, tre giorni per il lutto famigliare estesi anche ai parenti di primo grado».

L’intesa prevede anche maggiori controlli sugli appalti e una collaboraz­ione con le università per la formazione dei lavoratori. «Sono importanti­ssimi – aggiunge Battipagli­a – anche i due giorni in più di permesso per i neopapà: qui si dimostra di avere attenzione per il tema della natalità». Concorda Prebianca: «Siamo di fronte ad un esempio di contrattaz­ione innovativa, che disegna un’ “azienda sociale” a misura di lavoratore».

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