Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Fondo ristoro per le ex popolari Spunta l’ipotesi di rifare la legge
I risparmiatori saranno riuniti in un unico comitato
VENEZIA Questa mattina al ministero dell’Economia riunione per discutere del decreto per il ristoro dei risparmiatori delle banche popolari. Sul tavolo, anche l’ipotesi di riscrivere la legge. Baretta: «Intanto si sono quasi persi 25 milioni».
VENEZIA L’appuntamento è fissato per oggi, alle 10, nella sede del ministero dell’Economia in via XX Settembre, Roma. «Saremo tanti, almeno cinquanta persone - spiega il sottosegretario Massimo Bitonci - per cui il primo obiettivo sarà fare ordine». Il secondo è discutere il futuro del fondo di ristoro da 100 milioni varato dal Governo Gentiloni per lenire le ferite dei risparmiatori stritolati nel crack di Veneto Banca e Popolare Vicenza, per quel che ci riguarda, ma anche Banca Marche, Carichieti, Cariferrara e Banca Etruria.
«La situazione è singolare - commenta il predecessore di Bitonci, Pierpaolo Baretta, autore del decreto che doveva dare attuazione al fondo -. Il premier Giuseppe Conte, tra i suoi primissimi atti, volle incontrare le associazioni dei risparmiatori e promise loro che i risarcimenti sarebbero stati in cima alle priorità del suo esecutivo. Ebbene, sono passati due mesi e non un solo passo avanti è stato fatto, una presa in giro». Il motivo, per Baretta, non può essere tecnico: «È tutto chiarissimo. C’è il fondo, previsto dalla Finanziaria 2018 e votato all’unanimità dal parlamento; ci sono i soldi, 100 milioni in 4 anni; c’è la procedura, con l’arbitrato Anac. Se tutto è bloccato è per via di un dissenso tra le forze di Governo, Lega e Cinque Stelle». Col risultato, conclude l’ex sottosegretario, «che i primi 25 milioni, quelli di quest’anno, molto probabilmente resteranno nel cassetto».
Bitonci nega contrapposizioni in seno alla maggioranza («Siamo perfettamente allineati, su questo tema come su quello della riforma delle Bcc per cui stiamo studiando una moratoria dell’entrata in vigore») e assicura che oggi «ci saranno novità». Dalle sue parole, però, l’impressione che se ne ricava è che la fase esecutiva si ancora lontana: «Le associazioni dei risparmiatori sono molte, non tutte rappresentative, su posizioni diverse e a volte antitetiche - spiega il sottosegretario -. Dunque la prima cosa che faremo sarà dare a ciascuno un modulo per avere le informazioni di base e creare un database trasparente. Quindi, con le sigle maggiormente rappresentative, daremo vita ad un comitato che si relazionerà col Governo». La strada intrapresa dai predecessori non convince: «Cento milioni sono assolutamente insufficienti. La procedura Anac si annuncia lenta e farraginosa. Non si distingue tra posizioni diverse, ad esempio tra chi ha transato e chi ha invece preferito intentare causa. Non ci interessa fare tanto per dire “abbiamo fatto”, magari facendo contento qualcuno che era stato qui - chiude Bitonci -. Ci prenderemo il tempo necessario per fare le cose bene».
Proprio il tempo, però, è ciò che sta venendo a mancare secondo Patrizio Miatello dell’associazione Ezzelino III da Onara: «Il padre del ragazzo di 24 anni che qualche giorno fa si è ammazzato in azienda era un azionista della Bpvi. Noi non siamo innamorati di una soluzione piuttosto che un’altra ma ci diano una soluzione perché siamo stanchi di aspettare». Le diverse posizioni tra le associazioni contribuiscono a rallentare il passo? «Noi diciamo semplicemente che una legge c’è, ed è stata votata all’unanimità dal parlamento. C’è un decreto, sicuramente perfettibile, ma che intanto sta sul tavolo. Insomma, gli strumenti per procedere ci sono».
Franco Conte del Codacons è sulla stessa posizione («Vanno avviati subito i ristori come prevede la legge approvata nel dicembre scorso, poi tutta la disponibilità a correggere, integrare ed ampliare l’ambito di operatività») mentre Luigi Ugone di «Noi che credevamo nella Bpvi» la vede in modo diverso: «Il fondo di ristoro a noi non piace - ha detto a Repubblica -. Ha troppi limiti di accesso e di capienza». L’avvocato Matteo Moschini, legale di molti risparmiatori, ritiene improbabile che il Governo Lega-M5S proceda col decreto Baretta o una sua riscrittura, «almeno a leggere le dichiarazioni dei suoi esponenti», più probabile che «venga riscritta la norma nella prossima Finanziaria, insomma, si faccia una legge tutta nuova. Senza addossare sui risparmiatori l’onere della prova com’è oggi con l’arbitrato Anac ed attribuendo diverse quote di risarcimento a seconda delle categorie, dagli “scavalcati” alle “baciate”, da chi ha sottoscritto azioni per avere il mutuo a chi aveva il portafoglio titoli concentrato in azioni della banca».
Intanto l’Arbitro per le controversie finanziarie (Acf) della Consob ha stabilito che a 9 risparmiatori spetterà un risarcimento integrale di circa 600 mila euro, pari a quanto investito e poi azzerato. Per riuscire ad incassarlo, però, sarà necessario fare causa a Banca Intesa, che ha assorbito Bpvi e Veneto Banca al collasso. «Pur di riuscire a vendere le azioni – spiega Moschini - le due banche hanno falsificato i profili dei loro clienti, classificando come esperti di finanza e speculatori dei soggetti con nessuna conoscenza in materia».
L’arbitro Consob Ha stabilito che nove risparmiatori vanno risarciti di tutte le somme perse: non erano esperti di finanza