Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Poteri nazionali ci vogliono divisi Più autonomia per Venezia unita»
Brugnaro presenta le strategie di Ca’ Corner: danni se passa il referendum. Lite Centenaro-Musolino: «Porto senza visione». «Faremo osservazioni». No di M5s
VENEZIA «Stiamo assistendo ad un attacco fortissimo alla rinascita di Venezia. A molti andava bene che fossimo divisi e riottosi». Il referendum separatista non è menzionato nel Piano strategico metropolitano (dove invece si cita l’autonomia del Veneto) ma ieri il tema è entrato a gamba tesa nel dibattito di Ca’ Corner, con lo sfogo del sindaco Luigi Brugnaro. «Andremo fino in fondo, al Consiglio di Stato - ha detto - Lo Stato ha ritirato politicamente il ricorso contro il referendum, ma tecnicamente resta valido: dobbiamo attendere l’esito del Tar, se passasse il sì, la Città metropolitana ne risentirebbe».
Poco prima, i dirigenti metropolitani avevano mostrato come di qui al 2020 tutti i debiti dell’ex Provincia con le banche saranno azzerati: in tre anni si è passati da 45,5 milioni a 10 e per fine anno il residuo calerà a 8. «Ci sono cittadini che pensano che piccolo è bello e ci sono poteri forti nazionali che tremano se Venezia risorge - ha continuato Brugnaro - l’unione è un grande valore». La parola «insieme» ieri è tornata più volte nell’intervento del sindaco, «insieme» è stato redatto il Piano, «insieme» lo si potrà migliorare e sempre «insieme» va ottenuto che la Regione riconosca le deleghe sottratte a Ca’ Corner. «Siamo gli unici ad averne perse», ha sottolineato. Il Piano strategico, adottato ieri con un solo no (Flavio Berton, M5s), chiede che nell’ambito del confronto romano sull’autonomia del Veneto si definiscano ruolo e poteri delle città metropolitane. Elaborato in quasi due anni di lavoro, il documento affronta le strategie generali (identità, sviluppo e resilienza) e si snoda in tredici linee di programma (dai confini alle infrastrutture, dalla salvaguardia alla digitalizzazione, fino a sicurezza e formazione) e l’obiettivo è creare una città che da «smart» diventi «wise», saggia, ossia che sfrutti i dati a disposizione oggi per la governance del territorio.
Il documento è stato redatto dai tecnici metropolitani con il supporto di Saverio Centenaro, delegato all’Urbanistica: «Questo è il primo Piano costruito insieme - ha detto - In questi tempi in cui si parla di divisioni, è utile evidenziare i risultati che si ottengono facendo squadra». Il Piano prende atto dei «fattori positivi», le infrastrutture del territorio: «Non c’è altra area che ne abbia così tante - ha continuato ferrovie, strade, linee fluviali, aeroporto e porto, anche se per quest’ultimo l’attuale presidenza ha visioni di corto respiro». Proprio mentre Centenaro finiva di scandire questa frase, ieri è entrato in consiglio Pino Musolino, presidente dell’Autorità Portuale, che ha assistito ai lavori: «Ho appreso del Piano dalla stampa e sono venuto a sentire - ha detto alla fine - Presenteremo un’osservazione: il documento affronta temi di competenza statale».
Il Piano parla di tutto, anche di turismo e sottolinea come la gestione dei flussi debba essere metropolitana: se Venezia calcola arrivi e presenze in anticipo, lo stesso devono fare i 44 Comuni. Il «brand» Venezia può, inoltre, fungere da leva per far conoscere luoghi poco conosciuti. «Non usiamo il termine “brand”, è inadatto a una città», ha detto Monica Sambo (Pd). Nicola Pellicani (Pd) ha chiesto, invece, di predisporre un percorso di confronto e partecipazione. «Il nostro Pat è fermo in Regione, non possiamo attendere oltre», ha denunciato Valerio Zoggia, sindaco di Jesolo. Un applauso, infine, ha accolto ieri Andrea Follini, ex sindaco di Marcon entrato in consiglio metropolitano al posto del senatore dem Andrea Ferrazzi.
Sambo Non va usato il termine «brand», è inadatto a una città
Pellicani Bisogna predisporre un percorso di confronto e di partecipazione