Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Negozi, «buchi», centri commerciali «Pianificazione pubblica assente»
Confcommercio: serve una regia. Questionario ai mestrini: offerta non adeguata
MESTRE Vetrine e ristorazione, centri commerciali e bar, negozi e pizzerie. Ogni volta che a Mestre si aprono spazi per il terziario di centinaia di metri quadrati in cerca di destinazione, la città cade nella voragine della mancanza di idee per la destinazione d’uso e si finisce per girare intorno alla solita triade: mangiare, bere, indossare (abiti, intimo, occhiali, calzature, gioielli). E con le stesse insegne, dentro al centro e fuori, le stesse catene e i medesimi franchising nei centri commerciali e nelle vetrine urbane.
Ma Confcommercio punta i piedi perché dall’M9 alla Torre Venus di Marghera fino all’ex Umberto I, «la pianificazione pubblica è assente» e se non arrivano idee innovative dai privati e il Comune si tiene un passo indietro sulla programmazione, i tre nuovi poli rischiano di non fare la differenza ma di moltiplicare la sofferenza. «Le città non possono rimanere ferme: devono evolversi ed essere ricche di stimoli anche urbanistici per attirare investimenti ed essere al passo con i tempi — ammonisce Massimo Zanon, Presidente della Confcommercio Metropolitana di Venezia e veneta — Un progetto ambizioso, come la Torre Venus Venus a Marghera deve trovare una sua coerenza nell’ambito complessivo del territorio del comune di Venezia, con la grande iniziativa dell’M9 a Mestre, dove comunque dovrà essere individuata, ancor prima, una soluzione per il vuoto lasciato dall’ex Ospedale Umberto I». Come dire: replicare la stessa offerta mangiare-bere-indossare in cerchi concentrici di 300 metri a partire dalla piazza, non farà bene al commercio.
L’insoddisfazione per il ventaglio commerciale di Mestre è prima di tutto quella dei consumatori ed è emersa anche dalla ricerca statistica che la Fondazione Pellicani ha condotto lo scorso settembre durante la settima edizione del Festival della Politica: il 50,2 per cento dei cittadini che hanno compilato i 581 questionari ritiene che l’offerta commerciale di Mestre non sia adeguata e il 53 che anche l’offerta culturale della terraferma non sia all’altezza. La ricerca condotta per capire l’impatto dell’evento sulla città e la sua ricaduta indica i lati positivi della città sui quali far leva. Andando nello specifico su alcuni dei temi più dibattuti in città, come rigenerazione urbana, commercio, mobilità, emerge che gli intervistati apprezzano soprattutto gli interventi di sistemazione del centro e considerano la città un luogo attrattivo, dove passare il tempo libero.
L’80 per cento apprezza i lavori di riqualificazione urbanistica, il 76 considera il centro un luogo attrattivo dove è piacevole trascorrere il tempo libero e oltre il 77per cento dichiara che è pure facile da raggiungere in auto e con i mezzi pubblici. Manca, insomma, quel quid. Quel valore aggiunto che non sta alla clientela indicare ma all’imprenditoria o alla politica. «Basta con interventi, che compromettono l’economia del commercio e dei servizi di prossimità, anche la futura torre dovrà essere in sintonia con la vita economica e sociale di tutta la città, storica e di terraferma — precisa il presidente Zanon —. Il progetto deve essere inserito in un piano organico per il rilancio di Mestre e Marghera, in una visione più ampia, che consolidi coerenza, unità ed identità del comune di Venezia. Auspichiamo un coinvolgimento, sin da subito, con tutti gli interessati per individuare insieme le migliori soluzioni».