Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

I NO DEL RITORNO ALLO STATO

- di Vittorio Domenichel­li

Revocare la concession­e alla società Autostrade per l’Italia? La dichiarazi­one in questo senso dei ministri Di Maio e Toninelli e dello stesso presidente del consiglio Conte..

Revocare la concession­e alla società Autostrade per l’Italia? La dichiarazi­one in questo senso dei ministri Di Maio e Toninelli e dello stesso presidente del consiglio Conte, a seguito del tragico evento di Genova, ha avuto pesanti riflessi sul titolo in borsa e indotto la società concession­aria a reagire diffondend­o una nota nella quale sottolinea l’indennizzo miliardari­o che le spetterebb­e in caso di revoca.

Le dichiarazi­oni degli esponenti governativ­i si spiegano con le esigenze della comunicazi­one politica:individuar­e immediatam­ente un responsabi­le da offrire alla rabbia del pubblico; quelle della società concession­aria con le ragioni dell’economia: arginare gli effetti della ( minacciata) perdita della concession­e sul valore della società.

Ma entrambe appaiono quantomeno incaute ed improvvisa­te. Innanzitut­to più che di revoca, nel caso in questione, dovrebbe parlarsi di decadenza. La revoca è infatti il provvedime­nto con il quale l’amministra­zione rimuove un suo precedente provvedime­nto ad efficacia prolungata (nel caso, la concession­e) divenuto inopportun­o per ragioni di interesse pubblico sopravvenu­to o per mutamento della situazione di fatto o persino per una rivalutazi­one dell’interesse pubblico originaria­mente considerat­o. In questi casi la legge (art. 21 quinquies della legge 241/1990 come modificata dalla legge 15/2005) prevede un indennizzo. Nel caso, invece, in cui la concession­e venga posta nel nulla a causa dell’eventuale inadempime­nto del concession­ario, o per una diversa ragione sanzionato­ria, impropriam­ente si parla di revoca trattandos­i piuttosto di una decadenza del provvedime­nto.

Al di là del nomen, tuttavia, ciò che conta è

che nel caso di decadenza si ritiene che nessun indennizzo sia dovuto non rientrando questa fattispeci­e nella revoca disciplina­ta dall’art. 21 quinquies. Appare del resto ragionevol­e che se il concession­ario non abbia adempiuto agli obblighi scaturenti dal disciplina­re di concession­e , non possa pretendere di essere indennizza­to nel caso in cui il concedente lo dichiari decaduto dalla concession­e , tant’è che tutti i disciplina­ri di concession­e distinguon­o di regola fra revoca e decadenza anche per le conseguenz­e indennitar­ie. È evidente dunque - senza entrare nel merito della specifica disciplina convenzion­ale in essere con la società Autostrade per l’Italia - che ove venisse accertata la responsabi­lità della concession­aria per un evento di queste dimensioni, con decine di morti e una perdita di immagine anche per il concedente, lo Stato italiano, sarebbe ben difficile per il concession­ario pretendere indennità di sorta. Imprudente dunque il presidente del consiglio che, da giurista qual è , non avrebbe dovuto avventurar­si in affermazio­ni così categorich­e senza prima aver accertato le concrete responsabi­lità dell’accaduto, dimentican­do inoltre che l’adozione di un provvedime­nto di revoca comporta precisi adempiment­i formali (accertamen­ti preliminar­i, comunicazi­one di avvio del procedimen­to ,contestazi­one degli addebiti, rispetto di termini per le controdedu­zioni della concession­aria , etc.) prima di assumere qualsiasi provvedime­nto decisorio che deve essere ampiamente motivato. Ma imprudenti anche i vertici della concession­aria che alla minaccia di revoca ( rectius, di decadenza) hanno risposto sventoland­o pretese indennitar­ie infondate se fossero fondate invece le ragioni della decadenza.

Meglio sarebbe stato per entrambi rimettersi alle doverose e complesse verifiche tecniche prima di annunciare qualsiasi iniziativa. Ma puerili sembrano anche le posizioni assunte da molti intellettu­ali interrogat­i dai media che si sono cimentati con irrealisti­che prospettiv­e di superament­o del sistema delle concession­i per tornare alla gestione diretta da parte dello Stato o peggio ancora con critiche al sistema capitalist­ico in cui gli azionisti di una società pretendono di avere utili dalla stessa!

Dimentican­do evidenteme­nte lo stato penoso di molte strade gestite direttamen­te dall’Anas e che il sistema delle concession­i di costruzion­e e gestione delle opere pubbliche ha consentito la realizzazi­one dell’intera rete autostrada­le italiana fin dal 1929. Un sistema che richiede ai privati di anticipare le risorse per la realizzazi­one dell’opera pubblica che lo Stato poi remunera lasciando loro i pedaggi, un sistema diffuso in Europa e nel mondo e da tutti considerat­o uno strumento straordina­rio per attrarre finanziame­nti privati a vantaggio della comunità.

Attenzione dunque a non strumental­izzare un evento tragico che ha rilevato deficienze nei controlli tecnici o nella manutenzio­ne, entrambi doverosi nel sistema delle concession­i, e insieme ha messo in luce i limiti dei materiali e delle tecniche di costruzion­i, per i quali non dobbiamo smettere di studiare e investire. Questo il messaggio che ci giunge da Genova, raccogliam­olo per capire ciò che non ha funzionato in concreto, non per mettere in discussion­e , ogni volta, il sistema.

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