Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Minaccia la moglie con la pistola: «Ti ammazzo»
Chioggia, lei fugge e lo segnala alla polizia
CHIOGGIA Da tempo, ormai, facevano fatica ad andare d’accordo. Le discussioni negli ultimi mesi si erano fatte sempre più frequenti e accese, tanto da spingerli ad avviare le pratiche per la separazione. Ciò nonostante hanno continuato a vivere sotto lo stesso tetto, anche perché hanno una figlia che abita insieme a loro.
L’ennesima lite, venerdì pomeriggio, ha rischiato di degenerare. L’uomo, un 45enne, ha perso il controllo ed è andato a prendere una pistola che teneva nascosta. All’apice della discussione l’ha puntata alla tempia della compagna, minacciandola di morte. «Ti ammazzo», le ha detto più volte. La donna è riuscita a liberarsi prima che il marito potesse farle del male e in preda al panico è corsa fuori casa, raggiungendo subito il commissariato per denunciarlo.
La vicenda si è consumata in un’abitazione di Chioggia, a pochi chilometri dalla casa di Cavarzere in cui, appena dieci giorni fa, il 35enne Natalino Boscolo Zemello ha massacrato di botte la moglie, la 37enne Maila Beccarello, fino ad ucciderla. Un omicidio che ha scioccato l’intera comunità e i vicini di casa, che fin dal primo giorno hanno sostenuto di non aver mai sentito la coppia litigare. Un femminicidio che è nient’altro che l’epilogo di una serie di violenze mai denunciate dalla vittima, che quella mattina è stata trovata in un lago di sangue dai carabinieri, allertati poco prima dallo stesso Zemello, che poi è stato arrestato e adesso si trova in carcere. A differenza di Maila Beccarello, la donna di Chioggia minacciata dal compagno venerdì pomeriggio è riuscita a trovare la forza di sporgere denuncia. Nonostante l’arma puntata addosso, si è divincolata e, dopo essere riuscita a scappare di casa, è andata alla polizia a raccontare tutto.
Le urla, la discussione con il compagno e le minacce di morte con una pistola. Il 45enne era fuori controllo. Il tutto è avvenuto davanti alla figlia, che è minorenne. E potrebbe essere stato proprio questo a spingere la donna a denunciare tutto: la necessità di tutelare la giovane, oltre a se stessa. Gli agenti hanno deciso di raggiungere l’abitazione per una perquisizione in cerca dell’arma. In casa hanno trovato l’uomo, che non ha opposto resistenza. La pistola è stata trovata subito: si trattava di una scacciacani. Gli agenti, però, non si sono limitati al sequestro della pistola. Hanno chiesto spiegazioni al marito, che ha cercato di giustificarsi: «E’ stata una bravata», ha detto.
Ma ciò non gli ha evitato una denuncia per minaccia aggravata, considerato il fatto che su di lui già era stato disposto un obbligo di dimora per reati commessi in passato. Adesso mentre mamma e figlia cercheranno un’altra sistemazione, il giudice valuterà se emettere una misura più restrittiva. PADOVA I certificati medici, le botte, l’intervento dei carabinieri, la voce di una donna che scende in strada disperata per scappare al marito che la picchia. Era il 10 agosto quando Nicuta Boguta, operaio romeno di 48 anni, viene arrestato con l’accusa di violenze in famiglia a Vigodarzere, nel Padovano. Da venerdì è tornato in libertà.
Lo ha deciso il giudice Beatrice Bergamasco che ha convalidato l’arresto ma ha scarcerato il marito violento prescrivendogli il divieto di avvicinamento alla moglie e ai figli. Al contrario, il pubblico ministero Daniela Randolo riteneva che l’uomo fosse pericoloso - nelle denunce la donna dice infatti di essere stata minacciata dal marito con un coltello con cui le avrebbe giurato di tagliarle la gola - e per questo ne aveva chiesto la custodia al Due Palazzi. Davanti al giudice l’imputato non ha chiesto scusa ma ha affermato che nulla di quello che la donna diceva era vero, che si era inventata tutto. Non