Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Lui ha giurato di tagliarmi la gola» Arrestato, già libero
Padova, lei denuncia le vessazioni. Lui nega
erano vere le botte curate in pronto soccorso, non erano veri i lividi certificati dai medici e guaribili in dieci giorni. Non erano veri gli otto mesi di violenze, perpetrate spesso davanti ai figli, raccontati dalla vittima ai carabinieri.
«Boguta è incensurato – dice il suo legale difensore Samuel Lorenzetto – è in Italia da 20 anni, fa il muratore, non ha mai picchiato nessuno. A me è sembrata una debolezza momentanea». In realtà sono episodi che non dovrebbero mai accadere. D’altro canto però non di rado una donna picchiata dal marito, che poi viene allontanato da casa dal giudice, spesso finisce con il ritrattare e riaccoglie a casa il compagno aggressivo.
Spesso le vittime di violenza sono desiderose di mettere una pietra sopra al passato e ricominciare, salvo poi ricadere nel tunnel. Il ritiro di una denuncia però mette in dubbio la solidità delle accuse, che rischiano di non reggere un processo. È accaduto già due volte nella provincia di Padova. Sono donne che denunciano mariti violenti e che si decidono a uscire della solitudine e dalla rassegnazione. Sono le stesse donne che dopo alcuni giorni da sole si convincono che i mariti sono cambiati, che sono «innamorati» e che non le picchieranno più. Salvo poi ripiombare nel tunnel al primo litigio.
Sono due i mariti violenti che a breve subiranno in processo per violenze in famiglia: uno dei due è stato arrestato quando in preda ai fumi dell’alcol si è scagliato contro la moglie davanti alla figlia di soli tre anni. È accaduto l’11 giugno all’Arcella. Lui era stato allontanato ma la donna lo ha accolto in casa di nuovo, a breve affronterà il processo. È accaduto anche a Monselice: lui aggressivo e violento era stato costretto a cambiare abitazione a marzo, poco dopo lei lo ha fatto tornare, per ripiombare nell’incubo. Anche per lui si avvicina la chiusura delle indagini.