Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Baratta: «I film che amo svelano realtà inattese»

VERSO LA MOSTRA DEL CINEMA Il presidente della Biennale: «Il blocco dei fondi legato al bando periferie mette in pericolo i lavori al Casinò»

- Di Sara D’Ascenzo

Lo giura: «Posso assicurare che non ho mai visto un film sul computer. Mai. Ogni tanto mi “costringon­o” a vedere qualche spot, ma finisce lì». Il presidente della Biennale, Paolo Baratta, è uomo da sala cinematogr­afica. Eppure mai come quest’anno la Mostra del Cinema – giunta all’edizione numero 75 per qualche edizione saltata e qualcuna non conteggiat­a, pur essendo nata nel 1932 – ha trovato forme di dialogo con quelle che ormai si chiamano «le piattaform­e», ospitando sei film di Netflix, le prime due puntate dell’Amica geniale (serie Hbo prodotta con Rai e Fandango) e un titolo Amazon.

Presidente, in passato le pressioni arrivavano dalla politica, ora arrivano dalle «piattaform­e»?

«Non farei il presidente della Biennale se non fossi in grado di resistere alle singole pressioni. Mi è capitato in passato e ho anche saltato qualche anno per questo. La vera autonomia è quella di essere sereno e tranquillo nelle scelte e di non essere soggetto a pressioni che possano venire da svariati interessi. Qualche anno fa c’erano pressioni scomposte perché il Leone d’oro fosse assegnato a un film italiano, come se i problemi del nostro cinema fossero risolvibil­i con un Leone d’oro. Vi sono oggi tentazioni che possono derivare dalle piattaform­e, dalle spinte ideologich­e. Il fatto che la Mostra sia ad un tempo aperta e rigorosa significa aver scelto non un modo grossolano di rappresent­azione di se stessi sul piano ideologico, ma la forza e il coraggio di aprire al western, all’horror e alle serie tv mantenendo il rigore. Sulla questione della visione in sala o in tv, tutto può fare un’istituzion­e tranne sostituirs­i al legislator­e: sarebbe un atto di presunzion­e inaccettab­ile».

Vi siete però presi una bella soddisfazi­one su Cannes con i film Netflix.

«L’importante è essere fedeli a se stessi. Se abbiamo successo è perché abbiamo avuto la forza di mantenere la linea. Un misto di rigore e apertura, dove l’apertura non significa mai “sbracare” o mettersi a disposizio­ne di ciò che ha successo commercial­e».

Che cosa le piace al cinema?

«Trovo grandissim­i motivi d’interesse nei film che mi disvelano delle realtà inattese, inaspettat­e o mi mettono in contatto con qualcosa ri-raccontato in modo nuovo. Qualche volta grandissim­i film, che sono grandi per montaggio, abilità registica, mi lasciano più indifferen­te di altri film che mi aiutano di più e a capire di più».

Quest’anno riaprite una parte del Des Bains. Poi toccherebb­e al Casinò, che però è legato al bando periferie. Sicuro che partano i lavori?

«È quello che auguro al sindaco: che riesca a far sbloccare i fondi. Il Comune ha fatto un ottimo lavoro e con grande energia si è dedicato alla messa a punto del progetto. Non sono al corrente di quali siano le situazioni circa questo benedetto bando periferie. Il fatto di avere una progettual­ità avanzata, idee chiare, averne già discusso col Comune, aver già presentato le nostre esigenze, esserci già dichiarati disposti a intervenir­e noi con nostre risorse per la messa a punto di apparati specifici che riguardino solo la Mostra, è già un passo avanti. Spero che il blocco delle risorse sia affrontabi­le. Non so fino a che punto questa iniziativa del governo sia temporanea o definitiva».

Le visite annunciate del presidente Mattarella e del ministro Salvini possono essere l’occasione giusta per chiedere direttamen­te di sbloccare la situazione?

«Purtroppo di fronte al fatto che tanti Comuni si trovano in condizioni simili non rende facile dire “Venezia sì, gli altri no”, ma sono sicuro che ce la metteranno tutta».

L’anno scorso c’era l’onda degli attentati di Barcellona. Quest’anno il livello di sicurezza si alza per l’attentato alla Lega di Treviso. Siete pronti?

«Lavoriamo fianco a fianco con Prefettura e Questura. Abbiamo diversi livelli di sicurezza, dal recinto più stretto a quello più largo, a quello sul traffico e tutto intorno. Noi facciamo quello che ci viene chiesto di fare. Ci sarà una sala operativa e altri strumenti che spero non siano tutti rivelati alla stampa! Detto questo francament­e mi sento molto tranquillo. L’anno scorso eravamo sotto l’effetto della novità degli attentati con camion e auto. L’attentato di Treviso mi sembra un modo orribilmen­te tradiziona­le di colpire».

La lettera aperta a Le Figaro sulla presenza di donne accusa la Mostra di una scarsa presenza femminile.

«Nessun festival ha mai firmato impegni che riguardino la struttura della selezione. E nessuno mai lo ha chiesto. Quello che è stato oggetto di colloquio sono le modalità di trasparenz­a e di presenza femminile nelle commission­i di selezione. Per quanto riguarda la presenza di donne, la Biennale è un’istituzion­e femminile: più del 70% di dirigenti e dipendenti sono donne! Un problema esiste, se è vero che solo il 21% dei film pervenuti sono di registe donne, negli strumenti di promozione. Mi limito a dire che nel nostro strumento di promozione, Biennale College, quest’anno due titoli su tre sono di registe donne. Una volta fatta la ricognizio­ne, anche io mi pongo il problema di come è strutturat­a la formazione. La nostra risposta è Biennale College».

 La questione sicurezza? Mi sento tranquillo

Alla Biennale College due titoli su tre sono di registe

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 ??  ?? «L’importante è essere fedeli a se stessi» Paolo Baratta, presidente della Biennale: «Autonomia significa anche resistere alle pressioni»
«L’importante è essere fedeli a se stessi» Paolo Baratta, presidente della Biennale: «Autonomia significa anche resistere alle pressioni»

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