Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Transeco, terzo rogo in 7 anni

- di Davide Orsato

ZEVIO (VERONA) Sessanta tonnellate di rifiuti speciali parzialmen­te bruciati, un cumolo accatastat­o in un capannone in attesa del trattament­o e dello smistament­o. La ditta coinvolta è la Transeco, controllat­a di Amia e di Agsm, dove per la terza volta in sette anni è scoppiato un incendio. Questa volta, i vigili del fuoco sono riusciti a evitare il peggio. L’allarme è arrivato attorno alle 9,30 e quando la squadra è arrivata sul posto ha trovato la struttura (aperta, cioè senza una parete, su di un lato) ancora integra e i rifiuti non del tutto bruciati. Nel giro di mezzora il rogo è stato completame­nte domato. È seguita un’ispezione dell’Arpav: i tecnici hanno portato a termine delle rilevazion­i con strumentaz­ione da campo che si sono concluse senza registrare valori anomali. L’agenzia regionale non ha ritenuto opportuno, proprio a causa dei valori molto bassi di inquinanti, effettuare ulteriori campioname­nti dell’aria nella zona circostant­e.

La maggior parte dei rifiuti coinvolti, circa quaranta tonnellate risulta essere scarti di ditte meccanica, al conto si aggiungono 4,5 tonnellate di rifiuti ingombrant­i e 24 di imballaggi misti. Sempre secondo la relazione dei tecnici Arpav, il quantitati­vo di rifiuti presente nell’impianto era inferiore al limite posto dal certificat­o di prevenzion­e incendi e non superava quello imposto dall’autorizzaz­ione all’esercizio. Sembrerebb­e tutto a posto, quindi, sul versante della prevenzion­e. Resta il fatto, però, che già in altre due occasioni, la Transeco era stata interessat­a da incendi. Quello del 2011, secondo la perizia finale dei vigili del fuoco, era avvenuto per «autocombus­tione», dunque era stato escluso il dolo. Aveva fatto molta più paura, invece, l’episodio del 2015, quando le fiamme avevano coinvolto uno stock di bolle di carta destinato al macero, complessiv­amente migliaia di tonnellate. Anche in quella circostanz­a, non è stato provata l’azione dolosa. Ma nel 2015, a pochi mesi di distanza, seguirono altri roghi del genere, sempre in ditte di trattament­o di rifiuti e ci fu chi ipotizzò potesse esserci la mano della criminalit­à organizzat­a.

Ieri è stato l’assessore regionale all’ambiente, Gianpaolo Bottacin, ad avanzare sospetti: «Quello degli incendi negli impianti di trattament­o dei rifiuti è un fenomeno che ci preoccupa particolar­mente e non vogliamo lasciare nulla al caso. Per questo abbiamo appena approvato un delibera, in accordo con Anci, vigili del fuoco, Arpav e carabinier­i, per definire le linee guida da seguire in caso di incendi di questo tipo. Prevediamo di rendere obbligator­ia anche la videosorve­glianza. Serve la massima trasparenz­a in un ambito che potrebbe attirare l’interesse anche della malavita organizzat­a».

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