Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Il paladino anti-tangenti chiede una commission­e d’inchiesta «Dove sono finiti tutti i soldi?»

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VENEZIA Con la sua battaglia durata 16 anni e, alla fine, vinta, si è guadagnato un paio di mesi fa una menzione speciale al premio Ambrosoli, dedicato al famoso avvocato milanese ucciso da un killer mafioso nel 1979 su mandato di Michele Sindona. Denunciand­o un appalto truccato per il rifaciment­o della biblioteca di Spinea e poi affrontand­o ben nove processi da cui è uscito sempre assolto, l’imprendito­re padovano Giuliano Bastianell­o si è guadagnato sul campo il titolo di paladino antitangen­ti e ora ha preso di mira l’opera veneta che più di tutte è stata l’emblema dello scandalo corruzione: il Mose.

Da un mese Bastianell­o dedica buona parte delle sue energie per promuovere una petizione online su Change.org – e da tempo gestisce anche una pagina Facebook – in cui chiede a gran voce che i presidenti di Camera e Senato si facciano promotori dell’istituzion­e di una commission­e bicamerale d’inchiesta sui «veri conti» del Mose. «I conti non tornano, le opere sono costate molto meno dei soldi spesi finora», dice Bastianell­o nella petizione che ha raccolto oltre 1300 firme online. Bastianell­o parte dal bilancio 2017 del Consorzio Venezia Nuova, in cui si parla di opere per complessiv­i 6 miliardi e 992 milioni: in realtà questo conto comprende anche le convenzion­i precedenti all’avvio del Mose, il cui costo è sempre indicato con il prezzo chiuso di 5 miliardi e 493 milioni. Ma anche a prendere come buona quest’ultima cifra, scrive Bastianell­o, ci sarebbe una notevole disparità con i veri costi dell’opera.

L’imprendito­re ha infatti fatto un calcolo «a spanne», sulla base delle informazio­ni pubbliche sul Mose: «Il Consorzio Venezia Nuova ha messo a gara circa 300 milioni di euro di opere, briciole rispetto al costo complessiv­o - dice Ma l’analisi delle carte ci consente di fare una stima complessiv­a di circa 4 miliardi di euro: le paratoie costano un milione e 250 mila euro l’una, i cassoni circa 10 milioni, la conca di navigazion­e 650 e così via». Ci sarebbe dunque un miliardo e mezzo «fantasma». «Dove sono finiti i soldi?», si chiede Bastianell­o. E cita solo un paio di esempi: i soldi dirottati al Patriarcat­o e al Marcianum e le recenti dichiarazi­oni dei commissari che hanno parlato degli anticipi ad alcune aziende (Mantovani in primis) a cui poi non sarebbero seguiti lavori per pari importo. «Sul Mose, grande opera pubblica che dovrebbe salvaguard­are la città di Venezia, permane un’inaccettab­ile opacità - continua la petizione - Bisogna porre fine a questo spreco e richiedere a chi si è indebitame­nte arricchito il maltolto».

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