Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Sono stata dura, perché meritavi di più»
Uccisa dal marito, la lettera della sorella a Maila Beccarello. Il prete: «Noi disattenti, perdonaci»
SANT MARIA DI SALA «Perdonaci per la nostra mancanza di attenzione, perdonaci per aver lasciato che il sorriso di Maila, che sprigionava bellezza, si macchiasse di sangue». Ieri mattina, nella chiesa della Natività di Santa Maria di Sala, dove oltre trecento persone si sono riunite per l’ultimo saluto a Maila Beccarello, in tanti mescolavano al lutto un sottile velo di colpa: la donna, 37 anni, l’8 agosto è stata assassinata dal marito durante una lite, uccisa da pugni e colpi di una violenza spaventosa. Ma ben prima di quella notte Maila era stata vista girare per il paese mascherata da un paio di occhiali scuri, le maniche corte che non riuscivano a nascondere i lividi sulle braccia. Eppure nessuno poteva pensare che la storia di quella giovane donna, cordiale ma riservata, potesse finire in modo tanto tragico.
Ieri, mentre i parroci di Santa Maria di Sala e Cavarzere si alternavano sul pulpito, molti tra i presenti si interrogavano su cosa avrebbe potuto salvarla, farla scappare da Natalino Boscolo Zemello, il marito e il suo carnefice. «Scusami, “sister”, se nell’ultimo periodo ero stata dura con te, ma lo facevo solo perché convinta che tu meritassi di essere felice, più felice di com’eri», ha ricordato la sorella Alice, attraverso una lettera letta da un’amica; lei non è potuta arrivare, la gravidanza gliel’ha impedito. «Non ti ● preoccupare per la mamma, la teniamo d’occhio noi – continua Alice - Tu stai serena con il papà, seduti su una nuvola a ridere di tutte le tue pazzie. E chissà che anche questo nipotino, che tu già amavi tantissimo, possa nascere un po’ pazzo come te, che correvi nel corridoio di casa e ti lanciavi contro la porta solo per impressionare me, la tua “scimmietta”». E se le parole della sorella erano cariche di dolore e nostalgia, quelle del parroco di Cavarzere, don Achille de Benetti, tradivano forse più rabbia: «L’intera città in questi giorni sembra essere sprofondata nell’oscurità, che ci avvolge e copre la speranza – ribadiva Siamo responsabili per ogni violenza che distrugge i sogni di una mamma, responsabili per il sangue versato, per le divisioni che ci consumano tra le mure domestiche. Quando la passione uccide l’amore, quanto resta si trasforma in odio distruttivo. Perdonaci Signore per ogni indifferenza, per la violenza che uccide mogli e madri».
Ieri mattina, a indicare il percorso per la bara di legno chiaro, una serie di scarpe rosse – simbolo della lotta alla violenza di genere – e un tappeto di fiori a coprire il sagrato. Alla fine della cerimonia Maila è stata portata al cimitero di Santa Maria di Sala, in una processione guidata dai parroci e chiusa dagli stendardi cittadini delle due città, sostenuti dal sindaco locale Nicola Fragomeni e dal vicesindaco di Cavarzere, Paolo Fontolan. L’otto settembre, sempre a Santa Maria di Sala, sarà organizzata un’altra fiaccolata in onore di Maila.
Intanto il tribunale del riesame ha fissato per il 7 settembre l’udienza sul ricorso di Boscolo, che chiede di essere scarcerato. «Non volevo ucciderà», è la sua versione.