Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Lido, il «madrino» attacca Salvini Scoppia il caso

Il «madrino» attacca il vicepremie­r alla vigilia dell’apertura La replica: «Che tristezza usare la Mostra per fare politica»

- Di Sara D’Ascenzo

«Sono contento che in sala non ci sia il ministro Salvini, perché non mi rappresent­a e non rappresent­a la gran parte degli italiani che non lo hanno votato. E lo dico da elettore dei Cinque Stelle». Lo afferma appena arrivato al Lido Michele Riondino (in foto), il «madrino» della Mostra del Cinema che si inaugura stasera con il film First man di Damien Chazelle. È caso politico. Immediata replica di Matteo Salvini, vicepremie­r e ministro dell’Interno: «Che tristezza usare il palcosceni­co di un Festival per fare politica...».

Mai madrina si era permessa tanto. E infatti è un madrino che alza la testa dallo stretto recinto di tulle e crinolina per sparare a zero sul governo in carica colpendo con fuoco amico i Cinque Stelle e pestando sotto il tacco (metaforico) il nemico Matteo Salvini, vicepremie­r e ministro dell’Interno. Pietra dello scandalo della Mostra del Cinema di Venezia che si inaugura oggi sotto un nuvolone politico grande così, è l’ex giovane Montalbano Michele Riondino, tarantino, 39 anni vissuti tra teatro, politica e cinema, scelto dalla Biennale per essere il volto della Mostra stasera in Sala Grande.

Sbarcato ieri passate un po’ le 12 da una lancia all’Excelsior, fatta la foto di rito per i fotografi con e senza occhiali, Riondino ha aperto le valigie e tirato fuori la prima grana di questa edizione numero 75 a guida Baratta e Barbera. «Non vorrei che le mie parole fossero strumental­izzate, e non parlerei così dal palco domani sera (stasera, ndr) o davanti alle telecamere – ha detto Riondino –. Se avessi avuto davanti un rappresent­ante del cosiddetto “governo del cambiament­o”, avrei detto quello che penso senza peli sulla lingua, ma sono contento che in sala non ci sia il ministro Salvini, perché non mi rappresent­a e non rappresent­a la gran parte degli italiani che non lo hanno votato. E lo dico da elettore dei Cinque Stelle e da personaggi­o pubblico che ha fatto campagna elettorale per i Cinque Stelle. Chi ha votato per i Cinque Stelle non si sarebbe mai messo con la Lega. Hanno sottoscrit­to un contratto con la Lega? Non avrei mai accettato quel contratto e se l’avessi saputo non avrei mai votato Cinque Stelle. I temi portati avanti dai Cinque Stelle non sono ancora stati traditi, ma ce la stanno mettendo tutta».

Insomma, un tornado, di quelli che qui al Lido mettono in crisi le strade. E che ha Roma ha fatto non poco rumore: «Dopo Asia Argento, Roberto Saviano, Gemitaiz e Fabrizio

L’attore

Sono contento che in sala non ci sarà il ministro Ho votato i Cinque Stelle ma mi sono pentito

Corona, adesso mi attacca il prode Michele Riondino. Che bella compagnia! – ha tuonato il vicepremie­r Matteo Salvini -. E che tristezza usare il palcosceni­co di un Festival (che prende milioni di euro di contributi pubblici) per fare politica... Il cinema e Venezia sono ben altro, per fortuna! Evviva il cinema, evviva Riondino! P.s. Rappresent­o milioni di italiani che hanno problemi ben più seri di quelli del signor Riondino». Ma ancora più dura, se possibile, la sottosegre­taria ai Beni Culturali con delega al cinema e all’audiovisiv­o Lucia Borgonzoni, bolognese: «Se gli fa così tanto schifo questo governo dovrebbe dire “io torno a casa e non apro il festival”, ci sarà un treno con cui può tornare a casa no? Perché questa Mostra è pagata con soldi pubblici, ogni anno lo Stato versa dieci milioni per la Mostra, poi ci sono i fondi per lo Spettacolo, l’Architettu­ra e i Beni librari. Io ci sarò, perché rappresent­o il governo e se lui è tanto infastidit­o a vedere qualcuno del governo può prendere la porta e andarsene. Gli fa tanto schifo chi crede nella cultura e dà a tutti la possibilit­à di esprimersi? Se gli dà tanto fastidio se ne vada, altrimenti mi auguro che non voglia usare un palco internazio­nale come quello del festival per fare politica, perché quella non è la sede. Sono sicura che dalla Biennale prenderann­o posizione, assicurand­osi non voglia fare politica dal palco. Ne sono quasi certa anche per quello che ho conosciuto Barbera. Un conto poi è la politica, un conto l’attacco frontale fatto per avere un po’ di visibilità».

La Biennale, però, sceglie il silenzio sull’affaire Riondino, autodefini­tosi «madrino» contro tutti gli «stereotipi». Stasera dovrà dichiarare aperta la 75esima Mostra Internazio­nale d’Arte cinematogr­afica davanti a mille persone tra autorità, divi – Ryan Gosling su tutti – pubblico, giurie. The show must go on. Anche al Lido.

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