Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Jesolo, manichino nero impiccato. «Stupratori condannati a morte»
La firma è di Forza Nuova. Indagini sulla violenza, spunta un precedente specifico
JESOLO Dopo la violenza le tensioni. È spuntato ieri a Jesolo un manichino nero impiccato con un cartello: «Pena di morte per gli stupratori» e un simbolo, quello della formazione politica di estrema destra Forza Nuova. Un gesto subito condannato dal sindaco Valerio Zoggia. Intanto emerge un precedente sul senegalese arrestato per lo stupro.
JESOLO Ritagliato nel cartone, tinto di nero e poi infilato in un cappio. Sotto i «piedi» un cartellone con un messaggio inequivocabile: «Pena di morte per gli stupratori». L’hanno fatto penzolare appeso ad un albero di piazza Mazzini, quindi sopra i moli che tagliano il bagnasciuga dell’arenile, i due luoghi che la scorsa settimana avrebbero visto il 25enne senegalese Mohamed Gueye adescare e violentare una ragazzina triestina di 15 anni, che stava passando la serata a Jesolo.
Gli attivisti veneti di Forza Nuova ieri hanno voluto ribadire così la loro assoluta condanna: il simbolo del partito di estrema destra campeggiava a chiusura del cartello, e non contenti i militanti hanno rivendicato il gesto sui social network, corredando le foto con una lunga denuncia contro «l’epidemia di stupri» ad opera degli «invasori africani». Un’iniziativa fermamente condannata dal sindaco di Jesolo Valerio Zoggia, preoccupato all’idea che queste operazioni aumentino ulteriormente la tensione nel territorio: «Sono contrario a qualsiasi forma di violenza, questi episodi contribuiscono solo a danneggiare ulteriormente l’economia cittadina, che si regge sul turismo e ha già ricevuto un duro colpo».
Forza Nuova, nei giorni scorsi, aveva anche annunciato l’intenzione di avviare delle «passeggiate per la sicurezza» (una sorta di ronda) sulle spiagge jesolane, ipotesi che il primo cittadino giudica inopportuna: «Non credo neppure si tratti di residenti del litorale: qui non ci sono mai stati gruppi simili, probabilmente arrivano da fuori città - dice - La questura è già stata informata». Sul caso, infatti, indaga ora la Digos. Da parte loro, i veneti di Forza Nuova accusano lo «Stato mondialista» di «condannare ad ogni genere di miseria e di pena gli italiani».
Nel frattempo le indagini della squadra mobile, guidata dal pm Massimo Michelozzi, continuano a spron battuto anche dopo l’arresto di Gueye. Le dichiarazioni fatte dall’uomo nel corso dell’interrogatorio di convalida di lunedì hanno sgravato la polizia da una prima questione: dimostrare che il rapporto sessuale c’è stato, visto che lui stesso ha ammesso il fatto storico. Lui dice però che la 15enne era consenziente, mentre ovviamente la versione della giovane è contraria, e la procura ha disposto tutti gli accertamenti per chiarire la dinamica. Lei avrebbe detto che fin dall’inizio si era sentita sotto minaccia e gli investigatori dovranno vedere fotogramma per fotogramma il video ripreso dalle telecamere di videosorveglianza per capire se questo possa emergere, visto che a una prima analisi sembrano abbracciati. Il pm ha poi chiesto di approfondire le versioni di chi era presente – i principali testimoni sono i tre amici della vittima, due maschi 18enni e una ragazza minore pure lei, e il guardaspiaggia che l’ha soccorsa dopo il fatto, mentre ad ora non si è presentato nessuno che abbia visto o sentito qualcosa dell’episodio di violenza – e probabilmente sarà fatto un test del Dna sui campioni biologici rinvenuti sul corpo e sui vestiti della giovane. E’ probabile che quest’ultimo venga fatto con la formula dell’incidente probatorio, quindi con un perito nominato dal gip.
Il giudice, nell’ordinanza di custodia cautelare, ha ritenuto ovviamente che ci siano i gravi indizi di colpevolezza e ha spiegato che Gueye potrebbe fuggire, visto che non ha un domicilio fisso, e che è pericoloso visti i suoi precedenti. Nel suo «curriculum» ci sono infatti alcuni furti (con una condanna) e un episodio di resistenza, ma anche una vicenda che potrebbe avere una certa rilevanza, visto che si tratta di un precedente specifico. Nell’agosto 2014 l’uomo era infatti stato sorpreso da un finanziere mentre si denudava e si masturbava su un autobus diretto a Venezia. Il militare l’aveva denunciato, ma la vicenda poi ha preso la via amministrativa, visto che il reato è stato depenalizzato nel gennaio 2016. Gueye è stato sanzionato con una multa pesante, come ormai avviene in questi casi. Intanto il difensore dell’arrestato, l’avvocato Jacopo Stefani, che sta valutando un probabile ricorso al tribunale del riesame, ha ricevuto su alcuni social insulti e minacce rivolti anche ai famigliari e potrebbe fare denuncia alla polizia postale.