Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Tolto il velo ai centri senza regole Zaia: «Via da qui le mele marce»

Condanna unanime della politica. E spunta una legge contro le «finte coop»

- Marco Bonet

VENEZIA «L’avevo detto». Dalla Lega al Movimento Cinque Stelle, passando per il Pd, non ce n’è uno che non esordisca così. Tutti sapevano, a quanto pare, e l’inchiesta avviata dalla procura di Padova sulla gestione dell’accoglienz­a targata Ecofficina-Edeco, col corollario delle presunte connivenze delle prefetture, non ha sorpreso nessuno.

La falsificaz­ione delle firme dei profughi, la prostituzi­one nelle camerate, i rischi di epidemia, il personale ridotto all’osso impegnato in programmi di integrazio­ne inesistent­i, tutto ciò che si ritrova nell‘informativ­a dei carabinier­i raccontata ieri dal Corriere del Veneto, per la politica veneta non fa che confermare quanto già si sospettava e cioè, per dirla con le parole del governator­e Luca Zaia, che «il sistema faceva acqua da tutte le parti». Zaia dice di voler uscire dal caso specifico, «anche perché non conosco le carte», e però «è evidente che con 180 mila arrivi all’anno ed una gestione in perenne emergenza l’accoglienz­a non poteva funzionare». Ora sta alla magistratu­ra «fare chiarezza fino in fondo e pulizia, eliminando le mele marce che, a quanto pare, non si annidano solo tra i migranti ma anche tra i membri della nostra comunità che quei migranti sono chiamati a gestirli. Fortuna vuole - aggiunge il governator­e - che c’è un ministro dell’Interno che va esattament­e in quella direzione». Si tratta di Matteo Salvini, «ministro indagato - secondo Zaia - per il solo fatto di aver fatto il ministro, in discontinu­ità con le politiche che ci hanno portato a distorsion­i come quelle che commentiam­o ora».

Nella Lega è il momento della rivincita: Fabrizio Boron, presidente della commission­e Sanità, annuncia l’imminente approdo in consiglio regionale di un progetto di riforma, «che ha come obiettivo quello di colpire direttamen­te il mondo della falsa cooperazio­ne, quel mondo descritto a tinte fosche dall’inchiesta. La galassia cooperativ­a rimane comunque sana ma le male marce devono essere messe in condizione di non nuocere ed eliminate».

L’assessore regionale allo Sviluppo economico, Roberto Marcato, pretende le scuse nei confronti di «tutti quei cittadini e quei sindaci che con ogni sforzo si sono opposti all’apertura di hub nei loro territori. Diciamolo con chiarezza: avevano ragione loro. Altroché razzisti, come sono stati dipinti, i magistrati confermano che ci avevano visto giusto. Poi un giorno mi spiegheran­no come sia possibile che i vertici di Edeco, già noti per le vicende del Consorzio di rifiuti Padova Tre, siano diventati gli interlocut­ori privilegia­ti delle prefetture».

La risposta la dà Claudio Sinigaglia, padovano come Boron e Marcato, consiglier­e regionale del Pd: «Invece di mettersi medaglie, i leghisti farebbero bene a farsi un esame di coscienza perché se si è arrivati alla situazione drammatica da cui ora stanno scaturendo le indagini è anche per colpa dei loro sindaci, che dissero no, no e ancora no all’accoglienz­a

Zaia Era chiaro che il sistema faceva acqua da tutte le parti

diffusa. È per questo che si sono dovuti creare gli hub, ingestibil­i per loro stessa natura, governati da cooperativ­e controvers­e. Mi guardo bene dal difendere Borile, per carità (il patron di Ecofficina­Edeco, ndr.) ma ricordiamo quanto era esasperata la situazione all’epoca? Ora Salvini va in Europa a dire: l’Italia ha fatto la sua parte. Sì, l’Italia non leghista però. E mi chiedo: la Regione ha un assessorat­o ai Flussi migratori, dov’era la programmaz­ione, dov’erano i controlli?».

Di ispezioni, anche politicois­tituzional­i, ne sono state fatte ma, ricorda Massimilia­no Barison di Fratelli d’Italia, «era netta sensazione che fosse tutta una messinscen­a e comunque i problemi erano evidenti, dal sovraffoll­amento alla promiscuit­à. Quelle persone non erano integrate ma parcheggia­te». Chiude Jacopo Berti, capogruppo del Movimento Cinque Stelle: «Tre anni fa avevamo portato all’attenzione del Governo la situazione con un’interrogaz­ione del senatore padovano Giovanni Endrizzi all’allora ministro Alfano, chiedendo di verificare se vi fossero possibili inadempime­nti, sia da parte delle cooperativ­e affidatari­e del servizio di accoglienz­a sia da parte della prefettura che aveva diretto e gestito l’operazione. Sembra un’interrogaz­ione scritta oggi, invece ha tre anni. Ed era azzeccata».

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