Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Il sindaco in lacrime «Io, lasciato solo, sarò parte civile»

- A.Pri.

BAGNOLI DI SOPRA (PADOVA) «Ho dato incarico all’avvocato Stefano Fratucello di ottenere l’accesso agli atti dell’inchiesta. Il Comune di Bagnoli, e anch’io in veste di cittadino danneggiat­o, ci costituire­mo parte civile al processo contro quello che si sta dimostrand­o un sistema politico-affaristic­o che ha dei tratti mafiosi».

Il sindaco di Bagnoli, Roberto Milan, è pronto alla guerra. Nell’inchiesta della procura di Padova che fa luce sui (presunti) legami illeciti tra alcuni referenti della prefettura ed Ecofficina, si racconta anche l’iter che portò all’apertura dell’hub di Bagnoli di Sopra, all’interno dell’ex base militare. In quell’occasione, i vertici della coop di Battaglia Terme goderono di una sorta di corsia privilegia­ta. E di fronte alle proteste del territorio, nel settembre 2015 il patron di Ecofficina, Simone Borile, rassicurav­a così la funzionari­a prefettizi­a Tiziana Quintario: «Il giorno dopo che hai aperto la struttura, il sindaco di Bagnoli rimarrà solo e abbandonat­o a se stesso in quanto tutti gli altri tireranno un sospiro di sollievo perché non avranno più l’incubo della distribuzi­one in tutti i comuni, quindi…». Borile aveva ragione?

«Sì, fui lasciato solo ad affrontare quel momento così negativo per il territorio. Chiesi aiuto a tutti: ai parlamenta­ri,

Milan Era un sistema politico-afaristico che ha dei tratti mafiosi

alla Regione, al ministero, ai colleghi sindaci. Ma niente. Le uniche persone che mi ascoltaron­o furono l’allora ministro Marco Minniti e il sottosegre­tario Pier Paolo Baretta. La verità è che faceva comodo a tanti, senza distinzion­i di partito, scaricare il problema dell’accoglienz­a su Bagnoli, concentran­do qui buona parte dei migranti che giungevano nel Padovano».

I risvolti di questa inchiesta la sorprendon­o?

«Lo sapevo che c’era qualcosa di distorto, ne ero certo…».

(A questo punto la voce di Milan si fa rotta. Poi il sindaco scoppia a piangere)

«Sono dei maledetti! Per tutelare i loro affari, per fare soldi, hanno scaricato sulle mie spalle e su questo territorio responsabi­lità gigantesch­e. Tutti se la prendevano con me e con la mia famiglia perché non facevo abbastanza, venivo minacciato, era come se mi torturasse­ro. E mentre mi affannavo a organizzar­e riunioni o a fare le ronde notturne per tenere d’occhio ciò che accadeva intorno alla base, le istituzion­i che avrebbero dovuto proteggere me e i miei cittadini garantendo il buon governo della provincia, in realtà erano complici di questo meccanismo».

Qual è la situazione attuale nell’ex caserma di Bagnoli?

«Il 27 giugno ho chiesto all’Usl Euganea i dati delle presenze. A due mesi di distanza sto ancora aspettando una risposta. Ecofficina ha perso il bando di gara ma, a furia di ricorsi, sta ancora gestendo la struttura. Da quel che sento, la base dovrebbe ospitare circa 200 profughi. Il colmo è che continuano a inviare qui nuovi stranieri, nonostante le coop che propongono l’accoglienz­a diffusa abbiano gli appartamen­ti vuoti».

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